Trieste, Teatro “Verdi”: “Pagliacci”

Trieste, Teatro Lirico Giuseppe Verdi – Stagione lirica e di balletto 2022
“PAGLIACCI”
Opera  in due atti  su musica e libretto di Ruggero Leoncavallo
Canio/Pagliaccio AMADI LAGHA (12.6)/ RUBENS PELLIZARI (11.6)
Nedda/ Colombina VALERIA SEPE (12.6)/ AFAG ABBASSOVA-BUDAGOVA NURAHMED (11.6)
Tonio/ Taddeo DEVID CECCONI (12.6)/ STEFANO MEO (11.6)
Peppe/Arlecchino BLAGOJ NACOSKI
Silvio MIN KIM
Un contadino DAMIANO LOCATELLI
Altro contadino FRANCESCO PACCORINI
Orchestra e Coro della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste. Piccoli Cantori della città di Trieste 
Direttore Valerio Galli
Maestro del coro Paolo Longo
Voci bianche dirette da Cristina Semeraro
Regia Victor Garcia Sierra
Scene Paolo Vitale
Costumi  Giada Masi
Light design Stefano Gorreri
Nuovo allestimento della Fondazione Teatro Lico Giuseppe Verdi di Trieste
Trieste, 11 e 12 giugno 2022
La stagione lirica della fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi si chiude con un doppio appuntamento: Pagliacci ed  Al Mulino di Ottorino Respighi. È stata la stagione della ripartenza, caratterizzata da un aumento delle presenze di pubblico di titolo in titolo, dovuta sicuramente alle scelte artistiche, ma anche dalla capacità delle maestranze di  far ritrovare  al pubblico quel teatro che aveva lasciato due anni fa. La disponibilità a venire incontro alle ansie  di un pubblico che ritornava alla vita sociale e culturale, il supporto a gestire le questioni relative alla gestione degli spazi in teatri e che si ripercuotevano in biglietteria che ha dovuto  risolvere infiniti cambi di posto. Un plauso, quindi, a tutti i lavoratori del teatro, un  tassello fondamentale non solo per ricominciare a programmare, ma per vivere il teatro  al meglio. L’opera  di Leoncavallo mancava da Trieste da quasi vent’anni e per il suo ritorno si sono fatte le cose in grande. Un direttore dalla carriera internazionale, un regista che ha incontrato un ampio successo a Trieste, un cast di voci degne d’interesse.Il risultato  è uno spettacolo visivamente ricchissimo,  colorato e vivace, che il regista Victor Garcia Sierra  anima (con un certo senso di caos) di cavallini, mongolfiere, ballerini, fenomeni da baraccone, ecc. supportato dalle variopinte scene di Paolo Vitale, e dai costumi (a nostro parere fuorvianti la vicenda) di Giada Masi, che creano una ambientazione quasi senza tempo, metafisica, che poco ha a che fare con la Calabria del libretto e che, a parere dello scrivente,  penalizza la  lettura dei personaggi, che non sempre sono usciti dalla visione stereotipata dell’opera. Analogamente il direttore Vittorio Galli, profondo conoscitore di Leoncavallo, ha offerto una visione della partitura teatralmente efficace, tesa, anche grazie alla perfetta intesa con l’orchestra,  uscita positivamente dalla prova, così come il Coro, in magnifica forma (con i sempre bravissimi  “Piccoli cantori  della città di Trieste”). Un equilibrio tra buca e scena ben calibrato, che ci è parso però meno partecipe nella gestione dei momenti solistici e questo ha un po’ penalizzato le possibilità espressiva degli interpreti. Abbiamo gà fatto cenno, ai validi cantanti, impegnati nell’opera. Nel ruolo  di Canio si alternavano Amadi Lagha e Rubens Pellizzari. Il tenore franco-tunisino ha donato al protagonista la sua potenza vocale,  la ricchezza di colori di una voce esuberante, ma senza cedere a eccessive ostentazioni veriste, dando invece il giusto spazio a dinamiche sfumate.  Senza dubbio, Lagha, domina il personaggio e potrà arrivare a una lettura ancor più personale  di Canio, per farne quasi  un modello di riferimento. Rubens Pellizzari ha dalla sua, la solidità di una carriera che lo portato più volte ad affrontare il ruolo che ben conosce  e che ha gestito senza difficoltà. Quello di Pellizzari è un Canio quasi introverso, dolorosamente straziato.

Come Nedda si esibivano Valeria Sepe e Afag Abbasova-Budagova Nurahmed. Entrambe hanno fornito una prova convincente, mostrando un solido bagaglio vocale, in tutta la gamma e una decisa personalità scenica. Più che positivi i due Tonio: Devid Cecconi e Stefano Meo. Cecconi ha confermato di essere in un momento magico della carriera. La voce, già dal Prologo, si è presentata è potente e solida,  corre magicamente nel  teatro inondandolo di colori, ha inoltrato mostrato la capacità di sfuggire dai cliquè e consegnare alla scena un uomo vero, meschino e rabbioso,  vero centro della vicenda. Non è da meno Stefano Meo, che ha saputo emozionare la sala, mettendo in risalto una vocalità brillante, ricca di sfumature ed una lettura intensa della parte. Blagoj Nacoski è stato un convincente Peppe/ Arlecchino e Min Kim  un credibile Silvio. Completavano il cast i professionali Damiano Locatelli e Francesco Paccorini (i due contadini). Alla fine appalusi generosi per tutti, con numerose chiamate in scena e vero trionfo per le due terne di protagonisti.