Venezia, Scuola Grande di San Giovanni Evangelista: Ismaël Margain & Quatuor Hanson

Venezia, Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, Ciclo “L’universo di César Franck”, 2 aprile-27 maggio 2022
“IL CAPOLAVORO E LA PERLA RARA”
Pianoforte Ismaël Margain
Quatuor Hanson:
Violini Anton Hanson,  Jules Dussap
Viola Gabrielle Lafait
Violoncello Simon Dechambre
César Franck: Quintette pour piano et cordes; Rita Strohl: Grande Fantaisie-Quintette
Venezia, 3 aprile 2022
Al Conservatorio di Parigi, la classe di Franck era composta da molti giovani compositori, alcuni dei quali lo avevano soprannominato affettuosamente “papa Franck”. Molte – almeno per quell’epoca – erano le allieve che frequentavano le sue lezioni: tra esse, Cécile Chaminade, Rita Strohl, Marie Jaëll, Henriette Renié, Nadia e LiLi Boulanger. Nell’ambito del Ciclo “L’Universo di César Franck”, dunque, il Palazzetto Bru Zane non poteva mancare di proporre composizioni firmate da una mano femminile; del resto l’istituzione veneziana ha da tempo riservato un posto d’onore alla presenza muliebre nel panorama musicale francese dell’Otto/Novecento. Nel primo appuntamento del 2 aprile sono state presentate pagine di Lili Boulanger, mentre in questo secondo concerto – svoltosi nella fastosa cornice della Sala Capitolare della Scuola Grande di San Giovanni Evangelista – dopo il celebrato Quintetto per pianoforte ed archi del Maestro di Liegi (1879) era in programma un’assoluta rarità: la Grande Fantaisie-Quintette di Rita Strohl (1886), ancora inedita. Su questa compositrice, ingiustamente caduta nell’oblio, autrice di numerosi brani strumentali e vocali, il Palazzetto Bru Zane intende di indagare anche in seguito.Superba è risultata l’interpretazione del Quintetto franckiano da parte di Ismaël Margain al pianoforte, insieme al Quatuor Hanson. Eseguito per la prima volta in forma privata, nel gennaio 1880 alla Société Nationale de Musique, dal Quartetto Marsick con Camille Saint-Saëns al pianoforte, il Quintetto di Franck è da tempo considerato il capolavoro del suo autore, oltre che un vero e proprio monumento del repertorio cameristico francese. Di questo importante lavoro dalla febbrile drammaticità – manifesto della forma ciclica, nonché esempio di una mirabile architettura musicale – i solisti hanno reso con padronanza tecnica e duttilità di mezzi espressivi i passaggi di straordinaria potenza sonora come quelli più raccolti. Una particolare intensità espressiva ha travolto gli ascoltatori quando, in apertura del movimento iniziale, Molto moderato quasi lento, il primo violino ha intonato l’introduzione al tema, ricorrente nell’intera composizione, sostenuto dagli accordi tesi degli altri archi, cui ha risposto un morbido intervento del pianoforte in terzine; la tensione emotiva è stata poi alimentata dal dialogo tra gli strumenti, che è sfociato in un appassionato cromatismo con ritmi affannati ed effetti di accelerazione del tempo. Un tono elegiaco ha pervaso il movimento successivo, Lento con molto sentimento, basato su una melodia, che sembra infinita, alla cui esposizione ha fatto seguito la ricomparsa del tema ciclico, presentato nel primo movimento. Il conclusivo Allegro non troppo è iniziato con un fremito degli archi, i quali hanno esposto un motivo lancinante accompagnato da accordi misteriosi nel registro grave del pianoforte, da cui è emerso, a poco a poco, il primo tema – la frase ciclica già udita due volte – in forma ritmica variata; dopo lo sviluppo di questi due elementi sovrapposti, e al termine di una gioiosa coda, il brano si è concluso con un esaltante e potente unisono.
Quanto al secondo pezzo in programma, Rita Strohl ne ha affrontato la composizione, a inizio carriera, senza preoccuparsi troppo di rispettare le convenzioni legate al quintetto con pianoforte, che – grazie all’impulso di Saint-Saëns, Castillon e Franck, all’inizio della Terza Repubblica – era divenuto un genere serio e imprescindibile per la musica francese; lo stesso titolo, “Fantaisie-Quintette”, fa capire che l’autrice ha seguito la propria ispirazione più che i precetti canonici. Ha evitato, dunque, di adottare una chiara struttura formale, preferendo piuttosto lo sviluppo armonico o melodico di idee sparse. Anche il trattamento dell’insieme strumentale diverge dalle regole del tempo, in quanto, anziché cercare l’equilibrio, la compositrice amplifica la parte del pianoforte, conferendo alla partitura l’aspetto di un concerto in cui l’accompagnamento è affidato a un quartetto d’archi sistematicamente omoritmici. Instancabile, preciso, autorevole, il pianista Ismaël Margain ha sostenuto con intelligenza e sensibilità l’intero ensemble, che si è rivelato perfettamente all’altezza nell’affrontare con la dovuta coerenza stilistica e il giusto accento, nei suoi diversi momenti, questa partitura dal carattere eclettico che, pur composta sette anni dopo lo straordinario, originale quintetto di Franck, tradisce l’influenza dei grandi maestri del passato, da Beethoven a Shumann, a Mendelssohn, fino a Bach. Applausi scroscianti hanno ottenuto la ripetizione del movimento finale del pezzo della Strohl.