98° Arena di Verona Opera Festival 2021: Gala IX Sinfonia di Beethoven

98° Arena di Verona Opera Festival 2021
Orchestra e Coro dell’Arena di Verona
Direttore Erina Yashima
Maestro del coro Vito Lombardi
Soprano Ruth Iniesta
Contralto Daniela Barcellona
Tenore Saimir Pirgu
Basso Michele Pertusi
Ludwig van Beethoven: Sinfonia nr.9 in re minore. op.125 “Corale”
Verona, 22 agosto 2021
Attesa da due anni, da quando il compianto Ezio Bosso diede l’appuntamento per l’estate 2020, la monumentale Nona sinfonia di Beethoven è tornata all’Arena di Verona a compiere quel miracolo che nel pensiero del musicista tedesco vedeva la fratellanza umana unita in un abbraccio universale. I versi di Schiller, così densi di significato da attraversare i secoli e per questo sempre attuali, hanno assunto particolare valore in un momento difficile; la scelta di Erina Yashima per la concertazione, terzo direttore donna a salire sul podio areniano dopo Keri Lynn Wilson e Speranza Scappucci, riafferma la dignità femminile in tempi in cui, altrove, si vorrebbe tornare a mortificarla.
Dopo un commosso e toccante ricordo del maestro Bosso, salutato da vibranti applausi, le note iniziali dell’Allegro ma non troppo, un poco maestoso hanno condotto il pubblico (circa 5000 spettatori, sold out in tempi di contenimento) allo stesso sacrale silenzio già registrato con la sezione wagneriana del Gala di Kaufmann. Un ampio movimento in cui i musicologi hanno voluto vedere tutto il tormento del compositore di Bonn, un turbinìo di stati d’animo che parte dalla cupa introduzione per arrivare al fortissimo, una sorta di grido lancinante. Un confronto tra dolore e sicurezza ristoratrice che viene dagli interventi dei legni anche se tutto questo non è emerso dalla lettura della Yashima che è parsa più prudente ed attenta a prendere le misure in vista del finale con i solisti ed il coro. Come già nel Requiem di Verdi, va sottolineato che l’orchestra era collocata nel golfo mistico, il che ha finito anche per appiattire il suono sinfonico riducendo non poco il colore dei giochi strumentali.
Ben diversi sono stati invece gli esiti nel celebre Scherzo dove abbiamo riconosciuto lo spirito titanico del grande tedesco e dove l’orchestra della Fondazione ha dato prova (nonostante le difficoltà dei musicisti nel reciproco ascolto tra le sezioni) di grande coesione e unità di intenzioni sinfoniche. Allo stesso modo il terzo movimento, Adagio molto e cantabile è apparso ispirato e teso alla sfera del sublime, una sorta di preghiera elevata all’Eterno in una dimensione di beatitudine; il misantropo, intrattabile Beethoven, sembra con questa pagina così vibrante di intimo desiderio volersi riconciliare con l’umanità.E veniamo al momento topico di questa sinfonia, la celebre ode di Friedrich Schiller, An die Freude che vede (fatto abbastanza insolito e rivoluzionario per l’epoca, ma ripreso dai compositori a venire) l’introduzione del quartetto dei solisti e del coro. Sulla carta si trattava di un quartetto altisonante che annoverava Ruth Iniesta, Daniela Barcellona, Saimir Pirgu e Michele Pertusi. Ora sappiamo che la scrittura beethoveniana è assai ingrata nei confronti delle voci e su questo grava anche il perentorio giudizio di Verdi che riteneva superba la sinfonia criticandone però la parte vocale; pur trattandosi di voci tra le migliori nell’attuale panorama l’insieme non è risultato particolarmente brillante. È mancata talvolta quella spinta musicale, quell’afflato particolare che i versi di Schiller dovrebbero suggerire e che creano l’interazione interpretativa con il coro. Quest’ultimo, istruito e diretto da Vito Lombardi, ha sostenuto i propri interventi con solido mestiere; la consumata esperienza, dovuta a molteplici esecuzioni, rischia però talvolta di far scadere l’esecuzione in una banale routine. La chiara connotazione lirica di questo coro non escluderebbe, fatto auspicabile in futuro, un lavoro alla ricerca di una maggiore duttilità vocale che consenta anche il repertorio cameristico, sinfonico ed oratoriale.
Erina Yashima ha diretto con gesto sicuro (a tratti, però un po’ scolastico) riuscendo a tenere le difficili redini di una partitura sempre pronta ad esplodere se maneggiata da mani inesperte.Per concludere, abbiamo assistito ad un’esecuzione onesta, con bei momenti di musica, al termine della quale si è librato nell’anfiteatro un caloroso e sentito applauso.Foto Ennevi per Fondazione Arena