Verona, Teatro Romano, Estate Teatrale Veronese 2022
“IFIGENIA IN TAURIDE”
di Euripide traduzione Giorgio Ieranò
Ifigenia ANNA DELLA ROSA
Oreste IVAN ALOVISIO
Pilade MASSIMO NICOLINI
Bovaro ALESSIO ESPOSITO
Toante STEFANO SANTOSPAGO
Messaggero ROSARIO TEDESCO
Coro di schiave greche: Anna Charlotte Barbera, Anna Maria Cesario Brigida, Gloria Carovana, Roberta Crivelli, Caterina Filograno, Leda Kreider, Giulia Mazzarino, Daniela Vitale
Coro dei Tauri: Guido Bison, Domenico Lamparelli, Matteo Magatti, Jacopo Sarotti, Damiano Venuto
Regia Jacopo Gassmann
Scene Gregorio Zurla
visual designer Luca Brinchi e Daniele Spanò
costumi Gianluca Sbicca
progetto sonoro G.U.P. Alcaro
Disegno luci Gianni Staropoli
maestro del coro Bruno De Franceschi
movimento e coreografie Marco Angelilli
Produzione Fondazione INDA
Istituto Nazionale del Dramma Antico
Verona, 15 settembre 2022
Spettolo di chiusura dell’Estate Teatrale Veronese è stato Ifigenia in Tauride. Dopo essere stato rappresentato al Teatro Greco di Siracusa e al Teatro Grande di Pompei, l’arrivo a Verona era atteso come una vera novità e non ha deluso. Qui a Verona lo spazio era decisamente più compresso e ne hanno sofferto le scene e l’ariosità dei movimenti attoriali, ma lo stesso si è potuto apprezzare l’originalità degli elementi dei visual designers Luca Brinchi e Daniele Spanò che seguono i sentimenti e i tormenti dei personaggi, rappresentandoli sui due schermi giganti che fanno da sfondo al palco. La regia di Jacopo Gassmann lascia inalterata la sequenza del dramma, attualizza le scene e i costumi dell’opera di Euripide e la reinterpreta a livello psicologico. L’opera è idealmente suddivisa in due parti ed evidenzia la crudeltà del passato di Ifigenia, che non sembra superare, perché insopportabile è per lei la consapevolezza che i suoi cari l’hanno immolata per vanagloria, in questo caso la recitazione è tagliente e concitata. Nella seconda parte, quella della liberazione, prende coscienza – e in questo la sua modernità – e rifiuta il suo destino che la imprigiona tra i barbari e con l’astuzia si riappropria del suo futuro ritornando nel mondo civile con i suoi ritrovati affetti. L’attrice Anna della Rosa ha saputo leggere questa contraddizione e dare un’interpretazione efficace, sia nei lunghi monologhi della sofferenza della prima parte, sia nelle scene di consapevolezza e liberazione. Forse, nella sua interpretazione (legata quasi sicuramente da una scelta registica), la scena dell’incontro con il fratello Oreste e l’amico Pilade è un po’ troppo fredda e didascalica rispetto alla scoperta e riconoscimento dell’amato fratello.
Durante lo spettacolo, sono emerse, purtroppo delle difficoltà con l’impianto di amplificazione che ha molto penalizzato la percezione della recitazione che, in alcuni momenti, soprattutto nelle frasi sussurate (forse anche troppo! All’attore sarebbe stato consigliato di alzare un po’ il volume della voce!). Solo nel caso di Stefano Santospago (Toante) il mestiere ha saputo sopperire alle difficoltà sonore. L’espediente dell’ultima parte dove i protagonisti diventano spettatori contemporanei e assistono alla conclusione della tragedia, letta sui grandi schermi dalla dea Artemide, risolve – in un tempo ridotto – l’intera vicenda lascia forse lo spettatore un po’ disorientato.Nel complesso ottima prova per tutto il cast. Teatro gremito e successo pieno.