Torino, Auditorium “A.Toscanini”: Aziz Shokhakimov & Vadym Kholodenko in concerto

Torino,Auditorium “A.Toscanini”, Stagione Sinfonica Autunnale 2021.
Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI
Direttore Aziz Shokhakimov
Pianoforte Vadym Kholodenko
Sergej RachmaninovConcerto n3 in re min. per pianoforte e orchestra op. 30; Igor Stravinskij: “Petruška”, Scene burlesche in quattro quadri (versione 1947)
Torino, 4 novembre 2021
Il secondo appuntamento della stagione autunnale dei concerti della RAI è tutto russo: autori ed esecutori, quelli ben conosciuti, questi, ambedue sulla trentina, quasi del tutto ignoti per la loro rara frequentazione delle nostre sale da concerto. Il direttore, Aziz Shokhakimovgià dal nome se ne indovina la provenienza dall’Asia centrale, è uzbeko e, dopo esordi quasi infantili ( a 13 anni sale sul suo primo podio ) nel paese natale, ha ampliato la carriera in area austro tedesca e nord europea, per il futuro, come logico, gli si prevedono ulteriori tappe che però non sfiorano la nostra penisola; così almeno si deduce dal bel programma di sala RAI. Pianista della serata è Vadim Kholodenko ucraino di scuola moscovita, già vincitore nel 2013 del prestigioso concorso “Van Cliburn” , apprezzato esecutore virtuoso all’estero con tappe non solo europee. In Italia, l’anno passato, è stato “Artist in residence” per 3 settimane presso l’orchestra Toscanini di Parma dove tornerà in dicembre.
Si inizia con il mitico “Rach 3″, quanto abbia contribuito a questo mito lo Shine cinematografico è noto a tutti. Dalle prime battute il gesto dinoccolato del direttore, pencolante il busto tra destra e sinistra, fa temere un andamento eccessivamente rapsodico ed eterodosso. Il pianista, che anche nel fisico si mostra ben saldo e quadrato e fa sperare in un nuovo Gilels, riporta
l’Allegro ma non tanto iniziale e poi tutta l’esecuzione ad
approdi più classici e Aziz, rinsavito lo asseconda e lo segue. Chiaramente le redini del concerto si sono saldamente assestate sulla tastiera che dialoga con forte ascendete con l’orchestra da cui non si fa mai soverchiare. Il segno del concerto è di un classicismo fantasioso alla russa. Non c’è nulla di “gridato”, il virtuosismo regna pervasivo ma non è mai esibito con arroganza. I colori sono sfumati e viene mostrata una paletta timbrica inimmaginabile. Non c’è nulla di holliwoodiano, svenevole, sovente rinfacciato all’autore, in questo Rachmaninov. I sentimenti sfiorati quasi per accenno e mai sciorinati non scadono nel sentimentalismo di maniera. Per incanto, per i più anziani, si è tornati veramente ai tempi del grande Gilels: suono magnifico, impostazione classica e rassicurante, gusto sopraffino, orrore per il kitsch e incantevole esibizione di qualche “ghiribizzo” alla russa nelle variazioni di tempo e di intensità del suono, nella durata e nella brillantezza di trilli ed acciaccature dall’affascinante visionarietà. Grande successo e valanghe di applausi all’indirizzo del pianista che ha concesso due fuori programma: il rondò K485 di Mozart  e la Gavotta dai 4 pezzi op32 di Prokofiev. Se si cercava una conferma del pianismo non funambolico, dalle dita vigorosamente vellutate e brillanti di Kholodenko i due bis ne hanno posto un definitivo sigillo. Un momento di autentica, piacevole, degustazione.
Fortunati quelli di Parma che a dicembre “de visu” potranno averne la riprova.
La seconda parte del concerto è dedicata al Petruška di Stravinskij. Aziz Shokhakimov ha qui potuto sciorinare tutta la sua estroversione e il suo fauvismo: uno scoppio di colori accesissimi, un vero proto-Kandisky in musica. Tutte le sezioni dell’orchestra sollecitate a spingere al massimo il loro specifico timbro, ne fanno emergere pennellate folgoranti in vivissimo contrasto tra loro. Grazie ad un’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI in stato di grazia, il gioco del direttore sortisce un fascino terribilmente avvincente e
convincente. Non sai discernere il meglio, dagli archi ai legni agli ottoni alle percussioni all’ottimo pianoforte supplementare
di Francesco Bergamasco, tutti da ovazione. Questa visione a masse accostate di colori accesi, assolutamente perfetta in concerto, non si adatterebbe ad una rappresentazione teatrale, come originariamente concepita: non c’è narrazione e non viene raccontato nulla e neppure non si invoglia alla danza, il che potrebbe essere un disastro per un pezzo composto per un balletto, ma tale è la forza di quel che si ode che il pubblico, non sentendosi defraudato di nulla, gratifica con applausi scroscianti l’esecuzione. È qui un dovere sottolineare l’ottima prestazione delle prime parti dell’Orchestra, nei tantissimi interventi solistici, quindi bene ha fatto il direttore, ad esporli singolarmente al delirio degli applausi finali. Soprattutto dopo questa prestazione stravinskiana, venuta in coda ad un troppo lungo periodo di ascolti “artificiali”, prepotente si dà l’urgenza di riaffermare che “dal vivo “ è tutt’altra cosa. I vari tipi di registrazioni, audio o video che siano, anche con gli impianti più raffinati, svolgono di certo un’importante funzione educativa e d’informazione, ma la musica e le sue vibrazioni nelle orecchie e massimamente nel corpo percepite in sala da concerto e in teatro sono imprescindibili per un vero e completo godimento del fatto musicale.
Il concerto lo si può rivedere e riascoltare su RAIPLAY. Altamente consigliabile!.