Milano, Teatro alla Scala: “Lo schiaccianoci”

Milano, Teatro alla Scala, Stagione lirica 2022/23
“LO SCHIACCIANOCI”
Coreografia Rudolf Nureyev
Musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij
Clara AGNESE DI CLEMENTE
Il signor Drosselmeyer/ Il Principe CLAUDIO COVIELLO
Corpo di ballo e Orchestra del Teatro alla Scala di Milano
Direttore Valery Ovsianikov
Scene e costumi Nicholas Georgiadis
Luci Andrea Giretti
Dettaglio dello spettacolo
Milano, 21 dicembre 2022
Schiaccianoci è lo spettacolo natalizio per eccellenza. Ogni teatro, solitamente, lo mette in scena in questo periodo; ed è una manifestazione che attira molto, com’è accaduto nella serata del 21 dicembre a cui abbiamo assistito. Ma anche le altre serate in programma registrano tutto esaurito. Quest’anno la Scala riprende, dopo sedici anni, la coreografia di Nureyev. In questo intervallo di tempo è stata messa però in scena anche un’altra versione coreografica, quella di Nacho Duato, per la prima volta nel dicembre 2014, poi replicata nel mese di febbraio nella stagione 2016/17. Eppure, è singolare che dalla fine degli anni ‘60, anni della creazione della coreografia di Nureyev, nelle 24 volte in cui è andato in scena Schiaccianoci alla Scala, 20 furono quelle con la coreografia di Nureyev. Un rapporto quindi continuativo e privilegiato.È una coreografia iconica dello stile di Nureyev, e su questa possiamo dire che siano valide le osservazioni già fatte in passato: esistono elementi interessanti, tra cui la sovrapposizione tra il personaggio di Drosselmayer e il Principe, interpretato dallo stesso ballerino, così come accade per altri personaggi, quasi a significare un freudiano riemergere nei sogni di Clara dei visi delle persone a lei vicine; ci sono pure molti passi riusciti; eppure, a volte, può risultare eccessiva la presenza di piccoli salti molto veloci apparentemente non accordati con la musica, oppure la presenza di difficoltà tecniche (in special modo che mettono alla prova la coordinazione) che a volte danno l’impressione di essere gratuite: elementi, quest’ultimi, che possono lasciare dubbiosi alcuni spettatori. Questo tipo di coreografia, poi, inserita in una esecuzione musicale che ci è sembrata poco empatica, ci ha dato, nell’insieme, la sensazione di una messa in scena che potremmo definire forse “strutturalista”, e che potrebbe avere lasciato a tratti freddi degli spettatori. Ciononostante, non sono mancati i momenti che hanno emozionato il pubblico, e parliamo in special modo del valzer dei fiocchi di neve, che in questa coreografia è veramente ben riuscita. Sembra, infatti, che fosse anche molto gradita dalle danzatrici: “Ah, le braccia femminili nel tourbillon dei fiocchi di neve”, sospiravano le ballerine scaligere degli anni ‘80. È stata una delle scene più applaudite con calore.
Provando a effettuare una panoramica dei personaggi principali, Agnese Di Clemente è stata una Clara convincente nelle parti più pantomimiche dell’inizio e della fine dello spettacolo, mentre abbiamo avuto l’impressione che, seppur dalla prestazione tecnica molto buona, fosse un po’ troppo algida nei passi danzati. Claudio Coviello, invece, è un artista che, in tutti questi anni alla Scala, sa creare sempre empatia con il pubblico ed è stato applaudito con grande calore. Domenico Di Cristo è stato un fratello di Clara ineccepibile, e ha ballato molto bene e con brio anche la danza spagnola insieme a Camilla Cerulli. I solisti della danza araba Maria Celeste Losa e Gabriele Corrado sono stati molto bravi, con una coreografia che metteva alla prova la coordinazione e la musicalità dei passi. Valente anche l’esecuzione della danza cinese da parte di Mattia Semperboni, Christian Fagetti e Andreas Lochmann, così come lo è stata quella di Beatrice Carbone e Massimo Garon nella danza russa. Nella pastorale che precede il passo a due finale, il pas de trois è stato danzato da una sempre espressiva Vittoria Valerio, da Gaia Andreanó, e da Nicola Del Freo, il quale purtroppo non era in buona forma. Nelle parti corali abbiamo notato una buona sincronia e ascolto tra i danzatori, soprattutto nel valzer dei fiocchi di neve, il quale, come abbiamo detto, ha riscosso molto successo.
Per i molti che non potranno recarsi alla Scala, segnaliamo che ci sarà la possibilità di vedere in televisione la prima dello Schiaccianoci andata in scena il 17 dicembre, con protagonisti Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko. Ripresa da Rai Cultura, verrà trasmessa il 5 gennaio alle ore 21.15 su Rai5 e Raiplay – in replica sullo stesso canale l’8 gennaio (alle ore 19.15) – ma sarà raggiungibile anche su RaiPlay fino a 15 giorni dopo la messa in onda. Al suo debutto lo Schiaccianoci non fu approvato dalla critica, la quale lo liquidò, nel migliore dei casi, come uno spettacolo fatto con e per i bambini, ma nel quale non c’era nulla di nuovo, né di buono per l’arte. Se però ci allontaniamo dalla visione idealistica che allora i critici avevano, comprendiamo invece il successo che poi il balletto ebbe nel tempo, nelle sue svariate riprese coreografiche, soprattutto, forse, per essere stato pensato con e per i bambini. Bambini che poi diverranno danzatori professionisti, e che, in ogni passo danzato, non dovranno mai dimenticare l’emozione che avranno provato nelle danze di apertura di questo balletto. Emozione. Sì. Perché è sempre questa alla base di ogni grande artista, a prescindere da ogni capolavoro. Foto Brescia & Amisano