Balanchine e MacMillan al San Carlo di Napoli. I Maestri del XX secolo

Napoli, Teatro di San Carlo, stagione di balletto 2021/2022
“I MAESTRI DEL XX SECOLO”
“CONCERTO”
Musica Dimitrij Ŝostakovič
Coreografia Kenneth MacMillan ripresa da Julie Lincoln
Pianista Sepp Grothenhuis
Costumi Jürgen Rose
“THEME AND VARIATIONS”
Musica Piotr Ilič Čjajkovskj
Coreografia George Balanchine ripresa da Sandra Jennings
Orchestra del Teatro San Carlo di Napoli
Direttore Hilari García
Costumi Giusi Giustino

Direttore del ballo Clotilde Vayer
Napoli, 8 marzo 2022 
Dai Maestri del XX secolo c’è sempre da imparare. E finalmente il grande repertorio novecentesco di George Balanchine e Kenneth MacMillan è approdato al San Carlo di Napoli quale novità più che gradita per il pubblico, ma soprattutto quale strumento di crescita per una Compagnia che continuava a essere tenuta a freno da una paludata successione di stagioni ripetitive o scarne.
Un programma all’insegna della grande musica russa, con due momenti costruiti rispettivamente da MacMillan con il Concerto per pianoforte e Orchestra di Dimitrij Ŝostakovič n. 2 (prima del balletto 30 novembre del 1966) e la seconda, di Balanchine, sulla Suite n. 3 di Piotr Ilič Čjajkovskj (prima rappresentazione del balletto nel 1947).
La ripresa del Concerto di MacMillan è stata condotta da Julie Lincoln, formatasi alla Royal Academy of Dance di Londra e successivamente alla Royal Ballet School, per poi entrare a far parte della Royal Ballet Touring Company e poi del Royal Ballet al Covent Garden. Dopo la carriera di danzatrice ha portato sulle scene internazionali i lavori di grandi coreografi quali Ninette di Valois, MacMillan e Frederick Ashton, studiando la notazione Benesh per migliorare la ricostruzione degli spettacoli e divenendo membro associato del Benesh Institute. Sandra Jennings ha invece ripreso Theme and Variations; originaria di Boston, dove ha iniziato gli studi con la fondatrice del Boston Ballet E. Virginia Williams, ha proseguito la propria formazione alla School of American Ballet. Nel 1974 è entrata al New York City Ballet su invito di Balanchine, danzando un ampio repertorio delle creazioni dello stesso Mr. B. e di Jerome Robbins.
Le due coreografie proposte sono a tutt’oggi di grandissima attualità e rispecchiano quel meraviglioso rapporto di MacMillan e Balanchine con la musica, fulcro strutturale dei loro lavori, in cui l’astrazione (relativa) della danza si nutre del senso di bellezza che armonia e melodia emanano. Pur trattandosi di due personalità ben distinte, l’accostamento di questi due lavori proietta lo spettatore (ma prima ancora il danzatore) in una dimensione in cui la sostanza è data dalla forma e dalle sue relazioni con lo spazio musicale, che a sua volta si visualizza nel lessico coreico e nelle costruzioni fraseologiche che creano architetture complesse e raffinate.
Due tasselli di prim’ordine, insomma, della storia della danza novecentesca in scena al San Carlo. Ma la pomeridiana cui abbiamo assistito non si è aperta nel migliore dei modi, per la gaffe organizzativa dell’inizio: dopo il saluto del direttore, il Maestro Hilari García, l’orchestra è rimasta per diversi minuti in silenzio e in un vociare sonoro che ha provocato brusio e il ripetuto affacciarsi in buca di un pubblico, a dire il vero, sensibilmente poco avvezzo al galateo teatrale. Al ritiro del Direttore e all’annuncio di un inizio in ulteriore ritardo, è seguito l’immediato abbassamento delle luci e il nuovo avvio ancor prima di quanto annunciato. Voci di corridoio parlano del ritardo del pianista ospite Sepp Grothenhuis, che tuttavia si sarebbe dovuto comunicare al Direttore per tempo o sostituirlo nell’immediato. Questo non può accadere in un teatro come il San Carlo. Imbarazzatissimi i diversi ospiti stranieri in platea, anche se divertiti dalla grottesca situazione.
Sia Concerto che Theme si sono rivelati, come era prevedibile che fosse, veri banchi di prova per solisti e Corpo di ballo diretto da Clotilde Vayer. Il fatto di non essere completamente all’altezza delle difficoltà di coreografie complesse, veloci e dal vocabolario diverso va tuttavia visto in una prospettiva di crescita e ci si augura che di occasioni simili ce ne saranno molte in futuro. Anche perché l’esito è stato comunque rispettabile.
Ottima prestazione di Luisa Ieluzzi – ormai solista matura e sempre più sicura –  nel Passo a Due di MacMillan, così come di Anna Chiara Amirante – con qualche imprecisione ma piacevolmente fluida nelle difficoltà – nel ruolo principale del lavoro balanchiniano, quest’ultima accompagnata da Luis David Valle Ponce (in vero per nulla convincente) che ha sostituito in extremis Alessandro Staiano, solista di punta della compagnia sancarliana, purtoppo infortunatosi.
Prestazione abbastanza pulita da parte del Corpo di ballo (talvolta migliore dei solisti), potenziato da diversi elementi aggiunti; non sempre opportuna la disposizione delle figure in scena, da un punto di vista prospettico. Fa meraviglia, in merito, che personalità così importanti del mondo della danza non osservino l’effetto che alcuni corpi determinano in scena (e non in sala prove); la collocazione di alcuni elementi al centro delle righe orizzontali e non nelle posizioni laterali ha fatto saltare all’occhio delle figure poco longilinee portando a esiti visivi di cui, in platea, si sono accorti anche i non addetti ai lavori. Non adatto alla fisicità di Annalina Nuzzo l’assolo del terzo tempo di Concerto, che l’ha irrigidita in un susseguirsi di movimenti meccanici non sempre puliti. Il corpo di ballo maschile da un po’ di tempo a questa parte appare poco curato e disomogeneo, mentre l’elemento femminile ha portato in scena gli esiti più visibili di un lavoro di qualità migliore.
Il punto è sempre economico-politico, prima che artistico, indipendentemente dai singoli soggetti: distribuire tante recite (molte doppie) in un arco di tempo ristretto non giova alla qualità di un lavoro in cui i danzatori sono pochi e il carico maggiore è distribuito addosso a pochissimi (che anche per questo vanno spesso in contro a infortuni). Gli aggiunti arrivano per una produzione-lampo e vanno via senza aver avuto il tempo di amalgamarsi ai pochi stabili. La promozione degli spettacoli, inoltre, non è apparsa sufficiente a garantire la presenza massiccia di un pubblico che i titoli proposti e il lavoro della Compagnia avrebbero meritato: non giova pubblicare promozioni social per le recite di giornata, laddove costi proibitivi (il pubblico della danza è fatto soprattutto di nuclei familiari) “di listino” sono noti a tutti e spesso fanno rinunciare all’acquisto in partenza. Cui prodest?
Tirando le somme, di certo un importante ingresso in repertorio per il balletto del San Carlo, un teatro che per la sua storia e quello che rappresenta ancora oggi meriterebbe tuttavia attenzione più seria da parte delle alte Dirigenze e dell’organizzazione interna. (foto Luciano Romano)