Torino, Lingotto Musica 2021/22: Jordi Savall dirige Beethoven

Torino, Auditorium Giovanni Agnelli
Orchestra “Le Concert des Nations”
Direttore Jordi Savall
Ludwig van Beethoven: Sinfonia n.6 in Fa maggiore op.68 “pastorale”; Sinfonia n.7 in La maggiore op.92
Torino, 13 ottobre 2021
Le varie istituzioni musicali torinesi stanno riavviando, come in tutti gli inizi d’autunno, le loro stagioni. Le prospettive sono migliorate rispetto ai disastri 2019 – 2021. Sempre in mascherina, con il green pass e, finalmente, senza distanziamento forzato e quindi con capienza piena delle sale e dei teatri. Quest’ultima  concessione (?) è arrivata nella seconda settimana di ottobre con effetti pressoché nulli sulle programmazioni che ancora scontano le incertezze economiche legate al botteghino. Incerte e da verificarsi le reazioni di un pubblico che tra subentrate abitudini sedentarie, difficoltà di accesso alle biglietterie, voucher dal maneggio non lineare e sfoltimento da pandemia temuta o subita, è stato fortemente messo alla prova. Quasi tutti i programmi in circolazione, per cautela, si bloccano con la fine dell’anno….poi si vedrà. Lingottomusica, con sala da concerti di Renzo Piano nella già avveniristica fabbrica Fiat del Lingotto, fin dall’inaugurazione del 6 maggio 1994, Berliner Claudio Abbado Mahler IX, ha presentato programmi ed esecutori prestigiosi, unica occasione cittadina per ascoltare le più blasonate orchestre del mondo. Il programma di questa stagione che, confidando che tutto vada per il meglio, si spinge fino a tutto aprile ’22, prevede 3 grandi orchestre europee: per l’inaugurazione del 13 ottobre “Le concert des Nations”
con Jordi Savall; l’8 febbraio’22 l’Orchestra della Gewandhaus di Lipsia con Andris Nelsons e Sol Gabetta l violoncello; il 27 Aprile l’Orchestre de Paris con Esa-Pekka Salonen. Ritorneranno poi il 16 novembre L’Accademia Bizantina di Ottavio Dantone e il 9 dicembre il complesso Zefiro rispettivamente con il proseguimento del ciclo dei concerti di Vivaldi e con i 6 Brandeburghesi. Il 21 di marzo prosegue il sodalizio con i Berliner e specificatamente con i loro 12 Violoncelli che festeggiano il 50°anniversario della formazione.
Il programma contempla poi 6 serate “Lingotto Giovani”, nella più raccolta Sala dei 500, adatta alla musica da camera, con l’esibizione di giovani esecutori, di varia nazionalità, vincitori di concorso. In novembre 2021, al Teatro Vittoria, 3 concerti per “Assaggi Musicali” , musica da camera con giovani italiani messi alla prova.
La  serata inaugurale del 13 Ottobre con “Le concert des Nations” diretta Jordi Savall  con l’esecuzione  delle sinfonie 6° e 7° di Beethoven.  Un programma che  che, conoscendo i pregressi degli esecutori e la loro dimestichezza con musiche etniche, medioevali, pre-rinascimentali e del primo barocco, genera stupore,, anche se Savall, con gli stessi hanno giaà affrontato e registrato sinfonie beethoveniane ( ne hanno in corso una nuova edizione per la Erato)
Nel  programma di sala lo stesso Savall si spende a spiegare e giustificare il ritorno alla prassi dei tempi e dei suoni originari. Impegno illusorio di troppa filologia, quasi mai premiata da esiti artisticamente apprezzabili, al più meritoria di qualche tratto di sorpresa e di stupore tra il pubblico abituato agli ascolti “di tradizione”. Le sinfonie beethoveniane hanno infatti una tale massa di stratificazioni con interpreti di levatura storica che pare operazione disperata trovarvi lo spiraglio in cui inserirsi. Tutte le scuole, tutte le ere, tutte le sensibilità, tutte le estetiche vi si sono cimentate e hanno pure dato prove superlative che nessun ascoltatore avveduto può dimenticare e che ben altro di una presunta original fassung possono soppiantare.
Ma il buon albero si vede dai frutti che dà e il frutto dell’albero Savall è fondamentalmente mangiabile e digeribile con una certa, non eccessiva, soddisfazione. Tento di riportare alcune delle sensazioni provate nel corso dell’ascolto. L’eccellente qualità del suono e dei timbri, che la cordatura degli archi, gli ottoni senza pistoni (peraltro con  buona intonazione ) i legni di legno, in una dinamica ristretta dal piano al mezzoforte, esaltano, nella 6° , una visione di rasserenante Arcadia. Prati fioriti, giochi spensierati in una natura amica, déjeuner sur l’herbe con partita di volano, fiumicelli e uccelletti e qualche tuono e qualche lampo: un temporale che non spaventa nessuno. I “tempi stretti” tempo stretto evitano di farci sonnecchiare in questa prolungata stasi su un tappeto sfumato di sonorità traslucide. La sfida del godimento estetico e della tranquillità psicologica, grazie ai timbro suadente degli strumenti originali e a tempi stringati ma non aggressivi, Savall la vince e ci convince
È lasciata per strada la cura della forma, quella che per Toscanini rappresenta l’ossatura della musica. A piena orchestra è difficile cogliere la dialettica tra le sezioni e lo sviluppo dei noccioli tematici, ne fa drammaticamente le spese il primo tempo della 7° in cui prevale l’uniformità del fluire quasi come un ouverture monotematica. Magica invece, nelle prime pagine dell’ Allegretto, l’introduzione in pianissimo del tema negli archi bassi e la successiva risposta dei violini. Il contrasto dei timbri qui è risolutivo. Nel prosieguo del tempo la velocità eccessiva mortifica la commovente cantabilità. Le ripetute “strappate” di accordi dell’ultimo Allegro con brio che per molti rappresentano l’esaltazione della danza, con la loro rozzezza, per quanto poco possa valere la mia opinione, non mi hanno mai convinto. Savall qui è stato pienamente convincente: con ritmo incalzante e suono eroticamente avvolgente ha trasformato la danza in orgia. Credo che questa sia veramente la lettura rivelatrice di un aspetto insondato della sinfonia e momento che vale la serata. Non credo siano stati determinanti per quest’esito la prassi e gli strumenti originari e l’agogica spinta, ma che lo sia la visionarietà del catalano Savall che, senza remore, si abbandona allo spirito fantasioso e ribelle della sua terra, ben conosciuto dai frequentatori dei barrios di Barcellona. Questo Allegro con brio, come la spada Nothung per Sigmund fa rifiorire il sangue dei Welsunghi, rianima in Savall il sangue dei Gaudì dei Miro e dei Casals e la loro sfrenata esaltazione. Dopo questo colpo di passione il pubblico non poteva che sciogliersi in un applauso viscerale. Dopo tanto tempo, l’applauso di una sala con buon riempimento è contagioso e si auto esalta. Il bis richiesto non c’è stato e l’ottimo Jordi Savall, se ne è scusato: ne aveva avuto il diniego dagli ottoni, faticosissimo è suonare quelli naturali, senza pistoni, stanchi per la recente prova e timorosi di non reggere a quelle in calendario nei giorni successivi. Foto Juzzolo