“Il Preferito” di Dario Merlini

Milano, Factory 32, Stagione Teatrale 2021/22
IL PREFERITO
di Dario Merlini
con DANIELE CRASTI e DARIO SANSALONE
Regia Dario Merlini
Produzione Oyes con il sostegno di MiBACT e Fondazione Cariplo
Milano, 20 marzo 2022
Factory 32 è un piccolo spazio off nel quartiere milanese di San Cristoforo sul Naviglio, che nel 2018 ha aperto i battenti e che ha strenuamente resistito alle ondate di chiusure e restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria – a causa delle quali proprio questo tipo di spazi spesso non ha riaperto. Quello che rende ancora più interessante questa realtà è l’attenzione che la direzione artistica (capeggiata da Valentina Pescetto) riserva ai giovani e soprattutto a testi inediti e/o contemporanei, tenendo sempre un occhio aperto sulla fruibilità e l’altro sul valore della parola in scena. Non sorprende dunque che figuri nel suo cartellone la Compagnia Oyes, che da alcuni anni ha saputo imporsi all’attenzione di critica e pubblico nazionale con una serie di riscritture (Vania, Oblomov Show, La Coscienza di Zeno) e di drammatugie collettive (tra le quali Io non sono un gabbiano, Skianto, Vivere è un’altra cosa). “Il preferito” – prodotto nel 2017 e da allora puntualmente riproposto – è, tuttavia, un’opera chiaramente autorale, che si muove su binari meno sperimentali, rispetto ad altre produzioni. Nella scrittura di Dario Merlini c’è la piena consapevolezza di non potere davvero parlarci di qualcosa di nuovo, e questa consapevolezza lo porta a trovare nuove parole e nuove immagini per un genere tipico del XX secolo: il gioco al massacro, che da Edward Albee a Yasmina Reza si è tendenzialmente incarnato nella coppia coniugale disfunzionale; Merlini, invece, ci propone un esempio di massacro tra fratelli, a tratti con la leggerezza delle zittelle landolfiane e in altri momenti con la sacralità del legame fraterno di Eteocle e Polinice. È proprio sul filo tra farsa e tragedia che tutto lo spettacolo cammina, sapientemente in equilibrio – quando assistiamo a qualcosa di molto tragico, ecco un secondo dopo scoppiare la risata, e quando questo non avviene, tutto ha la soffocante tensione del gioco pericoloso. Il politicante Salvo ha ucciso per sbaglio una transessuale, e ora pretende che l’inconcludente fratello Primo lo aiuti a far sparire il cadavere, perché lui si trova nel pieno di una campagna elettorale. La narrazione si alterna a flashback sulla giovinezza dei due e sui loro due incontri più importanti: quello con la moglie di Salvo e quello con la transessuale morta. Alla fine capiamo che nessuno dei due fratelli – che si insultano, prevaricano, picchiano – può ottenere quello che vuole senza distruggere l’altro, che coincide a distruggere la parte migliore di sé – quella semplice e affettuosa per Salvo e quella social e disinibita per Primo. “Il preferito” è la storia di questa distruzione che è anche una destituzione del legame di sangue – questa sembra essere la tesi dell’autore. La messa in scena è essenziale e funzionale nella scenografia, mentre la regia dà spazio ad alcune trovate riuscite – controluci, scambi di personaggi, efficaci variazioni situazionali; le colonne dello spettacolo sono, comunque, i due interpreti, che, disinvolti e taglienti entrambi, caratterizzano con ponderazione le loro parti, regalandoci momenti di naturalissima crudeltà e godibile ilarità: Dario Sansalone ha dalla sua una certa affettazione nell’appoggio della voce e nella dizione, pienamente organica al personaggio del politicuccio moralista, mentre la mimica e la gestione dello spazio di Daniele Crasti sembrano un tutt’uno col personaggio del fratello fallito e rancoroso – tanto quanto la sua naturale vis comica lo aiuta con la sghangherata e saggia transessuale rediviva, rendendola un personaggio convincente e accattivante. Insomma, una produzione che dai minimi termini di partenza riesce a trarre tutto il possibile, senza particolare sforzo né elucubrazione, ma basandosi su quello che il teatro dovrebbe ricordarsi più spesso di essere: parola intelligente interpretata in modo da farsi ricordare. Teniamoli d’occhio, questi Oyes.