Hans van Manen / William Forsythe al San Carlo di Napoli

Napoli, Teatro di San Carlo, stagione di balletto 2021/2022
“5 Tango’s”
Coreografia Hans van Manen
Musica Astor Piazzolla
Scene e costumi Jean-Paul Vroom
“In the Middle, Somewhat Elevated”
Coreografia William Forsythe
Musica Thom Willems
Costumi e Luci William Forsythe
Étoiles, Solisti e Balletto del Teatro di San Carlo
Direttore Clotilde Vayer
Napoli, 2 novembre 2022
Il Corpo di ballo del Teatro di San Carlo, Diretto da Clotilde Vayer, torna in scena al Teatro Politeama dal 2 al 6 novembre con due produzioni contemporanee: 5 Tango’s di Hans van Manen e In the Middle, Somewhat Elevated di William Forsythe, novità assolute nel panorama partenopeo.
Hans van Manen (1932) è coreografo da tempo ai vertici della danza olandese e la sua fondazione dal 2003 gestisce e cataloga, archiviandolo, il suo patrimonio artistico per metterlo a disposizione delle compagnie di tutto il mondo, ma anche della ricerca interdisciplinare. Particolarmente interessato alla ricerca musicale, van Manen rientra a tutto tondo nel patrimonio culturale olandese di cui rispecchia la sobrietà. La coreografia 5 Tango’s, curata per l’allestimento sancarliano da Jan Linkens, già danzatore di van Manen e ora coreografo, su musica di Astor Piazzolla, è un lavoro andato per la prima volta in scena nel 1977 e inevitabilmente figlio di un tempo in cui la musica del compositore argentino era sconosciuta in Olanda. L’effetto latino che si percepisce nell’Europa continentale è spesso più forte rispetto a quello che si può percepire in Italia o nel mondo mediterraneo. Nell’inflazione musicale relativa a questa declinazione del tango argentino, appare una “piazzollata” che non desta meraviglia alcuna, in cui l’attenzione del coreografo alla componente musicale non riesce a tradursi in un sistema di movimento dalla costruzione logica raffinata: esso mescola stilemi e pose di maniera (che spesso richiamano Petipa) che non rispecchiano la natura del tango, se non in un immaginario che soddisfa una platea scolastica e/o narcisistica, spesso molto frequente nel pubblico della danza, per lo più attenta all’esecuzione dei passi svincolati dalle logiche dell’arte. Non aiutano i costumi (soprattutto quelli maschili, con calzamaglia inferiore che nei duetti maschili ricorda i Pas di Mercuzio e Benvolio, più che due ardenti tangueri di cui purtoppo i danzatori classici non hanno spesso lo stile). Ognuno vede quello che sa, si è soliti dire: è chiaro che le aspettative non sono le stesse per ogni livello di conoscenza e il merito della leggibilità rende questo lavoro gradito a una gran fetta di pubblico che non ha mancato di applaudire calorosamente la performance. Prestazione pulita da parte del Corpo di ballo, all’interno del quale spiccano le soliste Candida Sorrentino (qui solista principale) e Sara Sancamillo, la cui maturità scenica emerge anche dalle prime file dell’ensemble.

Altro discorso per il secondo momento della serata: il confronto con la gestione del movimento di William Forsythe (1949) è impari. In una coreografia in cui la componente musicale (che di solito, è innegabile, determina l’esito di uno spettacolo insieme alla danza) non ha l’appeal di una grande partitura nella ritmica alla lunga alienante della musica elettronica di Thom Willems, Forsythe disegna un quadro di valore unico affidando ai soli corpi dei danzatori il messaggio visivo (e ‘uditivo’). Nulla è scontato e, nonostante sia un lavoro che risale al 1987 creato su commissione dell’Opéra di Parigi su corpi dalle capacità estreme – uno su tutti quello di Silvye Guillem (nel cast era presente anche l’attuale Direttrice Vayer, già enfant prodige del Corpo di Ballo dell’Opéra) – In the Middle, Somewhat Elevated continua ad affascinare grazie all’uso estremo della tecnica e alla gestione ‘drammaturgica’ (se così si può dire in un balletto privo di azione drammatica) delle scarpette da punta, che qui diventano un mezzo per ancorare i corpi al terreno, delineando una sensualità e al contempo una aggressività inusuali, sciolte da ogni orpello di décor, entrando così nel ‘canone storico’ come balletto postclassico. Forsythe è dunque un classico nel senso assoluto del termine, perché si autodetermina nella creazione di un linguaggio che la danza successiva non potrà fare a meno, all’occorrenza, di citare. La ripresa, per Napoli, è stata firmata dall’australiana Kathryn Bennetts, già collaboratrice del grande coreografo americano e responsabile della tradizione delle sue coreografie nel mondo. Ottima prestazione del Corpo di ballo anche in questo caso, anzi probabilmente ancor più interessante la crescita generale in un contesto di difficoltà così alte.
Un cambio di cast improvviso ha tuttavia tenuto fuori dalla prima rappresentazione l’étoile Alessandro Staiano e Anna Chiara Amirante.

Degne di menzione l’étoile Luisa Ieluzzi e Claudia D’Antonio (ancora classificata fra le tersicoree di fila insieme ad Amirante, ma entrambe degne di promozione poiché ricoprono costantemente ruoli solistici impegnativi con esiti sempre felici).
Successo meritato e caldissima accoglienza di un pubblico numeroso.
Prossimo appuntamento con la danza al San Carlo ancora una volta con un classico intramontabile, Il lago dei cigni di Patrice Bart. (foto Luciano Romano)