Venezia, Palazzetto Bru Zane, Festival “Massenet, maestro del suo tempo”, 1° ottobre-28 ottobre 2022
Geister Duo
Pianoforte David Salmon e Manuel Vieillard
Jules Massenet: “Le Roi de Lahore”, Ouverture, transcription pour piano à quatre mains de Charles Théodore Malherbe; Première suite op. 11; Cécile Chaminade: Six Pièces romantiques; Reynaldo Hahn: Trois Préludes sur des airs irlandais; Georges Bizet: “Jeux d’enfants”
Venezia, 28 ottobre 2022
“Si le poète pouvait/S’enfuire à tire d’ailes/Les enfants voudraient/Partir avec lui”, recitano alcuni versi di Raymond Queneau. Un sogno che forse seduce anche gli adulti. Un sogno, che per una volta si è realizzato per coloro che affollavano la deliziosa sala dei concerti del Palazzetto Bru Zane in occasione dell’ultimo appuntamento relativo al Festival dedicato a Massenet. Il poeta era, in questo caso, il pianoforte, sulle cui ali gli spettatori hanno potuto viaggiare nello spazio e nel tempo. Nel corso della serata essi hanno, di volta in volta, magicamente assaporato le atmosfere esotiche e pittoresche dell’Oriente con l’Ouverture del Roi de Lahore di Massenet, nonché con Idylle arabe e Danse hindoue di Cécile Chaminade; attraversato le nebbie dei Préludes sur des airs irlandais di Reynaldo Hahn; rivissuto l’età dell’innocenza e della più sfrenata fantasia tramite Jeux d’enfants di Georges Bizet. Complice il Geister Duo (formato da David Salmon e Manuel Vieillard), che ha affrontato con padronanza tecnica e finezza interpretativa i pezzi in programma, tra l’altro superando egregiamente le difficoltà insite nella scrittura di molti di essi e nel contempo dimostrando un sincero quanto collaudato piacere di suonare insieme.
Testimonianza, come altre analoghe pagine, della raffinata maestria di Massenet a livello timbrico e melodico, l’Ouverture del Roi de Lahore ha rivelato tutto il suo fascino anche nella trascrizione per pianoforte a quattro mani di Charles Théodore Malherbe, come si è potuto apprezzare grazie, innanzi tutto, alla sensibilità interpretativa del Geister Duo, che ha saputo riprodurre una dimensione sinfonica, non scevra di una certa teatralità: dalla perentoria fanfara, che apre l’ouverture, e ritorna al suo interno, agli squarci melodici, dai profili voluttuosi e dall’afflato mistico orientaleggiante, che evocano un’atmosfera paradisiaca.
Una varietà nel tocco e nell’espressione si è apprezzata nella Prima Suite op. 11 di Massenet, dedicata a Saint-Saëns, una delle opere giovanili del compositore, da poco rientrato dal soggiorno a Villa Medici. Un clima da monologo interiore ha caratterizzato l’Andante con la sua melodia delicatissima nel registro più acuto della tastiera; la gaiezza di certe danze paesane veniva evocata dal successivo Allegretto quasi allegro, scandito da un ritmo di siciliana; un canto di rara eleganza, nel registro più acuto, si è goduto nell’Andante con l’ accompagnamento di una sequenza di accordi arpeggiati e motivi in controcanto.
Ricca di accenti e sfumature, in linea con il fascino melodico e la scrittura varia e raffinata dell’intera raccolta, era anche l’esecuzione delle Six Pièces romantiques, l’unica partitura a quattro mani di Cécile Chaminade, a parte le Deux Pièces op. 36. “Romantico” sta qui a significare, in un’accezione più generica, “ispirato all’immaginario ottocentesco”, come dimostra la presenza del tema della Natura (vedi Primavera, un pezzo dalla scrittura lieve ed elegante) e di quello dell’esotismo (ad esempio, nel già citato Idylle arabe, dove con evidente bizzarria – a parte l’imitazione delle sonorità di qualche strumento orientale a corde pizzicate – dell’Arabia reale c’è ben poco, visto che … vi si balla il valzer!).
Con analoga ricchezza espressiva, tra aggraziati temi popolari e momenti di intimo raccoglimento, si è svolta l’esecuzione dei Trois Préludes sur des airs irlandais di Reynaldo Hahn, di cui si sono valorizzate la semplicità e la freschezza nel trattare i materiali musicali.
Ma il Duo ha brillato in particolar modo – coniugando il gusto per le sfumature e i contrasti con una tecnica ineccepibile – nell’esecuzione di Jeux d’enfants di Georges Bizet. Si tratta di una delle poche composizioni scritte dall’autore – eccellente pianista, apprezzato dallo stesso Liszt – per la tastiera. La raccolta, dedicata al mondo dei piccoli – di cui raffigura i divertimenti, con candore e freschezza toccanti, attraverso motivi di icastica incisività – si rivolge a bambini ascoltatori e non interpreti, vista la difficoltà della maggior parte dei pezzi – La Toupie e Le Bal in particolare –, che esige pianisti agguerriti, ai limiti del virtuosismo. Un godimento per le orecchie e lo spirito, dal primo all’ultimo pezzo, è risultata l’esecuzione da parte di David Salmon e Manuel Vieillard: dal tono sognante che caratterizza L’Escarpolette al frenetico galop, che anima Le Bal, passando per l’infantile marzialità di Trompette et Tambour e l’adorabile quadretto familiare di Petit mari, petite femme.
Sonoro gradimento del pubblico a fine serata con immancabile fuoriprogramma, attinto opportunamente da un’altra raccolta dedicata al mondo dell’infanzia: da “Ma Mère l’Oye” di Maurice Ravel, Laideronnette-Impératrice des Pagodes, sulle cui note si è chiusa l’attuale rassegna veneziana d’autunno. Ci congediamo, per il momento, rivolgendo un “grazie” alla preziosa attività culturale del Palazzetto Bru Zane.