Franz Joseph Haydn (1732-1809): “Sonatas and Variations” & ” Piano Sonatas Vol 2″

A 290 anni dalla nascita del compositore
Franz Joseph Haydn (1732-1809):
Sonata No. 53 Hob. XVI/34 in E minor; Sonata No. 60 Hob. XVI/50 in C major; Sonata No. 33 Hob. XVI/20 in C minor; Sonata No. 62 Hob. XVI/52 in E flat major; Variations in F minor Hob. XVII/6 (Sonata – Un piccolo divertimento).
Leon McCawley (pianoforte). Registrazione:  Catherine’s School, Bramley, Guildford, on 21 e 22 maggio 2016. T. Time: 78′ 54″. 1CD SOMMCD 0162
Autore di una vastissima produzione pianistica che consta di circa 52 sonate, Haydn non fu mai un grande virtuoso di questo strumento. Forse anche  per questa ragione le sue sonate sono state quasi “snobbate” da grandi pianisti come Chopin, Liszt, Busoni, Rachmaninov, Eugen d’Albert, e Artur Schnabel, autore, peraltro quest’ultimo di una famosa revisione delle sonate di Beethoven, che non le hanno incluse nel loro repertorio. Nel Novecento, con l’eccezione di Wilhelm Backhaus che ignorò le sonate di Haydn, il compositore austriaco ha trovato maggiore posto e se, da una parte, Vladimir Horowitz ha interpretato solo poche sonate, Sviatoslav Richter e Glenn Gould hanno mostrato di preferirle a quelle di Mozart.Una vera rivalutazione della produzione pianistica di Haydn è però stata fatta da due grandi pianisti come András Schif ed Alfred Brendel. In virtù delle precedenti considerazioni appare di particolare interesse questa iniziativa discografica dell’etichetta SOMM che propone l’ascolto di una buona parte  delle sonate di Haydn, formalmente strutturate in tre movimenti con un Adagio centrale incastonato tra due tempi più rapidi. Nel primo volume è possibile apprezzare la Sonata No. 53 Hob. XVI/34 in mi minore, pubblicata nel 1784 a dimostrazione della fama europea conseguita dal compositore austriaco, la Sonata No. 60 Hob. XVI/50 in do maggiore, la cui composizione risale a 10 anni dopo, e la Sonata No. 62 Hob. XVI/52 in mi bemolle maggiore, composta a Londra per la pianista Therese Jansen. Il programma del primo volume si conclude con una delle pagine pianistiche più note di Haydn, le Variazioni in fa minore Hob. XVII/6, il cui titolo originario, Sonata – Un piccolo divertimento, mostra l’incertezza di Haydn sulla forma da dare a questo suo lavoro di piacevolissimo ascolto.
Franz Joseph Haydn (1732-1809): Piano Sonatas Vol. 2: Sonata No.50 in D major, Hob. XVI:37; Sonata No.54 in G major, Hob. XVI:40; Sonata No.19 in E minor, Hob. XVI:47; Sonata No.47 in B minor, Hob. XVI:32; Sonata No.58 in C major, Hob. XVI:48; Sonata No.59 in E flat major, Hob. XVI:49. Leon McCawley (pianoforte). Reafistrazione: Turner Sims, University of Southampton  17 e 18 novembre, 2018. T. Time: 77′ 02″ 1CD SOMMCD 0602.
Il programma del secondo volume è costituito da ben sei sonate di cui due, la No.54 in sol maggiore, Hob. XVI:40 pubblicata nel 1794 e la No.58 in C major, Hob. XVI:48, composta nel 1789 in due movimenti. Nella classica struttura in tre movimenti sono le altre quattro proposte e in particolar modo: la Sonata No.50 in re maggiore (1780), il cui primo movimento Allegro con brio è una pagina di sicuro effetto a cui segue il pensieroso secondo movimento, Largo e sostenuto, e il brillante Finale; la Sonata No.19 in mi minore che, composta nel 1765, costituisce una forma di transizione tra la giovanile scrittura haydniana e quella delle sonate più mature; la Sonata No.47 in si minore che, composta tra il 1774 e il 1776, sorprende per il suo carattere poco incline all’amabilità di altre pagine di Haydn, e la matura e di ampie proporzioni Sonata No.59 in mi bemolle maggiore, Hob. XVI:49 (1790), nella quale si possono riscontrare alcune anticipazioni sia della Quinta sinfonia di Beethoven sia dell’Appassionata.
Si tratta di una produzione di piacevole e particolare interesse, in quanto storicamente segna un momento importante dell’evoluzione di questo genere musicale. Passando all’esecuzione  va notata innanzitutto la solida tecnica di Leon McCawley che gli permette di eseguire con grande chiarezza e brillantezza i passi di carattere virtuosistico. Il pianista, che fa un sapiente uso del pedale, mai invadente, come del resto si deve in questa produzione, si rivela altresì particolarmente espressivo nei movimenti lenti, maggiormente connotati in senso lirico.