Parma: “In salotto con Verdi. Recital di Lisette Oropesa”

“IN SALOTTO CON VERDI
Soprano Lisette Oropesa
Pianoforte Francesco Izzo
Saverio Mercadante: “La stella; La primavera”; Giuseppe Verdi: “È la vita un mar d’affanni”; “Stornello”; “Chi i bei dì m’adduce ancora”; “Perduta ho la pace”; Franz Schubert: “Gretchen am Sprinnrade” D118,  “Vedi, quanto adoro” D510; Giuseppe Verdi: “Romance sans paroles”, “ Valzer in fa maggiore”; Luigi Arditi: “Valse des belles viennoises”; Vincenzo Bellini: “Malinconia, ninfa gentile”, “Vanne, o rosa fortunata”, “Bella Nice, che d’amore”, “Almen se non poss’io”, “Per pietà bell’idol mio”, “Ma rendi pur contento”; Gaetano Donizetti: “Lamento per la morte di Bellini”, “Se a te d’intorno scherza”, “L’amante spagnuolo”; Luigi Luzzi: Ave Maria”; Giuseppe Verdi: “Pietà Signor”; Frédéric Chopin: “Mazurca in la minore” op. 68 no. 4; Gioachino Rossini: “L’invito”; Giuseppe Verdi: “Merci, jeunes amies” (Les Vêpres siciliennes); Gioachino Rossini: “La promessa”; Giuseppe Verdi: “Gualtier Maldè…Caro nome” (Rigoletto); E’ strano…Ah forse è lui che l’anima….Follie!…follie!”
Parma, 7 ottobre 2021
Raffinato intermezzo cameristico all’interno del Verdi festival 2021 il concerto “In salotto con Verdi” ha ricostruito il clima dei salotti culturali della metà del XIX secoli luogo di ritrovo di intellettuali e artisti che spesso omaggiavano i propri anfitrioni con composizioni omaggio, i cosiddetti “fogli d’album” molti dei quali eseguiti nel programma. Francesco Izzo musicologo e membro del comitato artistico del festival – in qualità anche di pianista – compone un programma molto elegante, costruito su incroci e rimandi tematici e musicali estremamente curati che rendono con intelligenza il clima che si vuole ricostruire oltre a presentare una serie di composizioni che – salvo qualche rara eccezione – non sono certo di così frequente ascolto.
Regina della serata Lisette Oropesa è una perfetta padrona di casa elegante e civettuola, con una punta d’ironia ancora più effervescente. Vestita con un elegantissimo abito di sapore risorgimentale quasi ricorda nella fisicità slanciata e nei capelli corvini certi ritratti della Belgioioso. Il programma si apre con due romanze Mercadante dal sapore quasi operistico che introducono alla generazione del giovane Verdi. I successivi quattro brani verdiani: “È la vita un mar d’affanni”; “Stornello”; “Chi i bei dì m’adduce ancora”; “Perduta ho la pace” datati dal 1838 al 1869 rappresentano quasi una sintesi dell’intera carriera del compositore. Verdi protagonista ma non assoluto visto che in seguito tra le romanze verdiane si troverà solo “Pietà signor” composta nel 1894 su testo di Boito per raccogliere fondi a favore dei terremotati di Messina e Reggio Calabria e dedicata in questo caso alle vittime della recente epidemia.
L’ultimo dei brani “Perduta ho la pace” è ispirato al celebre episodio di Margherita all’arcolaio del “Faust” di Goethe e nella trama sottesa al concerto è fatto subito seguire da “Gretchen am Sprinnrade” di Schubert unico brano tedesco del programma perché subito dopo si torna in Italia – seppur rivista da Vienna con “Vedi, quanto adoro” dello stesso Schubert associazioni che ritornerà a parti invertite con il “Valse des belles viennoises” di Arditi.
Un intermezzo pianistico presenta le uniche due composizioni per pianoforte solo di Verdi . La “Romance sans paroles” e il “Valzer in fa maggiore” a tutti noto per la versione orchestrale predisposta da Nino Rota per il film “Il Gattopardo”. Il programma prosegue con alcuni dei migliori esempi di romanza cameristica italiana con una selezione di brani belliniani e lo struggente “Lamento per la morte di Bellini” di Donizetti. Un altro brano del bergamasco “L’amante spagnuolo” introduce una cifra spagnola con la variazione sul tema del Bolero con continua con l’”Invito” di Rossini e co quello di Elena, unica aria d’opera prevista nel programma.
In questo programma la Oropesa si muove con grazia ed eleganza, gioca con le arie cogliendone tutto lo spirito. La sicurezza tecnica le permette di essere leggera, tutta concentrata sull’aspetto espressivo. Certo a voler far pignoleria i brani di Schubert non hanno quella capacità di raccoglimento sulla parola che è dei grandi liederisti e l’aria di Elena è si cantata magnificamente ma con una voce certamente non ideale per un ruolo Helene ma questo non compromette quel senso di gioia nel fare e vivere la musica che la Oropesa trasmette a ogni nota.
Il programma dei bis è ricchissimo. Prima “La promessa” di Rossini e poi fuoco alle polveri. “Caro nome” dal “Rigoletto” e poi la grande scena di Violetta dal primo atto di “La traviata” – quest’ultimo introdotto all’ultimo e non provato, da vera esibizione salottiera come attestato dallo stesso Izzo – in un trionfo di virtuosismi spettacolari, di acrobazia ad alta quota e di acuti impressionanti per squillo e facilità.