Novara, Teatro C. Coccia: “La Cenerentola”

Novara, Teatro C. Coccia, stagione lirica 2022
“LA CENERENTOLA”
Melodramma giocoso in due atti su libretto di Jacopo Ferretti.
Musica di Gioacchino Rossini
Angelica (la Cenerentola) MARA GAUDENZI
Don Ramiro CHUAN WANG
Don Magnifico SIMONE ALBERGHINI
Dandini EMMANUEL FRANCO
Alidoro FRANCESCO LEONE
Tisbe CATERINA DALLAERE
Clorinda MARIA ELEONORA CAMINADA
Orchestra filarmonica italiana – Coro Colsper
Direttore Antonino Fogliani
Maestro del coro Francesca Tosi
Regia Teresa Gargano
Scenografie Sormani-Cardaropoli SRL
Costumi Sartoria Teatrale Arrigo Costumi
Nuova produzione Teatro Coccia Novara
Novara, 23 gennaio 2021
Il nuovo anno si apre per il Teatro Coccia con un ritorno al repertorio più tradizionale e con una finalmente significativa risposta del pubblico.
Un richiamo alla tradizione esplicito fin dalle scelte programmatiche dello spettacolo firmato per la parte registica da Teresa Gargano. Un allestimento de “La Cenerentola” rossiniana che riprende il tema della favola non solo in riferimento al titolo stesso ma come omaggio alla grande tradizione dell’opera italiana recuperandone anche i valori estetici. L’impianto scenico è fedelissimo al libretto con scene molto belle come la prima dominata dal grande camino in cui di fatto è prigioniera Cenerentola. I fondali sono dipinti con giochi prospettici in cui a essere esaltata è la natura artigianale del lavoro scenico, la capacità di trasformare materiali e strutture semplicissime in artifici capaci di incantare. I costumi – molto belli e curati – spostano leggermente la vicenda dall’età di Rossini alla metà del XIX secolo. Si apprezza la sobrietà dell’insieme, l’assenza d’inutili tratti caricaturali. Finalmente una produzione in cui le sorellastre di Cenerentola si recano al ballo vestite da gran dame – quello che credono di essere – e non conciate come a una sfilata di Carnevale.
La Gargano mostra inoltre una particolare sensibilità musicale, costruisce la regia in stretto rapporto con la musica – come dovrebbe essere nell’opera e come sempre meno si vede – studiando i gesti con una sensibilità quasi coreografica in modo che ogni elemento visivo si leghi direttamente all’andamento musicale.
La parte musicale è stata affidata ad Antonino Fogliani che ha confermato la sua totale sintonia con questo repertorio. Conoscitore dello stile rossiniano come pochi altri, il maestro siciliano opta per una lettura caratterizzata da colori vividi e luminosi, autenticamente mediterranei, uniti a un senso ritmico trascinante. L’andamento è sostenuto, molto brillante ma sempre attento alle ragioni del canto, e capace dei giusti ripiegamenti lirici. Molto attento il lavoro sul volume orchestrale perfettamente calibrato su una sala di piccole dimensioni e dall’ottima acustica come quella novarese. Sul piano esecutivo Fogliani propone un’edizione pressochè integrale, non solo i recitativi sono eseguiti nella loro totalità ma è riaperto anche il tradizionale taglio del coro “Ah! Della bella incognita” all’inizio del II atto così che a mancare è di fatto solo l’aria di Clorinda “Sventurata! mi credea”.  L’aria di Alidoro è per l’occasione – forse proprio come richiamo a una certa tradizione storica – l’apocrifa “Vasto teatro è il mondo”.
Positiva la prova dell’Orchestra filarmonica italiana e del Coro Colsper cui va il merito di aver dovuto impegnarsi doppiamente essendo costretto all’uso delle mascherine sanitarie.
La compagnia di canto è giovane. Unico veterano Simone Alberghini qui impegnato  a vestire i panni di Don Magnifico. Alberghini si muove in questo tipo di repertorio con naturalezza assoluta, tecnicamente ferratissimo così come scenicamente si mostra totalmente padrone del  personaggio e della scena. Forse, il suo, è  un Don Magnifico  un po’ troppo bonario per un personaggio sordido come questo.
I panni della protagonista sono affidati a Mara Gaudenzi, giovane mezzosoprano bolognese attualmente membro dell’Accademia scaligera. Dotata di un materiale interessante decisamente interessante: colore vocale molto bello, omogeneità su tutta la gamma con un settore grave particolarmente ricco e sonoro e con buona facilità negli acuti e nelle agilità. Data la giovane età, si riscontra un certo vibrato che dovrà con l’esperienza controllare meglio. La presenza scenica è bella, così come la recitazione.
Don Ramiro è Chuan Wang, tenore cinese che si sta affermando sui palcoscenici internazionali dopo la formazione pesarese. Bella voce sicura e squillante con un settore acuto facile e luminoso, le manca un po’ quel lirismo e l’eleganza nel porgere che il principe dovrebbe  naturalmente possedere. In compenso la solidità della voce fa emergere e si apprezza in alcune frasi più drammatiche – specie nel sestetto del II atto.
Ottima prova di Emmanuel Franco (Dandini). Baritono messicano che si è affermato come interprete rossiniano in particolare al festival di Bad Wildbad. Franco mostra una  bella voce di baritono brillante, unita a un’ottima conoscenza di questo repertorio e a una maturità anche interpretativa superiore ai più inesperti colleghi.
Francesco Leone (Alidoro) è un basso con buone possibilità di crescita ma, attualmente,  vocalmente e scenicamente ancora un po’ acerbo. La scelta della più semplice “Vasto teatro è il mondo” al riguardo è stata molto opportuna. Apprezzabili il gusto e la musicalità.
Le sorellastre di Caterina Dellaere (Tisbe) e Maria Eleonora Caminada (Clorinda) completano ottimamente una produzione autenticamente godibile che avrebbe meritato un numero di recite maggiore delle due rappresentazioni che canonicamente propone il teatro novarese.