Javier Camarena: “Signor Gaetano”

Gaetano Donizetti: “Ah! … È desso cospetto … E fia ver tu mia sarai” (“Betly”), “Una furtiva lagrima” (“L’elisir d’amore”), “Talor nel mio delirio” (“Maria di Rundez”), “Ed ancor la tremenda porta…A te dirò negli ultimi singhiozzi…Bagnato il sen di lagrime” (“Roberto Devereux”), “Servi, gente, non v’è alcuno” (“Il giovedì grasso”), “Povero Ernesto!… Cercherò lontana terra…E se fia che ad altro oggetto” (“Don Pasquale”), “Notte d’orrore… Io ti veggio…Quest’è l’ora” (“Marino Faliero”), “Misera patria!… Io trar non voglio…Guerra … Su, corriamo concordi” (“Caterina Cornaro”), “Dopo i lauri di vittoria…Potessi vivere com’io vorrei” (“Rosmonda d’Inghilterra”). Javier Camarena (tenore), Alessia Pintossi (soprano), Edoardo Milletti (tenore). Coro Donizetti Opera, Fabio Tartari (maestro del coro), Gli Originali, Riccardo Frizza (direttore).Registrazione: Bergamo, Teatro Donizetti, agosto 2021. 1 CD Pentatone PTC5186 886
Il debutto scenico di Javier Camarena al Donizetti Festival 2021 è stato preceduto da questa registrazione discografica edita dall’americana Pentatone – casa discografica che si sta rapidamente affermando sulla scena nazionale – ovviamente dedicata al compositore bergamasco. L’album esce sul mercato in occasione del ritorno di Camarena sul palcoscenico del festival.
La registrazione si pone pienamente all’interno del taglio filologico del festival il che la distingue non poco da tante simili iniziative discografiche. In primo luogo tutti i brani sono eseguiti integralmente con la partecipazione del coro – quella del Donizetti Opera – e dei personaggi di contorno – con le valide prove del soprano Alessia Pintossi e del tenore Edoardo Milletti inoltre vengono adottate le più aggiornate edizioni critiche. La parte orchestrale risponde alla stessa logica con l’orchestra Gli Originali (con strumenti d’epoca)impegnata a un rigore direttoriale da Riccardo Frizza che mostra la sua perfetta sintonia con questo repertorio. La resa sonora è uno degli elementi più interessanti del programma con la ricostruzione di un tessuto sonoro terso e luminoso, spesso più leggero di quanto abituati ad ascoltare ma proprio per questo più nervoso e contrastato. Le note di accompagnamento illustratano con chiarezza il ruolo e la natura del tenore donizettiano fornendo una fondamentale chiave interpretativa della registrazione.
Il programma copre tutta la carriera del compositore bergamasco dal giovanile “Il giovedì grasso” (1828) fino alla piena maturità di “Caterina Cornaro” del 1844. Tutti i brani sono tratti da opere italiane mentre mancano estratti dai lavori francesi.
Protagonista migliore di Camarena non si potrebbe trovare per questo omaggio. Il tenore messicano rappresenta oggi forse la più compiuta incarnazione del tenore donizettiano: timbro chiaro ma non esangue, assoluta facilità in acuto, fraseggio musicale e aristocratico di un eroismo astratto e cavalleresco che nulla concede al futuro realismo verdiano ma che porta a compimento l’ideale proto-romantico rossiniano rileggendolo con più moderna sensibilità, impeccabile dizione italiana.
Servi, gente, non v’è alcuno” da “Il giovedì grasso” – il brano meno noto e più originale del programma – è quanto mai indicativo di questo sviluppo perché se qui il modello di Rossini è assolutamente palese allo stesso tempo il giovane Donizetti introduce già schegge di quello che sarà il suo stile più maturo è personale. Sul piano esecutivo è ottima occasione per permettere a Camarena di sfoggiare le sue qualità nel canto di coloratura che risultano meno evidenziate negli altri brani con l’esclusione della conclusiva cabaletta “Potessi vivere com’io vorrei” da “Rosmonda d’Inghilterra”.
Il programma è aperto dalla brillante “Ah! … È desso cospetto … E fia ver tu mia sarai” da “Betly” in cui Camarena sfoggia la sua sicurezza vocale invidiabile. La successiva “Una furtiva lagrima” impone una piccola critica. La presenza del brano era forse inevitabile considerando che il debutto scenico di Camarena a Bergamo è avvenuto come Nemorino ma resta il fatto che il vastissimo – e spesso poco frequentato – catalogo donizettiano avrebbe permesso qualche proposta più originale rispetto a quest’aria o alla scena di Ernesto da “Don Pasquale” per altro magnificamente cantata e con una pienezza vocale maggiore rispetto anche ad altri illustri interpreti del ruolo. In sostanza: si poteva essere “originali” in tutto!
Molti sono i momenti meritevoli presenti. Una particolare attenzione la merita la grande scena del III atto di “Roberto Devereux” ripulita di ogni suggestione pre-verdiana per essere ricondotta nell’alveo di una pulizia belcantista che ritroviamo tanto nella leggerezza dell’accompagnamento orchestrale tanto nella nobiltà araldica di un canto che si fa sublime espressione di sentimenti astratti e perfettamente in se definiti. Un gusto analogo – solo meno evidente per la rarità dell’ascolto – presenta “Talor nel mio delirio” da “Maria di Rundez” un altro di quei lavori della maturità donizettiana che meriterebbero maggior presenza sui palcoscenici arricchita nell’occasione da puntature acute nel da capo della cabaletta.
Una baldanza eroica che già si proietta verso il futuro senza però mai rinunciare al proprio rigore formale la si ritrova nella gran scena di “Caterina Cornaro” dove la voce di Camarena squilla sicura sulle baldanzose masse corali e l’accento si carica di un eroismo spumeggiante ma sempre controllatissimo.
Scritta per Rubini la grande scena di Fernando da “Marin Falliero” spinge la voce verso tessiture acutissime ulteriormente complicate da un gusto virtuosistico che recupera stilemi di bravura quasi rossiniani. Camarena brilla per la capacità di superare le difficoltà vocali senza mai perdere il controllo dello stile e dell’espressione e sfoggiando una smaltatura vocale invidiabile.
Chiude il programma “Potessi vivere com’io vorrei” da “Rosmonda d’Inghilterra” festoso trionfo belcantistico con cui Camarena saluta l’ascoltatore dando il benvenuto al nuovo Donizetti Festival che lo vedrà atteso protagonista come Fernand ne “La favorite”.