“Acosta Danza. Evolution” al Teatro Real di Madrid

Madrid, Teatro Real, Temporada 2021-2022
“ACOSTA DANZA. EVOLUTION”
Musica Pepe Gavilondo, Woojae Park, Sidi Larbi Cherkaoui, Erik Satie, Leo Brouwer, Stefan Levin
Coreografia Raúl Reinoso, Sidi Larbi Cherkaoui, Pontus Lidberg
Drammaturgia Adrian Silver
Luci e scene Ángelo Alberto, Fabiana Piccioli, Hussein Chalayan, Elizabet Cerviño, Karen Young, Patrik Bogårdh
Corpo di ballo Acosta Danza
Madrid, 27 ottobre 2021
“I Have a Dream” è la famosa frase pronunciata da Martin Luther King sul futuro di un intero gruppo etnico e, più in generale, sul futuro di un mondo migliore. Quando il giovane Carlos Acosta, meglio conosciuto fra i suoi coetanei come Yuli, studiava forzatamente danza classica all’Avana, in Cuba, non nutriva nessuna ambizione; in realtà, da piccolo avrebbe voluto essere un ballerino di break dance e la danza accademica lo metteva in imbarazzo. La forza del destino, però, si appuntò su di lui e ancor prima di finire gli studi di danza Yuli vinse il Grand Prix di Losanna del 1990. A partire da quel momento, Acosta ebbe il mondo ai suoi piedi, diventando in poco tempo ballerino principale in una delle formazioni più importanti e antiche del mondo, il Royal Ballet di Londra, e interpretando ruoli classici e moderni: Romeo e Giulietta, Don Chisciotte, Raymonda. Premio Laurence Oliver (2006), fra i tantissimi ricevuti, Carlos riuscì a portare il Royal Ballet a Cuba nel 2009 (danzando gratuitamente); poi, nel 2014, annunciò il suo ritiro e la fondazione di una compagnia tutta sua, che vide la luce nel 2017. Nel 2020 diventò il direttore artistico del Birmingham Royal Ballet ed entrò nel Direttivo della Royal Academy of Dance. Il suo è un continuo studio, un costante avvicinamento alle novità. Attualmente Acosta Dance gira il mondo e propone una danza leggera e davvero nuova. Nella serata allestita al Teatro Real di Madrid ci invitano ad apprezzare cinque titoli esotici e originali. Il primo è Satori, di una straordinaria forza scenografica, perché tutto il corpo di ballo resta unito da ampie gonne di colore azzurro e tutti sono a torso nudo, come in un clima mistico, denso di meditazione. Come in quasi tutte le coreografie del programma, anche in questa la gestualità dimostra un sincretismo di danza moderna e cultura afrocubana: non avrebbe potuto essere diversamente, anche al fine di differenziarsi da tutte le altre tendenze e impressionare il pubblico. L’utilizzo di grandi gonne richiama infatti il folclore dell’isola e la sua orisha (dea) Yemayá, che rappresenta il mare, le profondità, lo spazio sconosciuto. Non si tratta soltanto di quadri con una bellissima estetica, perché a volte il mare diventa il cielo, a volte sembra un muro, contro il quale si infrangono le illusioni e le speranze. La protagonista del secondo numero, Mermaid, più che una sirena sembra una donna ubriaca, confusa o nel posto sbagliato, che si lascia trasportare, amare e guidare: il pezzo è un passo a due interpretato dallo stesso Carlos Acosta e da Liliana Menéndez. Molto cavallerescamente, Carlos lascia il protagonismo alla sua partner, estremamente sciolta, morbida ed elastica, in un ambiente quasi buio che lascia intendere la vita intima di due personaggi marini, con i loro segreti e le loro ansie. Con un bellissimo tramonto come sfondo, in Paysage, soudain, la nuit, il corpo di ballo danza con gioia, rimarcando la naturalezza della respirazione, in un’atmosfera di aerea leggerezza, in forte contrasto con il dramma della sirena: ancora una volta, fusione di danza contemporanea e ballo popolare cubano. Two ha come unico protagonista Carlos Acosta, che da solo sul palco, sotto una luce radente e a torso nudo, esegue una sofisticata coreografia, simile a un ologramma, con mosse ripetitive, giri e doppi giri; pezzo molto sintetico, ma con sfumature futuristiche, è anche un modo con cui Acosta dimostra di essersi mantenuto in ottima forma nel corso degli anni, e sempre nel cuore del pubblico. Il meglio è lasciato per il finale, con Twelve. Forse sono dodici soldati o aspiranti tali, un gruppo che veste pantaloni militari e polo bianche,  con problemi matematici, equazioni e quesiti scritti sulla schiena. Il palco è ora coperto di bottiglie d’acqua con dentro piccole lampade led: parte dell’allenamento dei militari consiste nel tirare e scambiarsi queste bottiglie, che cadono da ogni parte, con una dinamica spettacolare e vagamente inquietante. Tutta la serata ha una certa influenza spirituale Zen, o comunque orientale, che sa di evoluzione, ricerca di rinnovamento e introspezione. L’effetto complessivo è molto brillante, fresco e originale; ma qualunque aggettivo sarebbe insufficiente, perché questa compagnia è alla stessa altezza di qualunque altra europea delle più trendy (a differenza – ed è doloroso dirlo – del Ballet Nacional di Cuba, che continua a ristagnare nelle forme e nell’estetica degli Anni Novanta). Il vero futuro di Cuba nella danza contemporanea è Acosta Danza, che si rinnova incessantemente, anche per ricordare il passato lontano.   Foto Teatro Real de Madrid