Roma, Teatro Ambra Jovinelli: “Mettici la mano” di Maurizio de Giovanni

Roma, Teatro Ambra Jovinelli, stagione 2022/23
“METTICI LA MANO”
di Maurizio de Giovanni
Antonio Milo Brigadiere RAFFAELE MAIONE
Bambinella ADRIANO FALIVENE
Melina ELISABETTA MIRRA
Regia Alessandro D’Alatri 
Scene Toni Di Pace 
Costumi Alessandra Torella
Musiche originali Marco Zurzolo
Disegno luci Davide Sondelli
Presentato da Giampiero Mirra per Diana Or.l.S.
Roma, 25 Gennaio 2023
Napoli […] è la più misteriosa città d’Europa, è la sola città del mondo antico che non sia perita come Ilio, come Ninive, come Babilonia. È la sola città del mondo che non è affondata nell’immane naufragio della civiltà antica. Napoli è una Pompei che non è stata mai sepolta. Non è una città: è un mondo.CURZIO MALAPARTE
Pochi autori hanno saputo raccontare Napoli come Curzio Malaparte ed è forse lui e nessun altro che ci ha fatto dono di una tra le descrizioni più incisive e riuscite della letteratura di questa città che è entrata nell’immaginario collettivo in tutto il mondo ed avulso dai luoghi comuni.  L’autore dello spettacolo Mettici la mano in scena al teatro Ambra Jovinelli, Maurizio Di Giovanni, non ha potuto certamente non essere contaminato da questo maestoso scrittore riuscendo a riproporre nella sua sceneggiatura quei temi che hanno contraddistinto il romanziere toscano per esempio nella stesura di uno dei suoi più grandi capolavori La Pelle: gli uomini, quando lottano per non morire, si aggrappano con la forza della disperazione a tutto ciò che costituisce la parte viva, eterna, della vita umana, l’essenza, l’elemento più nobile e più puro della vita: la dignità, la fierezza, la libertà della propria coscienza. Lottano per salvare la propria anima. Ed è questa la storia dei tre protagonisti di questo bellissimo spettacolo ambientato a Napoli. È così che il brigadiere Raffaele Maione e Bambinella coppia pilastro del successo televisivo de “Il commissario Ricciardi “con Lino Guanciale debuttano in teatro protagonisti di questo spin off che lo stesso Maurizio de Giovanni già autore di romanzi e della serie su Ricciardi ha scritto appositamente per la scena e per i suoi due indivisibili protagonisti. Se Malaparte racconta gli avvenimenti avvenuti nell’ottobre del 1943 l’autore retrocede temporalmente ambientando i fatti narrati nella primavera dello stesso anno. La vicenda si svolge in un rifugio sotterraneo, tra il fragore delle bombe e l’incombenza della possibile morte, e vede dialogare tra loro Bambinella (un femminiello del quartiere), il Brigadiere Raffaele Maione e Melina, una giovane che Maione ha arrestato, per aver ucciso un Marchese suo datore di lavoro. Un dialogo serrato tra i tre occupanti per capire cosa è realmente accaduto nel palazzo del Marchese di Roccafusca. Le scene di Toni di Pace ci catapultano in un set cinematografico ricco di suggestioni e di numerosi dettagli ; ci troviamo così in un vecchio e polveroso scantinato di tufo che offre riparo e salvezza dai bombardamenti e pieno di vecchie sedie, scale ,funi e bauli di legno e vecchi bottiglioni per il vino. Tra questi oggetti comuni si erge una grande statua della Madonna Addolorata trafitta da sette spade ed ai cui piedi gli offerenti per devozione ricoveravano vecchie foto , candele ed intenzioni per una grazia. Non è un caso che questa immagine e non altre è stata scelta: l’Addolorata è molto amata dal popolo napoletano ed anche oggi la processione nell’antico centro storico partenopeo che attraversa il decumano è seguita con fortissima emotività e commozione. Nella storia narrata per altro persino miracolosa perché la statua è l’unica superstite dopo la distruzione della chiesa che la custodiva.La regia di Alessandro D’Alatri segue un po’ la struttura della fiction (essendo per altro egli stesso regista della prima serie)ma chiaramente è ben calata in un contesto quale quello teatrale che ha esigenze assai diverse:in quasi tutti i momenti riesce a tenere un giusto ritmo soprattutto nei momenti più divertenti, meno ed un pochino più lento nelle parti drammatiche. Adriano Falivene (Bambinella) è il vero motore della scena e non solo:è colui che da incisività ai dialoghi, colui che gestisce gli interventi dei colleghi in scena e gli spazi e sa passare da toni da commedia a quelli più intimistici non perdendo mai di credibilità e regalando a questo personaggio tantissime forme. Al di là infatti degli ammiccamenti stereotipati di un omosessuale effeminato che tanto fanno ancora ridere il pubblico (?), l’attore riesce a calare il suo personaggio all’interno del contesto culturale napoletano dove spiegherà che i così detti femminielli sono amati e difesi dal quartiere perché speciali “perché le cose le sentono prima”. Ancora oggi infatti resiste in alcuni quartieri antichi la figura del femminiello che porta bene al quale viene dato in braccio il neonato per infondere un po’ di buona sorte e che viene invitato ad ogni comunione o cresima. Antonio Milo (Raffaele Maione) non si discosta dalla recitazione di tradizione partenopea e lo fa con zelo e profonda partecipazione:riesce infatti a farci amare Il suo Brigadiere sia quando è quell’uomo ligio alle regole e difensore della giustizia (“quando porto il cappello in testa”) un padre di famiglia, un uomo dal cuore tenero e comprensivo (“quando il cappello lo tolgo dalla testa”). Elisabetta Mirra (Melina) rappresenta le donne di Napoli e forse non solo di Napoli che hanno subito violenze soprusi e sono state usate allora e come spesso accade anche oggi in tutto il mondo :il suo ruolo dunque al di là del contesto in scena si eleva a simbolo del sacrificio femminile. Grande responsabilità per l’attrice che diversamente dai colleghi non ha momenti di ilarità. L’attrice lo risolve con professionalità e credibilità senza eccedere mai in grandi eccessi e questo la porta a contenere delle sfumature del personaggio che forse sarebbe stato interessante sviscerare. Belle le musiche di Marco Zurzolo come belli e di ottimo taglio i costumi di Alessandra Torella. Pubblico numeroso che ha tributato allo spettacolo un’accoglienza calorosa e convinta.In scena sino al 5 febbraio 2023. Credit fotografico Anna Camerlingo.