Venezia, Palazzetto Bru Zane: “All’alba di Chopin” con il pianista Philippe Hattat

Venezia, Palazzetto Bru Zane, Festival “Eroica o tirannica? La musica all’epoca di napoleone Bonaparte (1795-1815)”, 25 settembre-12 novembre 2021
“ALL’ALBA DI CHOPIN”
Pianoforte Philippe Hattat
Musiche di Adolphe Adam, Hyacinthe Jadin, Etienne Méhul, Hélène de Montgeroult, Ferdinand Hérold, François-Adrien Boieldieu
Venezia, 26 settembre 2021
“All’alba di Chopin”: così si intitola il programma di questo secondo concerto dedicato, nell’ambito del nuovo ciclo autunnale del Palazzetto Bru Zane, alla produzione pianistica nell’età napoleonica. Ma il titolo potrebbe anche essere “All’alba  del Conservatorio di Parigi”, visto che quasi tutti gli autori proposti furono docenti di pianoforte, o meglio di fortepiano – precursore del pianoforte moderno – presso il prestigioso Istituto musicale, nei primi anni della sua attività. Nate tra il 1783 (Méhul) e il 1817 (Hérold), le sonate per pianoforte proposte in questo concerto rappresentano un ricco florilegio della letteratura pianistica francese a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo, in cui si coglie il progressivo arricchimento delle capacità espressive dello strumento ideato da Bartolomeo Cristofori, che diviene sempre più autonomo rispetto al clavicembalo, per quanto rimanga ancora legato alla dimensione del salotto, data la sua modesta sonorità. Un posto speciale, in questa rassegna spetta a Hélène de Montgeroult, allieva dei virtuosi Hüllmandel, Dussek e Clementi e considerata da molti la più grande virtuosa della sua generazione. Di nobili origini e amica intima di Madame de Staël, fu la prima donna nominata docente di pianoforte al Conservatorio di Parigi (1795), contribuendo attivamente alla formazione dei primi virtuosi romantici dell’Ottocento. È autrice, tra l’altro, di un’importante raccolta di studi di difficoltà progressiva.
Tra gli altri autori, che divennero docenti presso il Conservatorio parigino, troviamo: Hyacinthe Jadin, nominato nel 1795, autore di lavori che, pur ricordando Mozart, Beethoven o Schubert, rivelano una sensibilità tipicamente francese; Jean-Louis Adam, in servizio a partire dal 1797, che contribuì con le sue opere a  trasformare la scrittura per clavicembalo in quella per pianoforte, man mano che quest’ultimo si evolveva tecnicamente fino a dotarsi del pedale; François-Adrien Boieldieu, che diventa docente di pianoforte nel 1798, per acquisire nel 1817 la cattedra di composizione. A questi si aggiungono Étienne-Nicolas Méhul, che compose le sue due prime sonate per tastiera sotto l’influsso di Mozart e di Carl Philipp Emanuel Bach, e Ferdinand Hérold, iscrittosi al Conservatorio di Parigi, dove a partire dal 1806 frequentò le classi di Adam (pianoforte), Kreutzer (violino), Catel (armonia) e Méhul (composizione).
Davvero convincente è stata la prova, offerta da Philippe Hattat, che ha affrontato con instancabile energia l’impegnativo programma del concerto: vario e difficile. Impetuoso nell’Étude n° 66 di Hélène de Montgeroult – basato su una serie di note puntate alla mano destra, mentre la sinistra esegue i relativi bassi in contrattempo –, si abbandonava subito dopo al carattere melodico, che percorre il primo tempo della Sonate op. 2 n° 1 en fa majeur di François-Adrien Boieldieu dal piglio a tratti beethoveniano, sapendo aderire successivamente ai vari stili espressivi della composizione. Leggerezza di tocco si è apprezzata nell’Allegro, vagamente mozartiano, della Sonate op. 1 no 3 en la majeur di Étienne-Nicolas Méhul, cui ha fatto seguito un adorabile Menuetto, non lezioso ma espressione di una grazia ancora tutta settecentesca, interrotta da un appassionato Trio, per concludersi con un Rondò dal ritornello particolarmente brillante con la mano destra abilmente impegnata in passaggi molto veloci. Un settecento spensierato e giocoso, costellato di sorprese alla Haydn, si è goduto nell’Allegro della Sonate op. 4 no 1 en si bémol majeur di Hyacinthe Jadin, seguito, in successione, da un  Andante lirico ma anche appassionato e da un Finale: Presto particolarmente trascinante, aperto da un tema sillabato. Romanticamente ricca di pathos è risultata, soprattutto nel primo movimento, la Sonate op. 3 n° 2 en sol mineur, sempre di Jadin, mentre nel successivo Étude n° 104 en sol dièse mineur di Hélène de Montgeroult il giovane pianista ha sfoggiato una ragguardevole chiarezza di tocco nell’affrontare la scrittura alquanto densa dello studio, che intende esercitare l’esecutore nel trovare il giusto tono in un movimento agitato. Assolutamente encomiabile è stata la prestazione del solista negli ultimi tre brani in programma: la Sonate op. 9 en la bémol majeur di Ferdinand Hérold, nel cui primo tempo ha brillato per nitidezza nell’articolazione della mano destra a tratti impegnata nel registro acuto; la Sonate op. 5 no 3 en fa dièse mineur di Hélène de Montgeroult, tra appassionato lirismo (movimento iniziale), sottile mestizia già preromantica (Adagio non troppo) e incontenibile dinamismo (Presto); la Grande Sonate op. 9 en si majeur di Jean-Louis Adam, caratterizzata da un Allegro maestoso mirabilmente giocoso, una Romance liricamente cantabile e colma di intimismo romanticheggiante, un Rondò dal ritmo frenetico e dall’ampia gamma a livello dinamico e agogico. Applausi fragorosi e convinti concentrati alla fine della serata.