Artegna, Casa Micossi: “Un’altra canzone” di Aldo Giavitto

Artegna, Casa Micossi
 “UN’ALTRA CANZONE”
parole e musica di Aldo Giavitto
Chitarra: Andrea Giavitto
Organizzazione Comune e Pro Loco di Artegna
Artegna, 30 luglio 2022
Artegna è un piccolo comune del Friuli collinare, che nel corso dell’estate ha proposto diverse iniziative culturali, di notevole spessore e rivolte ad un pubblico di nicchia. Non ha puntato alle folle oceaniche dei concerti rock o ai nomi universalmente popolari che abitano le serate estive dell’Italia post covid, ma il riscontro ottenuto dimostra l’importanza che le istituzioni ricordino il loro ruolo educativo e propositivo ed investano in cultura e qualità.
In questo caso parliamo di un raffinatissimo concerto di Aldo Giavitto, pluripremiato cantautore friulano. Musicista particolare, autore di tutti i testi che canta, scrive in lingua italiana e friulana. Vincitore di rassegne e festival friulani e di numerosi premi nazionali, fra cui due premi Recanati, si è esibito con il supporto del figlio Andrea, anche lui, come il padre,  chitarrista pregevole.
Il risultato: una serata musicale  di rara intensità. A partire dal luogo: la  dimora del pittore Mario Micossi (1926-2005) che per anni ha aperto la sua abitazione al pubblico degli appassionati, per far conoscere la sua produzione. Un modo per sfuggire alle regole di gallerie e del commercio, per poter essere se stesso. Una scelta coraggiosa per un artista che aveva avuto grandissima popolarità  internazionale, senza rimanerne schiacciato. Scegliere di cantare nel cortile della sua casa è stata l’occasione per mantenerne vivo il ricordo e gli ideali creativi e d’espressione, di sentirlo e vederlo presente, seduto su una  delle sedie  poste all’ombra di  una lussureggiante vite che ha protetto il pubblico dal calore di una sera estiva. Anche la scelta di non illuminare gli spazi se non con delle candele,  ci ha accompagnati nella  notte,  guidati dalle parole di Giavitto, liberando le nostre sensazioni, accarezzati dalle ombre di una sera che ci accarezzava e ci donava la possibilità di lasciarci andare alla commozione più autentica della musica.
Il concerto, quasi due ore di musica e parole, è stato un crescendo artistico. Dal punto di vista musicale la scelta acustica ha regalato una dimensione intima alla serata, un racconto emozionale di scabra purezza, e di bellezza a tratti trascendentale che il pubblico ha colto nel senso più profondo. Prova ne sia che alla fine di ogni brano gli applausi copiosi e meritati, sono scaturiti allo smorzarsi dell’eco dell’ultima nota, a respirare quegli istanti magici e rari in cui il silenzio si fa suono. Quasi una citazione del misticismo wagneriano.
I temi affrontati da Giavitto sono importanti: la morte, la guerra, il senso della vita, l’Amore, il trascorrere del tempo. Scorre anche il ricordo di Pasolini, Ungaretti, Ulisse.
Con grande raffinatezza, ma senza quell’atteggiamento compiaciuto di troppi intellettuali, Giavitto costruisce i suoi testi poetici, calibrando ogni sfumatura, nascondendo con eleganza riferimenti e citazioni fra le pieghe della canzone, sfuggendo  compromessi e ovvietà, accarezzando le storie che racconta a colpi di pastello. Dal punto di vista vocale può contare su uno strumento sicuro, in grado di regalare colori particolarmente personali in tutte le gamme dell’emissione, facendo emergere qua e la delle analogie “alla Guccini”, che lo stesso Giavitto dichiara con riconoscenza.
Il cantautore ha presentato ogni brano, spesso con tono irriverente e sempre ironica. Un momento di leggerezza, mai superficiale, che non solo presenta la canzone, ma consente in qualche modo di voltar pagina, in un percorso narrativo che vuole dare spazio a sempre nuove sensazioni.  Alla fine di questo percorso musicale, quello che rimane, al di là del forte significato delle parole, dei suoni coinvolgenti, è il piacere coraggioso di condividere attimi di vita. Che è il senso dell’Arte vera, quella libera dagli schemi e dalle categorie. Alla fine applausi pieni e convinti hanno suggellato questo incontro esaltante che ci auguriamo che in tanti possano avere occasione di vivere.