Roma, Palazzo Cipolla: Raoul Dufy. Il pittore della gioia

Dal 14 Ottobre 2022 – 26 Febbraio 2023
Orari: d
al martedì alla domenica ore 10.00 > 20.00 (Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura, ore 19.00)
Lunedì CHIUSO
Biglietti: Intero € 10,00 / Ridotto € 8,00 – valido per giovani fino a 26 anni, adulti oltre i 65 anni, forze dell’ordine e militari con tessera, studenti universitari con libretto, giornalisti con tessera, titolari di apposite convenzioni: (LUISS, Fai).
Biglietto gratuito – valido per bambini sotto i 6 anni, visitatori diversamente abili incluso 1 accompagnatore, 1 accompagnatore per ciascun gruppo prenotato, membri ICOM, Guide Turistiche con patentino (si concede un solo ingresso).
E’ possibile acquistare biglietti “Open” per la mostra di Dufy su ticket.it o alla biglietteria della mostra al costo di € 13,50 cadauno.
Il biglietto “Open” è valido per qualunque data e orario dal giorno dopo l’acquisto fino a fine mostra.

Dipingere significa far apparireun’immagine che non è l’aspetto naturale delle cose ma che ha la forza della realtà.”
Raoul Dufy
La mostra Raoul Dufy. Il pittore della gioia, con oltre 160 opere tra dipinti, disegni, ceramiche e tessuti provenienti da rinomate collezioni pubbliche e private francesi – come il Musée d’Art Moderne de Paris che conserva di Dufy una delle più ricche collezioni, dal Centre Pompidou, Palais Galliera, laBibliothèque Forney e la Bibliothèque littéraire Jacques Doucet tutte di Parigi insieme al Musée de la Loire, Musée des Tissus et des Arts Décoratifs di Lione, il Musée des Beaux-Arts Jules Chéret di Nizza e al Musée Royaux des Beaux-Arts de Belgique di Bruxelles – racconta la vita e l’opera di un artista con lo sguardo sempre rivolto alla modernità, pervaso da una vivacità che ha saputo adattare a tutte le arti decorative, contribuendo a cambiare il gusto del pubblico.
Curata dalla Chief curator Sophie Krebs e Nadia Chalbi responsabile delle mostre e delle collezioni del Musée d’Art Moderne de Paris, la mostra è un viaggio emozionale attraverso i temi prediletti dall’artista, dove le sensazioni visive ridotte all’essenza della realtà, l’utilizzo della composizione, della luce e del colore sono gli elementi emblematici che caratterizzano le sue opere.
La mostra divisa in ben tredici sezioni ci parla dei vari talenti dell’artista attraverso una poliedricità di interessi e passioni che sono solo di grandi visionari molto spesso sottovalutati; Dufy riusciva ad esprimere sempre la forza della realtà che si palesava ai suoi occhi accentuando il lato “poetico”,”creativo costruttivo”e per questo appunto “gioioso”inondando di luce attraverso il colore le sue creazioni che fossero pittoriche, grafiche, scenografiche o legate alla stampa su carta o su tessuto.
Il suo edonismo decorativo, evidente nelle incisioni su carta e soprattutto su stoffa, è affascinante :attraverso i suoi occhi si colgono non solo gli aspetti avanguardistici di un mondo in divenire ma i fruitori o meglio le fruitrici di stampe su vestiti inneggiano ad un nuovo femminile più destrutturato e libero e lui è la mano estetica di questa rivoluzione.Affermerà appunto:«In nessun altro campo come sui tessuti si percepiscono con la stessa evidenza i fenomeni ottici prodotti da linee e colori che danno vita a una sorta di melodia piacevole da ascoltare». L’opera di Raoul Dufy è punteggiata da reminiscenze dell’infanzia trascorsa a Le Havre (luogo di nascita dell’artista)tra le quali la bagnante osservata sulla spiaggia di Sainte-Adresse, che ai suoi occhi rappresenta “la prima rivelazione della bellezza plastica”. La sua espressione più compiuta è rappresentata dalla Grande bagnante del 1914 capolavoro del periodo cézanniano che costituisce la matrice di diverse serie ispirate alla stessa composizione realizzate fino al 1950. La figura scultorea domina il paesaggio marino e architettonico frazionato in piani geometrici colorati; seduta frontalmente, con la testa china e le gambe piegate su un drappo bianco che copre una roccia, con le sue curve e le sue forme piene, incarna tanto la modernità quanto un certo classicismo attraverso la monumentalità e il riferimento a Ingres. Evoca anche le immagini popolari, le vetrate medievali, le xilografie e il primitivismo nella densità dei volumi, nell’intensità cromatica, nel tratteggio e nella stilizzazione del volto.
Questa visione di una bagnante moderna si arricchisce di una dimensione mitologica e allegorica con il rimando alla figura di Anfitrite, che compare nel repertorio decorativo di Dufy nel 1925, dopo il viaggio in Italia e la scoperta dei siti antichi della Sicilia del 1922. Ma tra le sue opere di maggior impatto per grandezza e dettagli e che chiude la mostra vi è senza dubbio la “Fata Elettricità”opera monumentale destinata al padiglione dell’elettricità e della luce dell’esposizione internazionale delle arti e delle tecniche applicate alla vita moderna del 1937. L’artista disegna dei bozzetti su semplici taccuini e poi li riporta su grandi fogli di carta da lucido. Fa fotografare i 110 disegni definitivi su altrettante lastre di vetro precorritrici della diapositiva.Utilizzando una lanterna magica, proietta e ingrandisce i disegni nella scala prescelta e li riproduce rapidamente sul supporto definitivo.Di formazione classica, Dufy riprende i metodi degli antichi maestri per variare gli atteggiamenti dei personaggi. Dapprima li raffigura nudi, poi fa posare degli attori della Comédie-Française nei costumi caratteristici di ciascuna epoca. Al termine del progetto, esegue una versione del dipinto in scala 1:10 che riprende lo schizzo originale del 1936 e dalla quale sarà tratta una litografia nel 1953. La Fata Elettricità viene donata alla città di Parigi nel 1964 ed esposta in una sala apposita presso il Musée d’Art moderne.
Palazzo Cipolla regala mostre sempre con un taglio di grande spessore e mai sfacciatamente popolari ed alle volte paga per questa sua scelta in visibilità e numero di visitatori. Nonostante l’allestimento sia elegante per forma e facilmente fruibile non aiuta la freddezza delle sale e le molte stanze anguste con soffitti non sempre slanciati e bui che probabilmente pesano sul personale annoiato e “freddino” (assai stridente con il titolo della mostra “pittore della gioia”). Bello il catalogo edito da Skira.