Antonio Vandini (1690 ca. – 1778): “Complete Works”

Antonio Vandini cd

Antonio Vandini (Bologna, 1690 ca. – 1778): Cello Sonata in C major (I-Vnm); Cello Sonata in B flat major (F-Pn); Cello Sonata in A minor (F-Pn); Cello Concerto in D major (D-SWl); Cello Sonata in B flat major (D-B); Cello Sonata in E major (D-B); Cello Sonata in C major (D-B). Francesco Galligioni (violoncello). L’arte dell’arco (su strumenti originali). Federico Guglielmo. Gianpiero Zanocco (violini). Alessandra Di Vincenzo  (viola).  Paola Frezzato (fagotto). Roberto Loreggian (clavicembalo e organo da camera). Registrazione: Studio Rosso, Silvelle di Trebasleghe (Pd), 16/18 febbraio 2020. T. Time: 55′ 03″ 1CD Dynamic CDS7890
Di Antonio Vandini, g
rande virtuoso del violoncello, che in base a un giudizio riportato da Charles Burney, faceva addirittura parlare, si hanno poche notizie. Quasi nulla si sa, infatti, sulla sua formazione avvenuta a Bologna, sua città natale, dove nel Settecento si era assistito alla fioritura di un’importante scuola di violoncello, che aveva avuto in Giuseppe Maria Jacchini uno dei suoi massimi esponenti. Il primo documento ufficiale che riguarda Vandini, risale, comunque, al 1721 e attesta la sua nomina a primo violoncello della Cappella di Sant’Antonio a Padova, incarico che tenne fino al 1770. Da questo stesso documento sappiamo, inoltre, che Vandini aveva svolto in precedenza lo stesso incarico presso la Basilica di Santa Maria Maggiore a Bergamo e che dal 27 settembre 1720 al 4 aprile 1721 era stato maestro di violoncello presso l’Ospedale della Pietà di Venezia, dove, in base a un’ipotesi non suffragata da prove ed oggi ritenuta destituita di ogni fondamento, avrebbe conosciuto Antonio Vivaldi che, secondo Remo Giazzotto, avrebbe scritto per lui i suoi concerti per violoncello. In realtà questi concerti furono scritti anni dopo da Vivaldi che, in quel 1720, non aveva più rapporti con l’Ospedale veneziano. Non c’è alcun dubbio, invece, sul sodalizio artistico con Giuseppe Tartini, capo dell’orchestra della Basilica antoniana, con il quale Vandini si recò dal giugno del 1722 al 1726 a Praga in occasione dei festeggiamenti per l’incoronazione di Carlo VI, e con Francesco Antonio Vallotti, organista della Basilica padovana, che scrisse per lui, dal 1727 fino agli anni Quaranta, numerose parti obbligate per violoncello nella sua produzione sacra.Non particolarmente cospicua, la produzione di sonate per violoncello di Antonio Vandini è protagonista di un’interessante proposta discografica dell’etichetta Dynamic. Si tratta di lavori in tre movimenti nei quali appara evidente il virtuosismo del violoncellista bolognese che esplora soprattutto il registro tenorile e quello acuto raggiungibile soltanto con l’utilizzo di posizioni fuori dal manico, come si capisce dalla diteggiatura e da altri indizi lasciati da Vandini nella sua musica, e non con un violoncello a cinque corde, non attestato comunque in quel periodo. Un altro problema riguarda l’impugnatura dell’arco il cui modello, secondo quanto riferito da Burney, sarebbe stato quello con la “presa da sotto”. In questo CD le sonate di Vandini sono interpretate da Francesco Galligioni con un approccio “storicamente informato”, come affermato nel Booklet dallo stesso artista che nel contempo confessa di aver avuto la tentazione di abbandonare quella tipologia di arco, che, se da una parte impone una tecnica diversa da quella corrente, dall’altra consente di ottenere un suono molto probabilmente più vicino alle intenzioni e alla prassi esecutiva dell’epoca. Grazie a questa scelta Galligioni, dotato di una splendida tecnica che gli consente di risolvere con facilità gli elementi virtuosistici (doppie corde, passi rapidi e salti di non facile intonazione), restituisce all’ascolto un suono veramente vicino alla prassi esecutiva dell’epoca esaltato anche da una cavata particolarmente espressiva evidente nei tempi lenti. Il pieno rispetto della prassi esecutiva e un profondo senso dello stile sono, inoltre, evidenti anche nella scelta di ornare le melodie nei ritornelli e di variare, alcune volte, sempre nei ritornelli la realizzazione del basso continuo affidato all’ensemble L’arte dell’arco formata da Federico Guglielmo, Gianpiero Zanocco (violini), Alessandra Di Vincenzo  (viola),  Paola Frezzato (fagotto), Roberto Loreggian (clavicembalo e organo da camera) i quali si avvalgono di strumenti originali.