Torino, Auditorium RAI “A.Toscanini”, Stagione Sinfonica 2022 RAI NuovaMusica.
Orchestra Sinfonica Nazionale RAI
Direttore Michele Gamba
Pianoforte Alessandro Taverna
Yikeshan Abudushalamu: Repression (2020); Thomas Adès: Concerto per pianoforte e orchestra (2018); Wolfgang Rihm: Verwandlung lll (Trasformazione) (2010); Thomas Adès: Three-piece Suite dall’opera Powder Her Face Suite n.1(rev.2018)
Torino, 3 Febbraio 2022
Il secondo concerto del breve ciclo di concerti, in quattro tappe, che l’OSN RAI dedicato alla musica contemporanea, presenta 3 autori che più disparati e diversi tra loro, per cultura e quindi per stili musicali, non potrebbero essere. Si inizia con Repression, un quarto d’ora del cinese uiguro (musulmano di etnia turca) Yikeshan Abudushalamu, di musica incomprensibile e difficile come la pronuncia del nome del suo autore. Il Maestro Pappano, presidente della giuria del concorso Berio che l’ha laureato vincitore su 129 partecipanti (se il vincitore è così non azzardiamo ipotizzare come fossero gli altri128) ne è rimasto colpito per “il ritmo persistente e perseverante “ (sic). Il maestro Gamba squadra con energia le battute e le riempie di tutto il clamore di cui è capace la pletorica orchestra che questa sera popola il palco dell’Auditorium. Più che di ritmo a noi pare di cogliere una informe scansione di accenti che si susseguono. La giuria del premio era formata da nomi prestigiosi del panorama musicale e delle istituzioni musicali a cui sarebbe azzardato non dar credito, quindi mettiamo in dubbio le nostre orecchie e la nostra capacità di comprensione.
Segue il meraviglioso Concerto per Pianoforte dell’inglese Thomas Adès, in prima esecuzione italiana in contemporanea con l’Accademia di Santa Cecilia con interpreti Pappano e Kirill Gerstein, dedicatario dell’opera, al piano. Composizione del 2018 e si candida ad essere il capolavoro di questi anni. C’è di tutto : un primo tempo disinibito, allegro e sfavillante che si fa suggerire temi e soprattutto modi dalle musiche non solo “moderne” delle due parti dell’Atlantico. Si inizia con un tema ammaliante che ti par di aver già sentito le mille volte e che potresti anche canticchiare e si prosegue con la stessa gradevolezza. I contrasti armonici e ritmici, peculiari della musica del 900, ci sono in abbondanza ma lavorati non per sfiancare il pubblico ma per convincerlo e rallegrarlo. Un secondo tempo pacato in cui si può apprezzare il lirismo della parte pianistica. Weil, Gershwin, Ravel, Rachmaninov il jazz, tutto nel brillante terzo tempo allegro gioioso.Alessandro Taverna, un po’ penalizzato dal volume del suono orchestrale, ha offerto una prestazione maiuscola sia per sensibilità che per virtuosismo. Alle insistenti approvazioni del pubblico, accennando al vicino San Valentino, l’appassionato Taverna ci ha offerto uno screziato e tenero “The man I love”.
Basta divertimento, torniamo alle cose serie! Affrontiamo gli 11 minuti di un terrorizzante, fin dal titolo, Verwandlung lll (metamorfosi) del tedesco Wolfgang Rihm. Indubbiamente è un grande autore dal catalogo impressionante, ma è pure ahimè cresciuto tra gli “arzigogoli di Darmstadt. Diversamente dal pezzo dell’uiguro, qui emerge l’enorme scaltrezza ed abilità di un’arte compositiva di grande scuola. Le strutture e le forme si percepiscono imponenti ma non emozionano. L’orchestra ipertrofica è completamente mobilitata, per singoli, per sezioni, per timbri, per tutti, nelle manipolazioni che le metamorfosi richiedono, il maestro Gamba costretto a questa improba fatica, tiene insieme la costruzione afferrandosi alla bacchetta e alla scansione delle battute, perdendo peraltro di vista le trame orizzontali che comunque percorrono il pezzo.
Si torna a un’atmosfera leggera, all’umorismo, al grottesco felice e alla piacevolezza della Suite n.1 dall’opera Powder her face ancora di Thomas Adès. Pezzo quanto mai spiritoso ed allegro che ti fa rimpiangere che quasi tutte le nostre istituzioni musicali ignorino questo tipo di teatro che, ad una scrittura musicale raffinatissima, accoppia una recitazione agguerrita che però non necessita né di grandi voci, oggi di difficile reperimento, nè di allestimenti faraonici che, viste le casse vuote, risultano improponibili. Per i nostri teatri purtroppo opera leggera è solo operetta e quindi Vedova Allegra, mentre potrebbe esserlo anche un certo barocco, vedi La Callisto della Scala, e l’opera angloamericana contemporanea. Il pubblico della contemporanea da sempre è scarso, anche in questa serata non era certo cospicuo ma, in compenso, è parso partecipe e divertito (con i pezzi di Adès). Come sempre, si può rivedere e riascoltare il concerto sui consueti siti RAI dedicati. Foto PiùLuce/OSN Rai