Novara, Teatro Carlo Coccia, stagione d’opera 2022
“VALIGIE D’OCCASIONE”
Opera in un atto su soggetto di Stefano Valanzuolo e libretto di Vincenzo de Vivo
Musica di Joe Schittino
Maria CHIARA FIORANI
Giobatta SEMYON BASALAEV
Lucia MARIA GRAZIA ASCHEI
L’Impresario MATTEO TORCASO
Il maestro di musica TIANXUEFEI SUN
Il padrone di casa DAVIDE LANDO
“L’OCCASIONE FA IL LADRO”
Farsa in un atto su libretto di Luigi Prividali
Musica di Gioacchino Rossini
Don Eusebio DAVIDE LANDO
Berenice CHIARA FIORANI
Conte Alberto TIANXUEFEI SUN
Don Parmenione MATTEO TORCASO
Ernestina MARIA GRAZIA ASCHEI
Martino SEMYON BASALAEV
Orchestra sinfonica Carlo Coccia
Direttore Marco Alibrando
Maestro al cembalo Yirui Weng
Regia Matteo Mazzoni
Scene Matteo Capobianco
Costumi Silvia Lumes
Novara, 30 ottobre 2022
Il progetto DNA Italia è tra le iniziative più interessanti portate avanti dalla Fondazione Teatro Coccia e finalizzata a valorizzare esperienze formative rivolte al mondo dei giovani e della scuola impegnate a tutti i livelli nella produzione di una messa in scena operistica. Cuore del progetto è il RossiniLab in collaborazione con il Conservatorio Cantelli di Novara destinato a portare in scena ogni anno una farsa rossiniana affiancata a un nuovo lavoro appositamente commissionato dal teatro.
La stagione 2022 vede in scena “L’occasione fa il ladro” affiancata dal nuovo lavoro “Valigie d’occasione” con musiche di Joe Schittino su un’idea di Stefano Valanzuolo versificata da Vincenzo de Vivo. Il nuovo lavoro guarda non tanto alla farsa ottocentesca quando agli intermezzi metateatrali del Settecento mettendo in scena passioni e gelosie di un gruppo di musici cui un ricco signore ha commissionato la composizione di una cantata celebrativa. La vicenda si svolge nei primi anni dell’Ottocento – consentendo riferimenti ai primi successi veneziani di Rossini – e il tema della valigia, scambiata, persa e ritrovata crea un diretto collegamento con la successiva farsa rossiniana inoltre il tema del teatro del teatro è una costante della programmazione novarese di questa fine 2022 essendo il prossimo titolo in programma un manifesto del genere come “Le convenienze e inconvenienze teatrali”.
La musica di Schittino, su un libretto teatralmente assai funzionale, è nell’insieme piacevole. L’impostazione è tonale, il gusto ecclettico con la compresenza di stilemi sette-ottocenteschi che si fondono con richiami al canto di conversazione della giovane scuola, al jazz, alla musica da varietà e alle colonne sonore cinematografiche soprattutto di ambito italiano degli anni 40 e 50. L’ouverture al riguardo è molto piacevole con un’innegabile vena melodica che ritroviamo anche negli squarci più lirici. Le parti di conversazione ci sono invece parse più convenzionali, prive di un guizzo più autentico e personale.
Le due opere sono unificate dall’impianto scenico essenziale ma elegante di Matteo Capobianco. Una sorta di piccolo palcoscenico allestito nella casa del committente che nella prima parte vediamo chiuso da un sipario mentre la scena si svolge davanti ad esso mentre nell’opera di Rossini si apre divenendo lo spazio scenico principale e sul quale vengono proiettati eleganti fondali ispirati alla pittura napoletana del tempo. Molto belli i costumi – rigorosamente d’epoca – di Silvia Lumes creati in collaborazione con gli studenti dell’IPAS Aldrovandi Rubbiani mentre la regia di Matteo Mazzoni guida gli interpreti con mano delicata e precisa creando uno spettacolo vivace e spontaneo ma sempre ben controllato.
La parte musicale è affidata a Marco Alibrando alla guida dell’orchestra del teatro. Quella fornita è una direzione molto vivace, brillante, dai marcati contrasti ritmici. Il direttore riesce a mantenere – nonostante una certa irruenza – un buon equilibrio tra le parti orchestrali e con il palcoscenico anche se in alcune strette ci è parso un po’ frettoloso.
La compagnia di canto va valutata tenendo conto del contesto. Un gruppo di giovani cantanti intorno ai vent’anni, molti dei quali al debutto assoluto su un palcoscenico. La selezione è stata fatta tra i migliori allievi del progetto RossiniLab e tutti gli interpreti hanno avuto un’ottima preparazione a cura di Giovanni Botta ma gioventù e inesperienza vanno tenute in conto.
Chiara Fiorani è parsa l’elemento più maturo del cast dotata di una bella voce di sicura e squillante. “Voi la sposa pretendete” è stata affrontata con impeccabile musicalità e colorature nitide e precise. Il fraseggio è ancora – ovviamente – un po’ scolastico e a volte gli estremi acuti tendono a indurirsi ma il materiale mostrato è sicuramente assai interessante.
Positiva anche la prova di Matteo Torcaso nei panni dell’Impresario e di Don Parmenione. Voce ben impostata, timbro piacevole, ottima dizione. Anche come interprete ci è parso già abbastanza convincente anche se manca ancora quella capacità di lasciarsi andare al personaggio che solo l’esperienza può dare.
Un po’ più acerbo ma vocalmente molto interessante Tianxuefei Sun, tenore cinese dal radioso lirismo e dal canto morbido e facile su tutta la gamma. Gli acuti sono sicuri e naturali e la quadratura tecnica ci è parsa molto buona. Sul versante interpretativo è ancora alquanto generico ma nel suo caso all’inesperienza si aggiunge anche una naturalezza linguistica ancora da acquisire.
Semyon Basalaev ci è parso a suo agio nel ruolo prevalentemente di Giobatta ma come Martino manca di quelle qualità affabulatorie richiesta da “Il mio padrone è un uomo”. Maria Grazia Aschei è scenicamente centratissima, molto musicale ed educata nel canto ma tra tutti e forse quella che deve maggiormente maturare sul piano vocale la voce risultando ancora troppo chiara e adolescenziale per una scrittura da mezzosoprano.
Davide Lando affronta con gusto e precisine la parti di contorno del Padrone di casa e di Don Eusebio. Buon successo anche se purtroppo ancora scarsa la presenza del pubblico in sala.