Bayreuther Festspiele 2022: “Tristan und Isolde”

Bayreuther Festspiele 2022; Tristan und Isolde; Insz. Roland Schwab

Bayreuther Festspiele 2022
TRISTAN UN ISOLDE”
Dramma in tre atti, libretto e musica di Richard Wagner
Tristan STEPHEN GOULD

Re Marke GEORG ZEPPENFELD
Isolde CATHERINE FOSTER
Kurnewal MARKUS EICHE
Melot OLAFUR SIGURDARSON
Brangäne EKATERINA GUBANOVA
Un pastore RODRIGUEZ NORTON
Un timoniere RAIMUND NOLTE
Un giovane marinaio SIYABONGA MAQUNGO
Orchestra e Coro del Bayreuther Festspiele
Direttore Roland Schwab
Maestro del Coro Eberhard Friedrich
Regia
Markus Poschner
Scene Pietro Vinciguerra
Costumi Gabriele Rupprecht
Drammaturgia Christian Schröder
Luci Nico Hunsberg
Nuovo allestimento
Bayreuth, 12 agosto 2022
Spesso si legge che il Tristano è l’opera wagneriana più difficile da allestire, forse perché la necessità di modernizzare un’opera dai tempi dilatati e dalla trama apparentemente semplice sembra debba richiedere lo sforzo di renderla complessa.Niente di più sbagliato: il punto di forza di quest’opera è proprio la semplicità, e finalmente il concetto è stato compreso dal lavoro svolto a quattro mani del regista Roland Schwab e del direttore Markus Poschner, entrambi al loro debutto nel palcoscenico del Festspiele. Un’opera coerente dalla prima all’ultima scena, nella quale lo spettatore resta rapito dalla perfezione della direzione, delle voci del cast e della scenografia. L’ambientazione su due livelli sembra liberare i protagonisti nello spazio; ma ciò che arriva è più che altro una liberazione fisica da tutti i vincoli terrestri in funzione dell’amore tra i due protagonisti. Geniale l’utilizzo del grande oblò della nave che apre verso l’infinito e che dà voce anche alla luce esterna, dove il giorno e la notte si alternano senza soluzione di continuità. L’area del livello inferiore, adibita a piscina nel primo atto e trasformata poi in un pavimento multifunzione, funge da ostacolo naturale, capace di essere intercettato da tutti ma superato soltanto dai due protagonisti. Nulla di audace, poche idee ma congeniali, equilibrate e dal forte impatto visivo, ma soprattutto sapientemente gestite dal punto di vista tecnico al fine di rendere l’ambientazione plasmabile nella dimensione spazio-temporale, idee capaci di trasportare lo spettatore in visioni metafisiche, che raggiungono il loro culmine nel Liebestod finale. In questo climax infatti tutti i sensi si fondono e allo stesso tempo si annullano in un annichilimento che trasforma il tradimento in fedeltà eterna e dove si interpreta il sublime concetto che la vita è più forte della morte, ma la morte è più forte di tutto. Innovativa anche l’idea di sostituire il duello tra Marke e Tristano con una scena dalla staticità assoluta, dove la tensione scenica è creata da una lenta, lentissima discesa dal cielo di un fascio di luci verticali atte a rappresentare la spada della morte. Questa scenografia, proprio per il suo equilibrio, riteniamo che non abbia bisogno di aggiustamenti nel classico percorso pluriennale delle produzioni bayreuthiane, visto anche l’ampio ed inequivocabile riconoscimento da parte del pubblico. Splendida la direzione di Markus Poschner. Il suo è un Tristano eseguito ad una velocità metronomica leggermente più lenta dell’usuale, ma ciò permette di esaltare ed amplificare ogni singola idea, come il canto del marinaio, i corni di caccia e il suono della ciaramella del terzo atto. A lui auguriamo una carriera in linea col successo della sua prima direzione bayreuthiana. Da menzionare la tensione creata dallo stesso sull’accordo irrisolto iniziale, tensione mantenuta sapientemente per tutta la durata dell’opera. Splendida prova per l’orchestra e il coro del Festival, preparato da Eberhard Friedrich. Complessivamente ottimo il cast.  Stephen Gould è un Tristan convincente, dalla voce limpida e potente ma forse mostra qualche segno di stanchezza dallo sforzo richiestogli dalle tre rappresentazioni in contemporanea del Festspiele nella stagione in corso. Catherine Foster, Isolde, si è dimostrata ancora una volta abile nell’adattare la sua voce al timbro wagneriano, con una capacità espressiva di altissimo livello, capace di far sentire i vibrati anche a voce sussurrata. Le due voci dei due protagonisti si fondono perfettamente, raggiungendo un tripudio nel duetto che sembra essere senza fine, al termine della seconda scena del secondo atto. Applauditissimo Georg Zeppenfeld, Marke, dalla voce intensa e cristallina, abile nel modulare il timbro vocale in linea con la partitura. Un plauso particolare a Ekaterina Gubanova, Brangäne, dalla voce centrale di spessore, calda e intensa. Completavano adeguatamente la compagnia: Olafur Sigurdarson (Melot), Rodriguez Norton (Un pastore), Raimund Nolte (Un timoniere), Siyabonga Maqungo (Un giovane marinaio). Successo pieno e convincente. Foto Enrico Nawrath