Venezia, Palazzetto Bru Zane, Festival “Eroica o tirannica? La musica all’epoca di Napoleone Bonaparte (1795-1815)”, 25 settembre-12 novembre 2021
“CHITARRE EROICHE”
Duo Tarantelle
Chitarre Stijn Konings, Romaric Mart
Étienne-Nicolas Méhul: Le jeune Henri: Ouverture (arrangement pour deux guitares par François de Fossa); Fernando Sor: Grand Solo op. 14; Charles Doisy: Duo formé d’airs d’opéra n°1; Fernando Sor: Introduction et Variations sur un thème de Mozart op. 9 ; Antoine Lhoyer Duo concertant, op. 31 n° 3; Joseph Haydn: Quatuor, op. 2 n° 2 (arrangement pour deux guitares par François de Fossa).
Venezia,19 ottobre 2021
Un’altra tappa nel percorso alla riscoperta del panorama musicale francese – così come si presentava, soprattutto a Parigi, tra la fine del Direttorio e la caduta dell’Impero – si è compiuta con questo concerto, dedicato alla produzione chitarristica in quegli anni cruciali, che portarono, in ambito artistico, a cambiamenti a livello estetico ed organizzativo: in programma pagine per lo strumento da solo o in duo, consistenti sia in trascrizioni dei brani operistici, sinfonici o da camera allora più in voga sia in composizioni appositamente pensate per la chitarra, queste ultime dovute a virtuosi, quali Fernando Sor o Antoine de Lhoyer. Certo, la limitata potenza sonora, dello strumento non è adatta per un grande teatro, bensì per la dimensione più raccolta dei salotti. Perfetta, in tal senso, si è rivelata la deliziosa sala da concerti del Palazzetto Bru Zane – finalmente gremita, dopo mesi di limitazioni a causa del Covid –, dove si sono esibiti il belga Stijn Konings e il francese Romaric Martin – componenti del Duo Tarantelle –, che suonano insieme fin da quando erano compagni di corso al conservatorio di Bordeaux: due concertisti specializzati, tra l’altro, nel repertorio di François de Fossa, che hanno tenuto diversi cicli di concerti, dedicati al chitarrista catalano.
Proprio con un arrangiamento per due chitarre firmato da quest’ultimo – quello relativo all’ouverture di Le jeune Henri di Étienne-Nicolas Méhul, divenuto uno dei brani più eseguiti nei concerti parigini a partire dal Direttorio – si è aperto il concerto, rivelando fin da subito le qualità esecutive dei due solisti, sia sul piano tecnico che su quello interpretativo: si sono fatti apprezzare, in particolare, per l’encomiabile pulizia negli accordi e nell’articolazione melodica, oltre che per il suono sempre rotondo e, insieme, ricco di sfumature – cosa non facile con uno strumento come la chitarra. Seguivano – dopo il Grand Solo op. 14 di Fernando Sor, un brano assolutamente inedito, in cui Romaric Martin si è, in generale, ben destreggiato tra varie difficoltà tecniche, esplorando tutte le risorse dello strumento – altri due pezzi, composti dai rispettivi autori utilizzando famose arie d’opera, in base a una tecnica analoga a quella dell’improvvisazione, a partire da uno standard, tipica in ambito jazzistico, dove chi ascolta prova piacere nel riconoscere la citazione di un tema o nel lasciarsi conquistare dall’inventiva degli interpreti. Erano il Duo formé d’airs d’opéra n°1 di Charles Doisy, che ha tratto ispirazione da diverse opere, tra cui il Don Giovanni di Mozart, e l’Introduction et Variations sur un thème de Mozart op. 9 ancora di Fernando Sor – eseguito dal solo Romaric Martin –, che consiste in alcune variazioni del coro degli schiavi del Flauto magico. Qui la padronanza tecnica e la sensibilità degli interpreti hanno avuto ragione delle asperità, di cui sono irte queste partiture, che ne rendono pressoché impossibile l’esecuzione da parte di semplici dilettanti. Altro brano praticamente sconosciuto era il Duetto concertante di Lhoyer, che analogamente al citato Gran Solo di Sor, ha offerto un saggio delle possibilità tecnico-espressive dello strumento. Per concludere è stato proposto un altro arrangiamento per due chitarre di François de Fossa: quello relativo al Quartetto, op. 2 n. 2 di Joseph Haydn che, insieme ad altre trascrizioni di quartetti haydniani ad opera dello stesso autore, conobbe durante la Restaurazione un incontestabile successo, soprattutto nel quadro dei concerti pubblici offerti da Pierre Boillot. Alla fine della serata è risuonato il saluto caloroso del pubblico.