Piero Cappuccilli (1929-2005): ritratto di una voce “verdiana”

Piero Cappuccilli (Trieste, 9 novembre 1929 – 11 luglio 2005)
Fin dai tempi degli esordi, Piero Cappuccilli, per mantenersi in perfetta forma si esercita ogni mattina per due ore, l’appuntamento e così per il pomeriggio a Monza dove vive con la famiglia nei ritagli di tempo tra un impegno artistico è l’altro. Il suo calendario di cantante è infatti, fitto di ingaggi nei maggiori teatri lirici del mondo, anche se ora il celebre baritono e sta preparando per la stagione scaligera.
Signor Cappuccilli, lei è  anche un buon attore. Dà molta importanza a questa seconda qualità?
Recitare bene in un lavoro come il mio lo reputo non solo un fatto importante, ma una necessità. Io sono solito, quando mi accingo ad interpretare un personaggio, approfondirne la conoscenza musicalmente ma anche storicamente. Per dargli un preciso contorno e renderlo sempre attuale.
Quindi lei dà molta importanza anche alla buona regia pronto per registi con i quali ha avuto modo di lavorare chi l’ha maggiormente intrigata?
Luchino Visconti, prima di tutti, che mi ha insegnato i rudimenti della vera recitazione., poi Strehler che col suo tocco di maestro della scena ha completato, affinandola, la mia recitazione. Nel 1971, preparando il Simon Boccanegra, Strehler mi ha guidato con mano sicura verso la perfezione rendendomi cosciente delle possibilità che esistono in un artista di dare al personaggio che deve interpretare la sua giusta misura, renderne tutta la drammaticità senza scadere nell’ovvio o peggio ancora nel gigionesco.
Come le è venuta l’ispirazione di darsi alla lirica, lei che era avviato agli studi di architettura? È stata una scelta precisa la sua oppure…
…Nessuna scelta precisa, ma solo un puro caso! Beh, la voce certamente un dono di natura., ma lei non puoi immaginare come la musica classica mi annoiasse soprattutto da studente quando preferivo divertirmi, spensieratamente. Poi un giorno mi presentarono al maestro Donaggio che resta colpito a tal punto dalla mia voce da offrirmi lezione di canto gratuite. Ho accettato più per piacere agli amici e al maestro stesso che per il mia intima convinzione, tanto che dopo sei mesi di vocalizzi ne avevo a tal punto piene le scatole che decisi di abbandonare la lirica al suo destino. Ma le insistenze degli amici si fecero sempre più pressanti e Donaggio non si rassegnava al fatto di perdere una voce come la mia così ripresi… le lezioni.
La sua voce è considerata la più verdiana fra le voci baritonali romantiche di oggigiorno…
…Si, la definizione esatta, La mia è una voce “verdiana”. Il che equivale a dire una voce ricca di toni armonici, intessuta di quel tanto di metallico che le dà una forza e una tonalità particolare. Una voce “grassa” come si dice in gergo fra i cantanti…
…Con la quale potrebbe senz’altro interpretare anche autori moderni voglio dire, se non proprio Bergo o Henze, almeno Malipiero, Pizzetti, ecc.Non ha mai sentito il desiderio di uscire un po’ dal repertorio classico oppure lei giudica la musica moderna…
…Ci sono ci sono, come sempre anche nella musica moderna opere buone, interessanti, ed opere meno buone, anzi decisamente cattive. Malipiero ha scritto pochissime e parti per baritono, ma non le nascondo che mi piacerebbe interpretare la parte di Lazzaro di Roio nella Figlia di Iorio di Pizzetti. Nelle opere moderne, purtroppo le parti baritonali non solo non abbondano ma presentano anche notevoli limitazioni alle possibilità del cantante. Io ho bisogno di cantare, di spiegare tutto il volume della mia voce… ed anche questa è un’ottima ragione per privilegiare l’intramontabile repertorio classico e nel classico quello verdiano. (estratto da una intervista/ritratto di Aurelio Sioli, Milano, 1982)