Jean-Baptiste Barrière (1707-1747): “Sonates pour Le Pardessus de Viole” (Parigi, ca.1740)

Sonata V in si maggiore; Sonata IV in sol maggiore; La Duchesne. Gratioso da: Sonates et Pièces pour le Clavecin; Sonata II in re maggiore; Sonata III in mi minore; La Tribolet. Gratioso da: Sonates et Pièces pour le Clavecin; Sonata VI in fa minore; Sonata I in si minore. Simone Eckert (Pardessus de Viole). Ulrich Wedemeier (Tiorba e chitarra barocca). Anke Dennert (Clavicembalo). Sven Holger Philippsen (Violoncello barocco). Registrazione:11–14 agosto 2020 presso la Konzerthaus Blaibach (Germania). T. Time: 661 25″. 1CD Christophorus BR Klassik CHR77456
Già abbastanza diffuso all’inizio del Settecento, come si può facilmente evincere dal fatto che è nominato in una lista di strumenti contenuta in un
articolo apparso nel 1701 nei Memoires de l’Académie Royale a firma di Joseph Sauveur, il Pardessus de viole sarebbe stato inventato in Francia nella seconda metà del Seicento. In una corrispondenza risalente al 1738 e intrattenuta da due violisti dilettanti, Sarrau de Boyne, segretario dell’Accademia di Bordeaux, e un certo M. Christian di Lione, si legge, infatti: “Il mio strumento è un dessus de viole montato in pardessus. È stato costruito a Parigi, da Bongars, nel 1665… ha un suono abbastanza forte e grazioso”.
Il pardessus de viole,
il cui esemplare più antico è uno strumento di Michel Collichon risalente al 1690, è il più piccolo e il più acuto degli strumenti che fanno parte della famiglia delle viole e, per questa ragione, inizialmente ad esso fu destinato un repertorio di lavori scritti per flauto o violino. Del resto, secondo quanto si legge nel Méthode pour apprendre facilement à jouer du Pardessus de Viole (Metodo per apprendere facilmente a suonare il Pardessus de Viole) pubblicato a Parigi nel 1748 da Michel Corrette, per le donne era preferibile suonare il pardessus piuttosto che il violino:“Per esempio le donne suonano il Pardessus a cinque corde e non suonano il violino perché la posizione di quest’ultimo è per loro del tutto sconveniente, oltre al fatto che loro hanno la mano troppo piccola per tenerlo.”
A suonare questo strumento furono, quindi, principalmente donne, tra le quali le principesse Sophie e Victoire, figlie di Luigi XV, anche se tra i suoi cultori vanno annoverati violoncellisti professionisti quali Jean-Baptiste Barrière, C.R.Brijon, Marin Marais e suo figlio Roland. Del resto dal 1724, per il pardessus de viole, che per il suo particolare suono veniva utilizzato in composizioni di carattere pastorale in formazioni strumentali comprendenti la musette, la gironda e il flauto, fu costituito un repertorio formato da lavori scritti appositamente per esso, dei quali oggi ci sono rimasti circa 250 brani.Questo strumento, che cadde progressivamente in disuso alla fine del Settecento, è il protagonista di una pregevole proposta discografica dell’etichetta BR Klassik il cui programma è costituito dalle Sei sonate per pardessus de viole, contenute nel Livre V (1740) di Jean-Baptiste Barrière (1707-1747), compositore francese, che sebbene sia morto giovane, godette di una grande popolarità in Francia, soprattutto come violoncellista tanto da essere nominato nel 1731 Musicien ordinaire de notre Académie Royale de Musique. La sua fama di virtuoso è testimoniata anche da un articolo apparso nel settembre del 1738 sul
“Mercure de France” nel quale è elogiata la sua grande precisione dimostrata in una sua esibizione al violoncello al Concert Spirituel.
Queste sonate, formalmente in quattro movimenti secondo lo schema Lento-Veloce-Lento-Veloce, si segnalano per la totale adesione da parte di Barrière allo stile italiano da lui appreso durante un viaggio nel 1737 in Italia dove ebbe modo di perfezionarsi con il famoso violoncellista Francesco Alborea. Una grande invenzione melodica e un uso accurato dell’armonia caratterizzano, infatti, queste sonate i cui movimenti lenti
, come il malinconico Largo iniziale della Sonata n. 3 in mi minore, che, insieme all’Aria conclusiva della stessa sonata, è sicuramente una delle pagine più suggestive della raccolta, si segnalano per l’intenso lirismo mentre il virtuosismo è l’autentico protagonista di quelli rapidi. Poco spazio è dato, invece, agli abbellimenti tipici dello stile francese di cui Barrière fece ampio uso nelle Sonate per clavicembalo del Livre VI, le quali, eccezion fatta per la Sesta, sono in realtà delle versioni clavicembalistiche di quelle per pardessus. Della scrittura clavicembalistica di Barrière, che fu abile anche a suonare questo strumento, è possibile farsi un’idea nelle due composizioni proposte nel CD,  La Duchesne e La Tribolet, entrambe tratte dalle Sonates et Pièces pour le Clavecin, nelle quali lo stile ornamentale tipico della musica barocca d’Oltralpe appare con maggiore evidenza.
Nel presente CD a far rivivere questi autentici gioielli del Barocco francese è Simone Eckert (Pardessus de Viole) la cui esecuzione si segnala per una cavata veramente espressiva nei brani lirici e una solida tecnica che le consente di risolvere con semplicità le agilità di cui sono intrisi i movimenti veloci. Il basso continuo è cesellato con grande senso dello stile e una certa varietà da
Ulrich Wedemeier (Tiorba e chitarra barocca), da Sven Holger Philippsen (Violoncello barocco) e da Anke Dennert (Clavicembalo) che interpreta magistralmente i due suddetti brani clavicembalisti. Di questo lavoro di cesello è testimonianza l’apparente semplice e brevissimo Grave della Sonata n. 5,  reso vario proprio dal basso continuo e in particolar modo dagli arpeggi della tiorba e dai rapidi passaggi del clavicembalo.