Como, Teatro Sociale: “Napoli Milionaria”

Como, Teatro Sociale, Stagione Notte 2022/23
NAPOLI MILIONARIA”
Dramma lirico in tre atti, su libretto di Eduardo De Filippo, tratto dalla sua omonima commedia.
Musica di Nino Rota
Gennaro Iovine MARIANO BUCCINO
Amalia, sua moglie CLARISSA COSTANZO
Maria Rosaria, figlia MARIA RITA COMBATELLI
Errico “Settebellizze” RICCARDO DELLA SCIUCCA
Amedeo, figlio MARCO MIGLIETTA
Johnny, sergente americano FRANCESCO SAMUELE VENUTI
Adelaide Schiano GIOVANNA LANZA
Assunta, sua nipote SABRINA SANZA
Pascalino “o pittore” ROBERTO COVATTA
O’ miezzo prevete GIUSEPPE ESPOSITO
Il Brigadere Ciappa ALBERTO COMES
Riccardo Spasiano GRAZIANO DALLAVALLE
Peppe o’ cricco PASQUALE GRECO
Federico FRANCESCO CASCIONE
Donna Peppenella SARA BORRELLI
Donna Vinzenza LUISA BERTOLI
Una donna del popolo MARIA PAOLA DI CARLO
Una guardia CHRISTIAN MAGRÌ
Rituccia FEDERICA GAMBARANA
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Coro OperaLombardia
Direttore James Feddeck
Maestro del Coro Diego Maccagnola
Regia Arturo Cirillo
Scene Dario Gessati
Costumi Gianluca Falaschi ripresi da Anna Missaglia
Luci Fiammetta Baldiserri
Allestimento del Festival della Valle d’Itria di Martina Franca ripreso dai Teatri di OperaLombardia
Como, 13 gennaio 2023
La produzione di “Napoli Milionaria” di Nino Rota ospitata in questi mesi dai teatri di OperaLombardia ha diversi meriti: il primo è proprio quello di sdoganare questa opera magnifica, dall’orchestrazione inebriante e tesa, una vera gioia per l’orecchio; va inoltre notato come Eduardo nel comporre il libretto riduca, ma non diminuisca la grande forza del testo originale: punta a evidenziarne l’aspetto più tragico, mantenendo la vis comica praticamente solo nella scena del brigadiere, ma non mancando di sottolineare il carattere erotico della relazione tra Errico e Amalia, così come la patetica scena di Johnny e Rosaria, dal sapore quasi à la Patroni Griffi. Poco male, giacché la godibilità del testo rimane intatta, così come non si notano apparenti buchi di sceneggiatura. Il secondo merito della produzione è quello di una vera interpretazione corale del cast, per lo più giovane e ottimamente messo in luce dalla regia di Arturo Cirillo: sebbene i protagonisti siano Amalia ed Errico, è evidente che le prove d’attore dei personaggi funzionino praticamente tutte, dal più brontolone e ironico Gennarino, all’indolente figlio Arturo, perennemente immischiato in loschi traffici, fino ai gustosi ruoli di contorno (il malinconico ragionier Spasiano, la vicina Adelaide Schiano e la sua isterica nipote Assunta). La scena di Dario Gessato pure contribuisce a dare credibilità al tutto, senza per forza cadere nel didascalico: le mura del vascio dove è ambientata la vicenda, infatti, si trasformano in listarelle di persiane, dal quale tutti possono spiare dentro, sagace escamotage per descrivere la condizione costante della vita degli Iovine, cioè il segreto di Pulcinella, quello che tutti conoscono ma inutilmente continuano a tenere. A rendere ancora più preziosa questa cornice, le attentissime luci di Fiammetta Baldiserri, che richiamano certi forti chiaroscuri Anni Cinquanta, fra Neorealismo e Tennessee Williams. La compagine di canto si mostra adeguata e regala performance generalmente di alto livello, quasi tutte riuscite anche musicalmente. Da questa produzione emergono due talenti giovani ma già autorevoli, Mariano Buccino e Clarissa Costanzo. Il primo, nel ruolo complesso di Gennaro, conferma le doti vocali che già conoscevamo: emissione controllata ed espressiva, colore brunito ma percorso da slanci luminosi, grande attenzione per il fraseggio e per una dizione naturale e ben scandita; la Costanzo (Amalia), parimenti sa attirare l’attenzione dell’ascoltatore fin dalle prime battute, grazie ho un mezzo vocale voluminoso, una linea di canto decisa capace anche di belle morbidezze, costruita in maniera totalmente organica al ruolo e caratterizzata da un suono tondo e smaltato. Maria Rita Combattelli, invece, nella parte della figlia Rosaria, ha fornito una prova non indimenticabile – e infatti una voce annuncia prima dello spettacolo che il soprano si esibisce nonostante un’indisposizione. Il tenore Riccardo Della Sciucca interpreta con grande cura il personaggio dell’innamorato Errico “Settebellizze”, e senza dubbio il momento del duetto d’amore con la Costanzo (“Villanova”) è tra i più emozionanti della serata. Tra i moltissimi ruoli di fianco senz’altro si fanno ricordare il baritono Francesco Samuele Venuti (Johnny), per l’intensità scenica unita a una prova vocale di notevole difficoltà – in una scena, il duetto con Rosaria, che sembra uscita da un film neorealista; Sabrina Sanza, per l’esilarante e grottesco personaggio di Assunta; e Roberto Covatta (Pascalino o pittore) per la vocalità fresca e nitida nella ripresa della canzone di Villanova e il divertente siparietto durante il primo atto; ben cantato e ben recitato anche il Brigadiere di Alberto Comes, personaggio che De Filippo ci consegna praticamente intatto, e che incarna quella giustizia deliziosamente sui generis del modus vivendi partenopeo d’allora, tra AmLire e borsa nera. La prova del Coro di OperaLombardia non tradisce le aspettative, dimostrando sempre il suo meglio in quelle opere dove viene anche scenicamente ben messo in risalto; la direzione orchestrale del maestro James Feddeck, d’altro canto, è stata certamente trascinante, mettendo in luce gli aspetti espressivi e magniloquenti della partitura, ma ci è sembrata un po’ nervosa – perché troncare sul nascere ogni applauso a scena aperta? – anche in quei momenti che forse avrebbero preferito un abbandono più sentimentale. In ogni caso la bellezza dell’opera, la chiarezza della scena e il talento degli interpreti hanno garantito il caldo sostegno del pubblico sugli applausi finali che ne hanno decretato il successo.
Foto Alessia Santambrogio