Roma, Teatro Argentina: “Interno Bernhard”

Roma, Teatro Argentina, stagione 2022-2023
Interno Bernhard –
IL RIFORMATORE DEL MONDO
MINETTI – Ritratto di un artista da vecchio
Di Thomas Bernhard
Con GLAUCO MAURI, ROBERTO STURNO
E con:FEDERICO BRUGNONE, STEFANIA MICHELI, ZOE ZOLFERINO, GIULIANO BRUZZESE
Regia Andrea Baracco
Musiche
Giacomo Vezzani , Vanja Sturno
Scene e Costumi 
Marta Crisolini Malatesta
Luci Umile Vainieri
Foto di scena
 Manuela Giusto
Produzione Compagnia Mauri-Sturno
Roma, 17 gennaio 2022

«Ogni viaggio è un vero martirio – dice, ad un certo punto, uno dei protagonisti di Interno Bernhard – con tutta la fatica che mi sobbarco forse ci vorrebbe un posticino ben soleggiato, ma io odio il sole. Un posto all’ombra, ma odio anche l’ombra. E poi mi annoio terribilmente, al mare mi viene mal di stomaco, le grandi città non le sopporto, in campagna è tutto così monotono. Quando sono a Parigi non so cosa darei per essere a Londra, se sono a Londra vorrei essere in Sicilia».

La compagnia di Glauco Mauri e Roberto Sturno, tra i più longevi gruppi teatrali italiani, dopo aver rappresentato nelle molte stagioni ormai trascorse a partire dal 1981 anno di fondazione della compagnia, le vette del teatro di ogni tempo spaziando dai grandi classici ai contemporanei, affrontano per la prima volta Thomas Bernhard portando sul palco del Teatro Argentina, dal 17 al 29 gennaio, due testi dell’autore austriaco: Il riformatore del mondo e Minetti, ritratto di un artista da vecchio racchiusi nel progetto Interno Bernhard, con la regia di Andrea Baracco.
Uno dei massimi esponenti del teatro contemporaneo è l’autore austriaco Thomas Bernhard (1931-1989),uno per altro tra i più corrosivi nel panorama contemporaneo la cui vasta produzione si rivela sempre più spesso un mezzo utile per comprendere alcune patologie croniche della società.
Forse, nell’ accostarsi all’opera di questo straordinario autore può essere criticamente utile tenere a mente la metafora Shakespeariana del mondo come teatro: pochi e ricorrenti personaggi si muovono in un’Austria presentata come un gigantesco palcoscenico, e al tempo stesso intesa quale specchio del mondo. Una volta assunta tale natura teatrale e riflessa, l’inesorabile commedia che lo scrittore e drammaturgo allestisce, si mostra in tutta la sua geniale intransigenza e aperta artificialità, due caratteristiche che trovano la loro sintesi perfetta nell’umor nero e nella comicità incendiaria appiccate al mondo austriaco e più in generale all’universo letterario ed esistenziale delineato da Bernhard, in primo luogo attraverso il linguaggio, in un premeditato attentato di piromania intellettuale che scopre intenti profondamente moralistici.
Il riformatore del mondo è l’autorappresentazione di un vecchio delirante che si atteggia a coscienza del pianeta degradato e a nuovo ordinatore di questo caos:un personaggio che ha molto dell’autore, un uomo che dell’irruzione cinica ha fatto il segno distintivo della sua opera. Minetti, ritratto di un artista da vecchio è l’intenso flusso di coscienza di un anziano attore nella notte di Capodanno.
Le scene di Marta Crisolini Malatesta sono assai lineari ma molto labirintiche: tre strutture semplicissime una centrale e due simmetriche e speculari sui fianchi delimitano la scena ;nel primo racconto arricchite da dettagli che scandiscono le ore in una linea temporale psichica, nel secondo racconto quando il luogo non è più la dimora del riformatore ma diventa un albergo pieno di velluti e divani in pelle dal sapore vintage (o meglio temporalmente contemporanei alla edizione di uscita dell’opera stessa).
Il regista Andrea Baracco sfrutta le scene per poter muovere i personaggi in uno spazio che sembrerebbe diverso ma che in fin dei conti è sempre lo stesso non luogo; ci ritroviamo dentro il pensare ossessivo dei due personaggi che hanno come tratto distintivo quella incessante maniacale incisività nello scandagliare le frontiere tra saggezza e follia, malattia e morte, filtrate attraverso un singolare repertorio di estraniamenti comici riconoscendo quanto il gioco tra autenticità e finzione, tra autore e personaggio, e quindi anche tra realtà ed esagerazione, costituisce, aldilà delle storie narrate, il nucleo della poetica di Bernhard, un autore diretto e artificioso nello stesso tempo.Non è un caso per altro che il regista sfrutta dando molto accento a certe perversioni del linguaggio bernhardiano come la reiterazione.
L’energia assoluta sprigionata in queste due uniche ma separate rappresentazioni viene trasmessa agli spettatori in modo coinvolgente e progressivo. I personaggi apparentemente bizzarri e ridicoli sono, in realtà, un raro esempio di determinazione, pronti a sfidare il disprezzo e la contrapposizione di chi li circonda anche a costo del più totale isolamento.Capaci e talentosi i due protagonisti Glauco Mari e l’ applauditissimo Roberto Sturno nel trasmetterci questo fluire di emozionalità così sognante e così altamente a tratti cinico e sarcastico.Il teatro Argentina regala al pubblico romano uno spettacolo che per quanto sembrerebbe di difficile lettura trova nei consensi e nelle numerose chiamate in scena quel giusto e meritato tributo non solo per la compagnia ma anche per chi ha voluto fortemente che fosse rappresentato. Foto Manuela Giusto.