Venezia, Palazzetto Bru Zane, Festival “Tanti baci da Roma”: i compositori a villa Medici nel XIX secolo
“CLARINETTO DA CONCORSO”
Clarinetto François Lemoine
Pianoforte Eloïse Bella Kohn
Musiche di Jules Mouquet, Georges Marty, Paul Véronge de La Nux, Paul Pierné, Max d’Ollone, Mel Bonis, Henri Rabaud, Philippe Gaubert, Claude Debussy
Venezia, 8 luglio 2021
Era il clarinetto il protagonista della recente serata a Venezia, presso il Palazzetto Bru Zane-Centre de Musique Romantique Française, nel quadro dell’attuale Festival “Tanti baci da Roma”: un’occasione abbastanza rara di ascoltare da solista uno strumento a fiato, per giunta suonato da un esecutore di prim’ordine, qual è François Lemoine, molto richiesto sia in Francia che all’estero, membro fondatore dell’Ensemble Initium, con cui ha registrato diversi album monografici dedicati a compositori francesi. Lo ha magnificamente accompagnato, in questo florilegio di pagine composte, a scopi didattici, da alcuni vincitori del Prix de Rome, Eloïse Bella Kohn, una giovane pianista dal pedigree altrettanto lusinghiero, di cui vale la pena di citare il suo primo album, dedicato ai Preludi di Debussy, che si è meritato diversi riconoscimenti.
Non è così frequente – come abbiamo notato poc’anzi – ascoltare un clarinetto solista in un concerto da camera. In effetti, in epoca romantica, gli strumenti a fiato – a differenza dei loro confratelli ad arco – stentarono a farsi accettare nei salotti e a disporre di un proprio repertorio cameristico. Alcuni brani per clarinetto e pianoforte videro la luce, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, solo per motivazioni legate all’insegnamento: si tratta di pezzi da concorso per la valutazione degli allievi del Conservatorio parigino, richiesti dai professori di clarinetto, visto che giudicavano i brani di repertorio, già disponibili per lo strumento, non abbastanza elaborati per permettere di testare appieno la preparazione degli allievi. Donde la commissione, ogni anno, di un’opera nuova a un compositore contemporaneo, il più delle volte un Prix de Rome, perché si ritiene che un “eletto” romano sia in grado di produrre una prova da concorso, in cui le difficoltà tecniche si accordino con l’espressività, imprescindibile per un futuro concertista.
Molto espressivo e ferrato nella tecnica si è dimostrato François Lemoine, affrontando questa impegnativa rassegna, a partire da Solo de concours di Jules Mouquet – composto nel 1902 – aperto da un’esclamazione del pianoforte, cui fa seguito una prima sezione lenta, con il clarinetto spinto anche nel cosiddetto registro di chalumeau (grave), e chiuso da un sezione virtuosistica veloce e appariscente. Più moderata tecnicamente risulta Première Fantaisie di Georges Marty, composta nel 1897, con una prima parte melodica e una seconda più brillante. Su un’ampia tessitura del clarinetto, impegnato in passaggi di vario carattere (concitato, lirico, cromatico) si sviluppa Morceau de concours di Paul Véronge de La Nux, composto nel 1906, mentre il cromatico Andante-Scherzo di Paul Pierné, composto nel 1931, si apre con una sorta di recitativo del clarinetto, che sfocia in una sezione melodica espressiva (Andantino), seguita da un Allegretto, che è una variazione sul tema dell’Andantino, fino all’Allegro finale, ulteriore variazione del tema in una sezione tecnicamente impegnativa, che prende slancio fino alla fine. Un pezzo piuttosto complesso da suonare, è Fantaisie orientale di Max d’Ollone – composta nel 1913 –, che inizia lentamente, ma poi si anima, per lasciare spazio successivamente a una parte più tranquilla e malinconica, e concludersi con un finale fra vari trilli e cromatismi. Un’aura decisamente crepuscolare pervade la Berceuse op. 23 n° 1 (pour piano seul) di Mel Bonis – struggente intermezzo per la sola tastiera –, che ha incantato il pubblico per la grazia e la sensibilità del pianismo di Eloïse Bella Kohn. Poi di nuovo si è imposto il clarinetto nel tripartito Solo de concours op. 10 di Henri Rabaud, scritto nel 1901 per clarinettisti già avanti negli studi, la cui cadenza è una delle parti più difficili del pezzo, tecnicamente arduo. Impegnativa, ma avvincente ed espressiva è anche Fantaisie di Philippe Gaubert – scritta all’inizio della sua carriera nel 1911 –, caratterizzata da molte difficoltà tecniche, tra cui passaggi di semicrome, ampi intervalli, cromatismi e ritmi complessi, ma anche da squarci lirici. Ben lontana da una mera esercitazione è Première Rhapsodie di Claude Debussy, recante l’indicazione Rêveusement lent, un brano dalle sonorità pacate di grande raffinatezza che, seppur percorso dagli immancabili virtuosismi per il clarinetto, rivela una sua liricità, oltre a grande maestria compositiva e padronanza dei mezzi espressivi. Pubblico plaudente e soddisfatto. Un fuoriprogramma: il terzo movimento, Lento, della Sonate pour clarinette et piano op. 167 di Camille Saint-Saëns.