Staatsoper Stuttgart: “Götterdämmerung”

Staatsoper Stuttgart, Stagione Lirica 2022 / 23
“GÖTTERDÄMMERUNG“
Terza giornata della sagra scenica Der Ring des Nibelungen, in tre atti.
Libretto e musica di Richard Wagner
Siegfried DANIEL KIRCH
Gunther SHIGEO ISHINO
Gutrune ESTHER DIERKES
Waltraute STINE MARIE FISCHER
Erste Norn NICOLE PICCOLOMINI
Zweite Norn IDA RÄNZLÖV
Dritte Norn BETSY HORNE
Woglinde ELIZA BOOM
Wellgunde LINSEY COPPENS
Floßhilde MARTINA MIKELIC
Staatsorchester e Staatsopernchor Stuttgart
Direttore Cornelius Meister
Maestro del Coro Manuel Pujol
Regia Marco Štorman
Scene Demian Wohler
Costumi Sara Schwartz
Luci Henning Streck
Drammaturgia Ingo Gerlach
Stuttgart, 29 gennaio 2023
Con la premiere della Götterdämmerung la Staatsoper Stuttgart ha completato il progetto del nuovo allestimento del Ring des Nibelungen, il monumentale lavoro di Richard Wagner. Si trattava del più ambizioso progetto della gestione artistica guidata da Viktor Schoner, che dal 2018 è Intendant del teatro. Al momenti di valutare complessivamente la riuscita del progetto, direi che la riuscita della parte musicale è stata di gran lunga superiore a quella della parte scenica. L’ idea di affidare le quattro parti della sagra scenica wagneriana a quattro differenti registi era il concetto su cui si basava anche il precedente allestimento, prodotto durante la gestione di Klaus Zehelein. Anche allora i risultati erano stati disuguali, perché le messinscene di Siegfried e Götterdämmerung erano qualitativalente molto superiori rispetto a quelle delle prime due giornate della Tetralogia. Per questa nuova produzione, dopo l’esito complessivamente abbastanza insoddisfacente della Walküre con i tre atti affidati a tre diversi team registici e la ripresa del classico allestimento del Siegfried ideato da Jossi Wieler e Sergio Morabito, per la quarta parte del ciclo l’ incarico della regia è stato affidato a Marco Storman, quarantaduenne nativo di Amburgo che qui a Stoccarda aveva riscosso un buon successo con la sua messinscena di Nixon in China e la scorsa estate con L’ Orfeo di Monteverdi eseguito negli spazi di Im Wizemann. Per la sua concezione visuale dell’ opera wagneriana, Storman ha puntato su simboli ed elementi scenici provenienti da epoche diverse: le scene ideate da Demian Wohler alternavano la raffigurazione di atmosfere primitive contenenti simboli sciamanici con interni in rovina che somigliavano a un aula senatoriale dell’ antica Roma. Anche i costumi di Sara Schwarz non evocavano un’ epoca precisa ma piuttosto una generica atemporalitá. A mio avviso l’ errore principale commesso dal regista era che su questo sfondo, sicuramente non banale, l’azione scenica era condotta in maniera confusa e non convincente nella caratterizzazione dei personaggi. Un Siegfried che si muove come un bambino viziato sminuisce gravemente la raffigurazione del personaggio e anche l’ atteggiamento scenico da commedia borghese degli altri ruoli appariva banale e spesso noioso. Ad ogni modo, nei primi due atti il gioco scenico funzionava in maniera passabile. La situazione però precipitava nel terzo, durante il quale si svolgeva un’ azione scenica assolutamente confusa, completamente staccata dalla trama e assolutamente mancante di logica e credibilitá. Decisamente brutta e priva di gusto è apparsa la conclusione, con Siegfried che non era morto e si allontana con Brünnhilde a cavallo di un unicorno mentre sulla scena entrano una mezza dozzina di bambini, che ultimamente sembrano un elemento indispensabile nelle regie à la page.
Come accade spesso in simili occasioni, il successo della serata è stato garantito da un’ esecuzione musicale veramente di alto livello. La direzione di Cornelius Meister appariva decisamente più matura e consapevole rispetto alle recite della scorsa estate a Bayreuth. Nonostante qualche calo di tensione dovuto a eccessi di analisi, il Generalmusikdirektor della Staatsoper ha ottenuto una splendida esecuzione orchestrale da una Staatsorchester che ha suonato come un ensemble di prima categoria. Magnifica è stata anche la prova del coro preparato da Manuel Pujol, che ha confermato ancora una volta la sua statura artistica di complesso vocale tra i migliori delle scene tedesche. Di buon livello complessivo è stata la prestazione del cast, apparso equilibrato e omogeneo in tutti i ruoli. Il tenore Daniel Kirch, che impersonava Siegfried, ha messo in mostra un canto molto sicuro e ben controllato, decisamente superiore alla sua raffigurazione di Parsifal che avevamo ascoltato alcuni anni fa qui a Stuttgart. molto buona anche la prestazione di Christiane Libor, la cantante berlinese che nei teatri tedeschi è considerata una tra le migliori Brühnhilde del momento e che, pur senza grandi intuizioni di fraseggio, ha risposto molto bene alle difficoltà che la complicata tessitura della parte presenta. Molto brava anche Esther Dierkes, il trentaduenne soprano di Münster scritturata nell’ ensemble della Staatsoper direttamente dall’ Opernstudio, che come Gutrune ha messo in mostra tutti i pregi di una voce dal bel timbro argentato, omogenea in tutta la gamma e gestita molto bene dal punto di vista del controllo dell’ emissione. Anche dal punto di vista interpretativo la caratterizzazione tratteggiata dalla giovane cantante è apparsa davvero interessante e teatralmente molto ben riuscita. Nella parte di Gunther il baritono giapponese Shigeo Ishino, da diversi anni membro dell’ ensemble della Staatsoper, ha esibito ancora una volta tutti i pregi di una voce robusta e ben timbrata, oltre che di una pregevole intelligenza musicale. Ma la prestazione migliore della serata è stata quella del basso Patrick Zielke, proveniente dall’ ensemble del Nationaltheater di Mannheim, che nel doppio ruolo di Hagen e Alberich ha mostrato un carisma scenico e vocale davvero di gran classe, rendendo in maniera assolutamente impeccabile la scena iniziale del secondo atto, trasformata dalla regia in un soliloquio interiore con un effetto davvero molto riuscito e di grande efficacia teatrale. Molto fresche e timbricamente gradevoli erano anche le voci dei due gruppi femminili delle Norne e delle Figlie del Reno.
Alla fine, piú di dieci minuti di applausi hanno sottolineato il grande successo della rappresentazione.