Venezia, Palazzetto Bru Zane: Nathanaël Gouin alla “tastiera del re”

Venezia, Palazzetto Bru Zane, Festival “L’universo di César Franck”, 2 aprile-27 maggio 2022
“LA TASTIERA DEL RE”
Pianoforte Nathanaël Gouin
Georges Bizet: “Les Chants du Rhin”; Louis Vierne: “Deux pièces” op. 7; Gabriel Fauré: Ballade op.19 (transcription pour piano seul); Valses-Caprices no 2 en ré bémol majeur op. 38; César Franck: “Six Pièces”: Prélude, Fugue et Variation op. 18 (transcription pour piano seul de Harold Bauer); Camille Saint Saëns:  Andante sostenuto dal Concerto pour piano no 2 op. 22 (transcription pour piano seul de Georges Bizet); Étude en forme de valse op. 52 no 6
Venezia, 17 maggio 202
Un ulteriore contributo alla definizione di un’immagine di César Franck meno stereotipata, rispetto a quella tradizionalmente “vulgata” – anche nel suo rapporto con i musicisti francesi della sua generazione o di quella successiva, di cui vari erano stati suoi allievi – è stato offerto da questo concerto, che aveva come protagonista Nathanaël Gouin, uno dei giovani pianisti attualmente più promettenti. Nessuno meglio di lui poteva affrontare l’intrigante programma della serata, che vedeva Franck confrontarsi con due musicisti, suoi amici, come Bizet e Saint Saëns, e con un suo allievo eccellente, cioè Fauré. La scelta di brani rispecchiava il contenuto di una monografia discografica, uscita nel 2020, dal titolo Bizet sans paroles – con chiaro riferimento ai Lieder ohne Worte (Romanze senza parole) di Mendelsohn –, che ha come interprete lo stesso Gouin. In essa l’autore di Carmen – virtuoso del pianoforte, ammirato da Liszt – viene indagato, attraverso una selezione di pagine pianistiche – nate espressamente per la tastiera o trascritte per quest’ultima –, tra le quali citiamo quelle eseguite anche nel concerto, di cui ci occupiamo: Les Chants du Rhin, una raccolta di sei pezzi per pianoforte; la trascrizione tratta da Bizet dal secondo concerto per pianoforte e orchestra di Camille Saint-Saëns; la Parafrasi sulla romanza di Nadir, da Les pêcheurs de perles, firmata  dallo stesso Nathanaël Gouin.
Padrone assoluto della tastiera e capace di ogni inflessione nel tocco, il pianista francese è riuscito ad esprimere senza troppe sdolcinature la grazia, anche salottiera in linea con il gusto ottocentesco, dei Chants du Rhin, portando alla luce tutta la sottile poesia racchiusa in questa raccolta di sei miniature, evocanti paesaggi radiosi, ispirate alle strofe dello scrittore-poeta Joseph Méry; in esse, oltre all’influenza di Mendelssohn e di Schumann – a testimonianza del fascino esercitato dalla Germania e dal suo ideale romantico – si coglie una sensibilità alternativa rispetto al contesto parigino, ma il profumo che esalano rimane tipicamente francese.
Dal forte impatto emotivo è risultata, nel prosieguo della serata, l’esecuzione del primo movimento, Andante sostenuto, del Concerto n. 2 opus 22 di Saint-Saëns, nel corso della quale Gouin è riuscito a distillare un suono sempre cristallino da un brano, al quale il diffuso turgore dell’armonia conferisce una dimensione sinfonica: limpido ed espressivo nel tocco, ha incantato nella cadenza in stile bachiano, che apre e chiude il  movimento, dominato da una struggente vena melodica, con uno dei temi, tratto da un “Tantum ergo” del giovane Fauré.
Purezza del suono e finezza interpretativa si sono apprezzate anche nei Due pezzi op. 7 di Louis Vierne – Impression d’automne e Intermezzo – che esplorano con una certa malinconia generi in voga nei salotti della Terza Repubblica, condividendo un’estetica riferibile alla Belle-Époque e un gusto per le sovrapposizioni ritmiche, oltre a una ricca espressività, cui contribuiscono le sottili variazioni di tempo.
Strepitoso è risultato il pianista anche nell’affrontare la scrittura particolarmente elaborata della Ballata di Fauré – che sbalordì per le sue difficoltà tecniche anche Liszt –, un lavoro ancora romantico dall’andamento piuttosto rapsodico e dall’incantevole lirismo, ispirato al Mormorio della foresta dal Sigfrido di Wagner, pur non avendo nulla di wagneriano – o quella della seconda delle Valses-Caprices, sempre di Fauré – con le sue armonie originali e raffinate, la singolarità della scrittura anche virtuosistica e il tono particolarmente estroverso – o, ancora quella di Prélude, Fugue et Variation di César Franck, terzo dei Sei Pezzi per organo, proposto da Gouin nella trascrizione per pianoforte di Harold Bauer, che al tradizionale dittico “Preludio e Fuga” unisce una Variazione contrappuntistica del Preludio, costituente il culmine espressivo della partitura. Un tripudio del cosiddetto jeu perlé si è colto nello Studio in forma di valzer op. 52 n. 6 di Camille Saint-Saëns, sicuramente il più noto dell’autore, un pezzo pirotecnico, che attinge al valzer, guardando da una parte all’Invitation à la valse di Weber – per la tonalità di re bemolle e la sensibilità armonica – e dall’altra ai ghigni del Mephisto-Walzer di Liszt. Applausi incontenibili, a fine serata, hanno convinto Gouin a concedere un fuoriprogramma, cimentandosi, in modo a dir poco superlativo, con la trascrizione della Romanza di Nadir, tratta da Les pêcheurs de perles di Bizet: una splendida parafrasi scritta dallo stesso Gouin, che ha rivestito questa languida melodia di “liquidi” arpeggi, creando un pezzo anche estremamente virtuosistico, concepito per una tecnica trascendentale, che non può non risalire a quella diabolica di Liszt: il pianista francese ha brillato nel rendere l’incessante ondeggiare delle acque della laguna e il loro sciabordare, provocato dal remo, ad accompagnare il canto voluttuoso, in un’atmosfera sognante.