98° Arena di Verona Opera Festival 2021: “Aida”

98° Arena di Verona Opera Festival 2021
“AIDA”
Opera in quattro atti su libretto di Antonio Ghislanzoni.
Musica Giuseppe Verdi
Il Re d’Egitto SIMON LIM

Amneris ANNA MARIA CHIURI
Aida ANGELA MEADE
Radamés JORGE DE LEÒN
Ramfis RAFAEL SIWEK
Amonasro SIMONE PIAZZOLA
Un messaggero CARLO BOSI
Sacerdotessa YAO BOHUI
Prima ballerina ELENA ANDREOUDI
Orchestra, Coro e corpo di ballo della Fondazione Arena di Verona
Direttore Diego Matheuz
Maestro del Coro Vito Lombardi
Video design e scenografie digitali D-WOK
Nuovo allestimento Fondazione Arena
Verona, 1 luglio 2021
Dopo la versione in forma di concerto diretta da Riccardo Muti, Aida, opera regina delle stagioni areniane, ritorna in forma scenica. Accantonanti momentaneamente i tradizionali allestimenti (che speriamo di rivedere nell’estate 2022), la Fondazione Arena ha puntato sulle nuove tecnologie. L’ampio palcoscenico areniano si trova così occupato da strutture scenografiche praticabili, circondate da pareti in led sulle quali scorrono immagini digitali create dalla D-WOK (per l’occasione con il supporto iconografico del Museo egizio di Torino). Il risultato, nel complesso, è accattivante – particolarmente riuscito, a nostro avviso, è il quarto atto, il finale dell’opera in modo precipuo. L’azione scenica, che segue un filone “di tradizione” (compresi i balletti con gli interventi solistici di Elena Andreoudi), è affidata ai figuranti e ai cantanti, mentre il coro “concertante” è collocato sulla parte di gradoni alla sinistra del palcoscenico. Se dobbiamo fare di necessità virtù, mandiamo giù il rospo, speranzosi di un ritorno allo status pre-covid. Una scelta visiva che comporta un problema aggiuntivo per la direzione d’orchestra, di per sé non facile in Arena. Diego Matheuz, affronta la partitura un po’ in superficie, con una scelta di tempi ben cadenzata. Di certo ha il pregio di tenere insieme il tutto: orchestra, coro distanziato e solisti. Cosa non da poco! Complessivamente buona la compagnia di canto. Jorge De Leòn è un  Radamés in  linea con la tradizione interpretativa del ruolo. La sua è, infatti, una visione “guerriera” del personaggio: accento mordente, ottava alta squillante e slancio declamatorio le sue armi vincenti. Al suo fianco l’Aida di Angela Meade, soprano dai cospicui mezzi vocali, soprattutto nella fascia medio alta. È però auspicabile che la cantante trovi una linea interpretativa più omogenea (accantonando forzature drammatiche) e una maggiore cura del fraseggio. L’Amneris di Anna Maria Chiuri si caratterizza per una voce gradevole e sufficientemente morbida. Il fraseggio è sufficientemente curato e, soprattutto, ha l’intelligenza di non “strafare”, cosa assai facile in Arena. Anche Simone Piazzola (Amonasro) non forza la sua natura di baritono sostanzialmente lirico. La linea di  canto è morbida e l’interpretazione rifugge da “gigionismi” di maniera. Autorevole il Ramfis di Rafael Siwek, così come apprezzabili gli interventi di Simon Lim (Il Re), Carlo Bosi (Il messaggero) e Yao Bohui (Sacerdotessa). Professionale la prova dei complessi areniani. Un po’ alterno il Coro (anche per la non facile collocazione in scena). Buona presenza di pubblico, inizialmente un po’ “freddino”. Prossime rappresentazioni: 9,15,21 luglio – 4,8,12,21,27 agosto; 4 settembre.
Foto Ennevi per Fondazione Arena