Francesco Mancini (1672-1737):XII Solos” (London, 1724)

CD 1: Sonate I, II, III, V, [Prima] toccata di cembalo per studio in la minore, Sonate IV, VI
CD 2:Sonate VII, VIII, IX, X, [Seconda] toccata di cembalo per studio in la minore, Sonate XI e XII.
Daniele Salvatore (flauti dolci e traversiere), Perikli Pite (viola da gamba e violoncello). Silvia Rambaldi (clavicembalo) Pedreo Alcàcer Doria (tiorba e chitarra barocca). Registrazione: Delizia di Belriguardo, ottobre 2016. T. Time: 57’15” (CD 1) 58’31” (CD2). 2 CD Tactus TC671390 
Nato a Napoli nel 1672,  Francesco Mancini, sebbene poco noto a un largo pubblico, ottenne una certa fama nel panorama musicale dell’epoca soprattutto come compositore teatrale e di cantate (circa 200). Rimasto, salvo occasionali viaggi a Roma, per tutta la vita a Napoli, dove sarebbe morto nel 1737, Mancini fu maestro della Cappella Reale, carica che gli fu conferita nel 1708, ma che perse pochi mesi dopo a favore di Alessandro Scarlatti. Divenuto vice-maestro, Mancini, che sarebbe stato reintegrato nel suo ruolo alla morte di Scarlatti avvenuta nel 1725, fu dal 1720 direttore del Conservatorio di Santa Maria di Loreto esercitando così una certa influenza sulla formazione di generazioni di musicisti napoletani. Fu anche autore di un’interessante produzione strumentale che, purtroppo, è rimasta in ombra rispetto a quella teatrale e vocale e di cui un esempio è la raccolta XII Solos for a Violin or Flute. Pubblicata a Londra probabilmente nel 1724 con una dedica al console generale inglese per il Regno di Napoli John Fleetwood, la raccolta riscosse un immediato quanto duraturo successo tanto da contare ben tre edizioni nell’ultima delle quali sparì l’indicazione del violino. Sicuramente l’opera aveva avuto un grande successo presso i flautisti tanto da rendere superflua l’indicazione della possibilità di esecuzione con un altro strumento. In effetti sono brani di un certo valore, formalmente costruiti secondo lo schema della sonata corelliana in quattro movimenti, che si impongono per la ricchezza armonica, per la perizia della scrittura contrappuntistica e per una cantabilità di ascendenza operistica evidente nei movimenti lenti. 
Questa raccolta è protagonista di un’interessante proposta discografica dell’etichetta Tactus nella quale si possono anche ascoltare due toccate clavicembalistiche di Mancini. Ad eseguire le sonate con profondo senso dello stile, sono Daniele Salvatore (flauti dolci e traversiere), Perikli Pite (viola da gamba e violoncello). Silvia Rambaldi (clavicembalo) Pedreo Alcàcer Doria. Gli artisti, inoltre, hanno dimostrato una certa sensibilità per la prassi esecutiva dell’epoca, in base alla quale era consueto fare precedere il primo movimento da un preludio improvvisato. La scelta, inoltre, di lasciare all’esecuzione del solo clavicembalo due sonate risponde anche questa alla necessità di adeguarsi alla prassi esecutiva dell’epoca che dava la facoltà di eseguire le musiche con strumenti diversi. Perfettamente in stile è, inoltre, la realizzazione del basso continuo per la quale la clavicembalista Silvia Rambaldi si è avvalsa di figurazioni tipiche della scuola napoletana e dell’arte di Alessandro Scarlatti che di essa fu il massimo esponente. Dotato di un’ottima tecnica che gli consente di superare con facilità le agilità di queste partiture non particolarmente semplici e, quindi, destinate a professionisti e non a dilettanti, Daniele Salvatore si è avvalso di strumenti d’epoca, come il flauto dolce contralto, il flauto di voce, il flauto traversiere e quello sopranino in fa.