99° Arena di Verona Opera Festival 2022: “La Traviata”

99° Arena di Verona Opera Festival 2022
“LA TRAVIATA”
Melodramma in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave da La Dame aux Camèlias di Alexandre Dumas figlio.
Musica di Giuseppe Verdi
Violetta Valéry NINA MINASYAN
Flora Bervoix
LILLI JØRSTAD

Annina FRANCESCA MAIONCHI
Alfredo Germont
FRANCESCO MELI
Giorgio Germont AMARTUVSHIN ENKHABAT
astone di Letorières CARLO BOSI
Barone Douphol NICOLÒ CERIANI
Marchese d’Obigny ALESSIO VERNA
Dottor Grenvil
FRANCESCO LEONE
Giuseppe MAX RENÉ COSOTTI
Domestico/Commissionario STEFANO RINALDI MILIANI  
Primi ballerini ELEANA ANDREOUDI, ALESSANDRO STAIANO

Orchestra,Coro e corpo di ballo della Fondazione Arena di Verona                                                            
Direttore Marco Armiliato
Maestro del coro Ulisse Trabacchin
Regia e Scene Franco Zeffirelli

Costumi Maurizio Millenotti                                                        Luci Paolo Mazzon
Coreografie Giuseppe Picone                                                       Coordinatore del Ballo Gaetano Petrosino
Verona, 15 luglio 2022
Quarto titolo del festival, è l’ultimo allestimento ideato da Franco Zeffirelli per l’Arena nel 2019; l’imponente scenografia e i movimenti di massa, durante le due feste, così come i momenti psicologicamente forti (tutta la prima parte del secondo atto) non sembrano tuttavia percorrere un’idea teatrale precisa. Va detto che il maestro fiorentino scomparve lasciando la sua opera incompiuta, con bozzetti di scena e appunti di regia ma senza la possibilità di provare con la compagnia di canto e i figuranti. Ne risulta uno spettacolo visivamente senza colpi d’ala, abbastanza prevedibile e scontato; una Traviata come tante altre viste nell’anfiteatro veronese in questi anni. Inoltre la complessità delle scenografie ne ha messo a dura prova il montaggio, concluso praticamente a ridosso dell’orario di spettacolo ed inducendo uno sconcertante senso di precarietà ed imprecisione abbastanza insolito per l’Arena. A tacitare parzialmente il disappunto e le perplessità vi erano tuttavia i costumi di Maurizio Millenotti, le luci di Paolo Mazzon e la coreografia di Giuseppe Picone, di particolare efficacia nella festa del secondo atto con l’ingresso delle Zingarelle e dei Mattadori. La sfortunata protagonista della serata aveva la voce di Nina Minasyan, soprano armeno poco noto in Italia ma che vanta già presenze importanti nei maggiori teatri esteri. Una bella voce, seppur non di grande spessore, che si presta alla duttilità vocale richiesta nei tre atti e con bella presenza scenica (anche se, come detto, l’idea registica non era particolarmente precisa), soprattutto nel tormentatissimo confronto con Germont padre. Francesco Meli, collaudato nel ruolo di Alfredo (sostenuto in Arena anche lo scorso anno) presenta un bel fraseggio unito ad una maturità vocale ed interpretativa, oltre ad un controllo non solo dello strumento vocale ma anche delle esuberanze espressive che il carattere del giovane Germont potrebbe facilmente indurre. Ad indossare i panni di Germont padre il baritono mongolo Amartuvshin Enkhabat (chiamato a sostituire il collega in cartellone), già presente in Arena con Aida e Nabucco, ha confermato l’ottima impressione avuta nel dittico Cavalleria rusticana e Pagliacci del 2021. Dotato di voce calda, pastosa e di rara chiarezza nella declamazione, è anche attore di particolare bravura soprattutto nella sottolineatura della iniziale ostilità verso Violetta, nel turbamento successivo ed infine nella presunta e ritrovata serenità della famiglia riunita. Eccellente nell’intero quadro con la cortigiana Violetta, ancor più nel consolare il figlio (Di Provenza, il mar, il suol e No, non udrai rimproveri) con una linea di canto efficacemente piegata alla volontà di un odioso benpensante. Il resto della compagnia di canto non presentava particolarità degne di nota, tutti gli interpreti sono apparsi vocalmente e scenicamente corretti a partire da Lilli Jørstad (Flora), Francesca Maionchi (Annina), Carlo Bosi (Gastone di Letorières), Nicolò Ceriani (Douphol), Alessio Verna (Marchese d’Obigny), Francesco Leone (Grenvil), il veterano Max René Cosotti (Giuseppe) e Stefano Rinaldi Miliani (Domestico e Commissionario). La concertazione di Marco Armiliato, direttore musicale del 99° Festival con presenza sul podio in quasi tutte le opere,  si è mantenuta sostanzialmente fedele alla partitura e funzionale al palcoscenico. Anziché la corsa verso la morte (come sottolinea Julian Budden) i tempi allentati scelti da Armiliato sembravano soppesare un lento ed inesorabile sfiorire della giovinezza della protagonista, già spietatamente condannata dalla società e dalla vita. L’orchestra della Fondazione Arena, ancora una volta ai limiti dell’udibilità (soprattutto nell’inconsistenza degli archi) rafforza nostro malgrado il diktat toscaniniano secondo il quale all’aperto si gioca solo alle bocce. Nulla da dire sul coro, se non rilevarne la prestazione corretta e senza particolari bagliori; del resto le parti corali di Traviata non presentano particolari difficoltà esecutive e fungono sempre da contorno al dramma come espressione gaudente dell’aristocrazia parigina ottusa e perbenista. Come già detto, la coreografia era di Giuseppe Picone; primi ballerini erano Eleana Andreoudi e Alessandro Staiano. Traviata cast prossime repliche il 22 e 30 luglio, il 6 e il 20 agosto e il 1° settembre. Foto Ennevi per Fondazione Arena