Milano, Teatro degli Arcimboldi: “Gala Nureyev”

Milano, Teatro degli Arcimboldi
“GALA NUREYEV
Coreografie di Marius Petipa, Lev Ivanov, Joseph Mazilier, Jean Coralli, Jules Perrot, August Bournonville, Nader Hamed, Viktor Ishchuk.
Musiche di Pëtr Il’ič Čajkovskij, Edouard Deldevez, Adolphe Adam, Ludwing Minkus, E. Helsted/Holger Simon Paulli, Sergej Prokof’ev, Sergej Rachmaninov, Fryderyk Chopin, Jacque Brel, Riccardo Drigo.
Con (in ordine di apparizione) MARTINA DALL’ASTA – VICTOR FINAURINI; ANA SOPHIA SCHELLER – VIKTOR ISHCHUK; NATALIA OSIPOVA – REECE CLARKE; NATALIA MATSAK – SERGII KRYVOKON; DANIIL SIMKIN – TATIANA MELNIK BOLOTOVA; TRIANA BOTAYA LOPEZ – FRANCESCO BRUNI; INES ALBERTINI – WALTER ANGELINI.
Milano, 7 maggio 2022
Il Teatro degli Arcimboldi, sabato 7 maggio, era pieno, grazie ai due grandi nomi in cartellone, Natalia Osipova e  Daniel Simkin, ma abbiamo visto anche altri ballerini provenienti dal Royal Ballet, da New York, dall’Ucraina e dall’Ungheria. Si è iniziato con il passo a due de La bella addormentata, danzato da Martina Dall’Asta e Victor Finaurini. Purtroppo, sono stati parecchi gli errori tecnici che hanno turbato un po’ i ballerini. Soprattutto nella difficile variazione maschile, la cui serie di tours en l’air ha messo in difficoltà Finaurini, che ha perso un po’ l’orientamento. Essendo una coppia giovanissima, avrà modo di rifarsi! Si è poi proseguito con Paquita, ballata da Ana Sophia Scheller e Viktor Ishchuk. Nonostante alcune piccole imperfezioni e degli stupefacenti salvataggi, soprattutto Ishchuk è stato molto applaudito: il pubblico è stato impressionato dalla carica che ha saputo imprimere al suo personaggio. Un passo a due tira l’altro, e così si è arrivati all’atto bianco de Il lago dei cigni. L’entrata di Natalia Osipova è stata preceduta dall’eleganza del giovane First Soloist del Royal Ballet, Reece Clarke. Già all’ingresso della Osipova gli applausi si sono fatti sentire, e meritati. La liquidità dei suoi movimenti fan sì che ogni passo sia legato all’altro, il suo muoversi sulle punte è fluttuare; e, nonostante ciò, sono evidenti i contrasti che una personalità così forte come quella della Osipova sa imprimere: quando si lascia andare tra le braccia suo partner, lo fa per davvero, sembra rilasciare ogni muscolo, probabilmente anche influenzata da quella Manon di MacMillan da lei intrepretata – e che lei ricorda nelle interviste – nella quale alcune prese sembrano delle cadute che sfidano la gravità; ma poi eccola di nuovo su, solida, in asse perfetto, muoversi sulle punte come nessun’altra. È impressionante! E Reece Clarke è stato un partner all’altezza: non dev’essere facile ballarle accanto, tanto che lei stessa ha dichiarato che esistono alcuni ballerini che non vogliono averla come partner, perché preferiscono sapere con certezza cosa accadrà sul palco, mentre con lei così non è. Infatti, a proposito di Manon, lei stessa ha dichiarato che il suo partner Vladimir Shklyarov, con cui ha molto amato danzare, aveva un aspetto leggermente terrorizzato mentre le correva dietro in scena! Ci è dispiaciuto che questo passo a due sia terminato così presto. Con Giselle, danzato da Natalia Matsak e Sergii Kryvokon, più che negli altri passi, avvertiamo di essere in un gala: la sua magia è stata depauperata. La performance, anche se di ottimo livello, è stata asciutta, penalizzata anche dal fatto che le Willis non ci sono: nonostante la bellezza di Matsak, dov’è la stanchezza e il tormento di Albrecht angariato da Myrtha? Questa versione un po’ tagliuzzata penalizza soprattutto l’uomo, che – a nostro avviso – viene aiutato ad entrare nel personaggio sin dalla sua camminata iniziale del II atto per recarsi sulla tomba di Giselle, e dalle molte altre sfumature dello spettacolo, in questa serata inesistenti.
Chiude il “primo tempo” del gala il passo a due del Don Chisciotte,danzato da Daniil Simkin e Tatiana Melnik Bolotova. La parola che più si addice a questo pezzo, come ballato da Simkin, è: spettacolare. Il suo Basilio è talmente spavaldo da lanciare la sua partner in aria e sostenerla per pochi secondi con una sola mano: il pubblico ha risposto con un “ooohh”. La tecnica di questo ballerino fa il resto: salti frizzanti, atterraggi sicuri, Simkin fornisce al suo Basilio tutta la verve necessaria. Il “secondo tempo” è iniziato con il Flower festival (altrimenti detto Infiorata a Genzano). Nonostante abbia fatto sorridere qualcuno in sala per la sua apparenza un po’ naive, Triana Botaya Lopez e Francesco Bruni sono stati deliziosi nel proporre questo pezzo in perfetto stile Bournonville.Dopo questo secondo inizio, il gala vira verso una piega neoclassica. Il passo a due di Cenerentola, su musiche del balletto di Prokoviev, è qui proposto nella versione coreografata da Nader Hamed: ci ha convinto poco, e non sembra che i ballerini (Ines Albertini e Walter Angelini) siano riusciti a danzarla in maniera convincente. Il pubblico ha infatti risposto abbastanza freddamente. Molti applausi, invece, per i due pezzi Don’t Say a word e Feeling you, il cui coreografo è Viktor Ishchuk, che abbiamo visto danzare nel primo tempo. Soprattutto il primo dei due pezzi è stato applaudito a suon di “bravo” per Ishchuk, che ha anche ballato questo pezzo. Torna poi sul palco Simkin, sulle note de Le bourgeois di Jacques Brel. Il pezzo si colloca sulla scia di spettacoli come Fancy Free, balletto di Jerome Robbins, realizzato al Ballet Theatre (predecessore dell’ABT), e che ha poi ispirato un musical. È un pezzo perfetto per le doti di Simkin, che è stato accompagnato dall’entusiasmo del pubblico ad ogni salto come se fosse un acrobata. Si è terminato il gala tornando sul balletto classico ottocentesco, con Le Corsaire. Riappaiono sulla scena Natalia Osipova e Reece Clarke, entrambi bellissimi. Una chiusura più degna non poteva esserci. Questa serata, seppur con qualche inserimento contemporaneo, ha portato in scena molti passi a due con i quali Nureyev spesso si fece conoscere quando approdò in Occidente. Vedere i ballerini danzare, saltare, girare… è un piacere per gli occhi, soprattutto oggi, considerato che la qualità e quantità dei virtuosismi che possono raggiungere è altissima. Le serate di gala hanno quindi i loro grandi pregi, come la possibilità di vedere tanti grandi ballerini esibirsi in una stessa serata, ma anche dei difetti, visto che si assiste a un susseguirsi di tanti passi uno dopo l’altro in maniera forse un po’ troppo frenetica. Per i grandi ballerini, questo spesso non influisce molto sull’interpretazione. Per lo spettatore, invece, il rischio potrebbe essere quello di assistere allo spettacolo quasi come fosse un concorso. Siamo cascati un po’ anche noi in questa trappola, scrivendo questa recensione. E lo abbiamo anche visto in sala. Soprattutto chi non conosce il repertorio – molte persone accendevano lo schermo del cellulare per cercare di leggere quale passo si stesse danzando, e in scena c’era La bella addormentata, Don Chisciotte o Giselle… – ha salutato in maniera scalpitante le grandi virtù atletiche di Simkin – per le quali non abbiamo avversione, tutt’altro, perché colorate di molte sfumature – ma è stato più composto nei confronti di un passo a due de Il lago dei cigni danzato con molta poesia dalla Osipova e Clarke. Non avrebbero meritato anche loro lo stesso entusiasmo?