Richard Wagner (1813-1883): “Tristan und Isolde” (1865)

Dramma per musica in tre atti, libretto e musica del compositore, dal poema l poema Tristan di Gottfried von Straßburg. Prima rappresentazione: Monaco, Teatro Nazionale, 10 giugno 1865
Più vivo ed attuale che mai, Tristan und Isolde è universalemente considerato come uno dei vertici della storia musicale e teatrale. Sarebbe superfluo insistere sulla perfezione con cui si realizza in esso la concezione del dramma musicale wagneriano, sarebbe stucchevole, dopo tante pagine scritte sull’argomento, indugiare ad esaltare la sublimità dell’inno d’amore e di morte in esso contenuto.
Sono ormai dati acqusiti. Rappresentata per la prima volta a Monaco, nel 1865, grazie all’appassionato interessamento di Luigi II di Baviera, sei anni dopo la fine della composizione; nella stessa città era stato ripresa nel 1869 e nel 1872, passando poi sulle scene di altre città tedesche e arrivare per la prima volta a Bayreuth, dopo la morte del compositore, nel 1886.
L’eccellenza della prima del 1865 si legò in modo particolare alla direzione di Hans von Bülow e alla interpretazione dei coniugi Schnorr. Wagner li ringraziò: “Ciò che avete fatto è incomparabile! Se un giorno la gloria dell’arte più pura e più tedesca maturasse il frutto che io porto nel mio spirito e che dovrebbe sorpassare in profondità e bellezza ciò che mai una nazione ha creato per propria gloria, siate certi che voi, carissimi, rimarrete indimenticabili, poichè dalla vostra azione illuminata data la primavera che ha riscaldato la mia opera e ha conferito alla mia ispirazioni forza e luce!”
Altrettanto importante fu anche l’edizone del 1872, che vide accorrere un gran numero di direttori di teatri tedeschi e vide anche decadere l’assurda tesi che l’opera fosse scenicamente irrappresentabile. Ma il successo enorme, definitivo, dell’opera si ebbe dopo la rappresentazione a Bayreuth del 1886, alla quale hanno fatto seguito, sempre nella stessa sede, numerosissime edizioni-modello nelle quali si è potuto notare la tendenza a penetrare nella sostanza della creazione wagneriana, puntando a un attutimento ed uno sfoltimento dei suoi aspetti più vistosi, sfuggendo a una certa retorica convenzionale. L’edizione bayreuthiana che vi proponiamo è affidata a un direttore della statura di Daniel Barenboim e ad interpreti di alta classe, quali Siegfried Jerusalem nella parte di Tristano, Waltraud Meier come Isolde, Matthias Hölle, Uta Priew, Falk Struckmann, rispettivamente Marke, Brangane, Kurwenal. Una esecuzione vocalmente pregevole e caratterizzata da profonda intensità e interiorità, in una concezione scenica ispirata a criteri di sobrietà e contenutezza. Il principio cui si ispirano la regia di Heinrich Müller, con le scene di Erich Wonder e i costumi di Yohji Yamamoto segue quella che era stata la linea avviata dai due nipoti di Wagner: l’eliminazione del naturalismo illustrativo ottocentesco a favore di una simbolistica essenzialità, per cui la “melodia infinita” wagneriana trovi un corrispettivo scenico più appropriato in effetti plastico-luministici anzichè in un esteriore decorativismo.
Il Tristan, con la limitazione dei suoi personaggi e la staticità dell’azione, cui fa riscontro la vastità della concezione poetico-musicale, invita in particolar modo ad una superamento della messa in scena e naturalistica. E la realizzazione di Müller raccoglie lodevolmente l’invito, anche se certi suoi risultati, hanno potuto suscitare qualche perplessità soprattutto per l’audace simbologie degli scarni  elementi scenografici e per qualche intrusione che può apparire forzata.