Elena Rizzieri (1922-2016): Entusiasmò i giapponesi con la sua Cio-Cio-San

Soprano, Elena Rizzieri (Grignano Polesine, 6 ottobre 1922 –  Roma, 17 ottobre 2016)
“Sia cortese, mi lasci in pace venga alla fine dello spettacolo “. Così il soprano Elena Rizzieri è solita liquidare gli ammiratori che le chiedono l’autografo degli intervalli delle sue recite. Ma qualche anno fa, all’Opera di Roma, dopo il secondo atto della Madama Butterfly, un distinto signore giapponese, insensibile a questo ritornello, con inchini profondissimi si ostina nel volersi  presentare alla cantante. Era il sindaco di Nagasaki, il paese della Butterfly. Disse di aver potuto finalmente ammirare una stupenda Cio-cio-san. A suo parere la Rizzieri aveva penetrato superbamente il personaggio pucciniano: aveva cantato in un genuino ambiente nipponico. E poi la trasparente delicatezza del suo fraseggiare si accordava davvero con l’atmosfera della casa da te.  Tutto sembrò finire lì nel camerino con i sinceri ringraziamenti della cantante e con i salamelecchi del singolare fan. Sei mesi dopo la Rizzieri cantava a Barcellona, quando una telefonata le comunicava che che l’ambasciatore del Giappone è un gruppo di personalità i Nagasaki avevano organizzato una festa in suo onore. Durante questo gala le fu fatto dono di una serie di Kimono, appositamente creati per lei, completi perfino delle scarpette ricamati e dipinti a mano. “Li tengo gelosamente custoditi in un antico armadio. Hanno un valore inestimabile” –  precisa – “li considero il più bel tesoro della mia casa”. Elena Rizzieri è un’artista  dall’eccezionale versatilità, vanta un repertorio quanto mai vasto che spazia dal ‘600 al repertorio alle opere contemporanee (ha cantato, tra l’altro, nella prima rappresentazione della Vanna Lupa di Pizzetti). Ha cantato sotto la guida di Vittorio Gui, Nino Sanzogno, Carlo Maria Giulini, Gianandrea  Gavazzeni, nonché con del regista tedesco Carl Ebert: “Non dimenticherò mai”, dice, “la grande lezione di Ebert. È stato lui a farmi capire Mozart. Dopo il mio primo Idomeneo sotto la direzione di Gui a Glyndebourne, canterei Mozart dalla mattina alla sera. Il più grande regista è per me Strehler, anche se durante le prove ti esaspera “.
Una vocazione alla musica piuttosto contrastata. I genitori di Elena, contadini, gente semplice appassionata di musica, non facevano caso alla straordinarie qualità della figlia, che aveva debuttato ancora prima di saper leggere e scrivere alla scuola materna insieme con le quattro Sorelle nell’operetta Raggio di sole. Elena continua a cantare dalle suore e in chiesa finché, a 17 anni, la sentì il federale di Grignano, il paese natale della Rizzeri, in provincia di Rovigo. Questi la persuase a partecipare a un concorso vocale a Venezia. Il direttore della banda di Rovigo, Arnoldo Fornasari istrui la brava Elena che imparò ad orecchio “Un  bel dì vedremo “. La giovane  vinse il concorso,”nonostante“, dice oggi,” la voce era assai grezza “. La giovane cantante voleva a tutti i costi entrare al conservatorio. “Elena è ancora una bambina”, commentava il padre, che con quella semplice scusa si illudeva di tener lontano alla figlia da quei luogo di perdizione che è il teatro.   Elena si disperò e attraversò una tremenda crisi. Per protesta restò chiusa in camera sei mesi. Alla fine, grazie ad una specie di accordo segreto tra lei, il parroco e la madre, nel cuore di una notte autunnale del 1945 parti, insieme con l’ardito prete alla volta di Venezia. Direttore del Conservatorio “Benedetto Marcello” era allora Gian Francesco Malipiero, “Un vero artista con un grande cuore. Quello che ha fatto per me è oggi inconcepibile. Ero povera e senza conoscenze. Superato l’esame di ammissione, sapendo delle mie condizioni, Malipiero fece sgomberare un’aula, nella quale fu portato  per me un pianoforte, un tavolo, una sedia è una branda. Vivevo lì,  affidata alla custode, che provvedeva anche ai miei pasti. Malipiero mi faceva guadagnare quella singolare pensione dandomi da ritagliare da giornali e riviste gli articoli che bene o male parlavano delle sue composizioni”. Aveva per maestra Gilda dalla Rizza, la prima interprete del La rondine di Puccini. E fu anche merito di questa grande artista se la Rizzieri raggiunse in 18 mesi il traguardo, che altri conquistano in 5 o 6 anni. Dopo questo breve ma intenso periodo di studio la Rizzieri esordì alla Fenice nel Faust di Gounod. Fu una splendida Margherita, che la proiettò subito verso una brillante carriera che ben presto fu internazionale. Accanto al repertorio classico di Verdi e Puccini la Rizzieri si è cimentata in opere di Wolf-Ferrari, Rota, Marinuzzi..ecc. La Rizzieri non nasconde affatto di essere una donna piena di interessi anche al di fuori della Lirica: interessi culinari, sportivi, le piante, gli animali e altri  artistici e culturale. Stupisce il contrasto tra la passione per il pugilato e la cucina, in particolare i piatti alla veneziana, che le  ricordano quelli che le preparava la custode del Conservatorio. (Estratto da “Elena Rizzieri:Entusiasmò i giapponesi con la sua Cio-Cio-San di Luigi Fait, Roma, 1967)