Stravinskij e Schnittke per Robert Trevino e l’Orchestra RAI

Auditorium RAI “Arturo Toscanini”, di Torino. Stagione Sinfonica 2022-23.
Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI
Direttore 
Robert Trevino
Viola  Antoine Tamestit
Igor Stravinskij: Symphonies of Wind Instruments; Alfred Schnittke: Concerto per viola e orchestra;  Igor Stravinskij: “Le Sacre du printemps”
Torino, 27 aprile 2023
Le Symphonies of wind instruments di Stravinskij, aprono una serata tutta dedicata alla musica russa del ‘900. La data di prima composizione dell’opera è il 1920 ma venne completamente revisionata, per rafforzarne il carattere (neo)classico, nel 1947. Ciò si coglie dalla pulizia delle linee e dall’avvicinamento, almeno formale, alla concertazione barocca. Stravinskij comunque varia sempre senza mai smentirsi, non c’è più la barbarie delle origini ma la lava continua a scorrere incandescente anche sotto l’aggraziato travestimento. 23 strumenti a fiato si inseguono, si contrappuntano e si uniscono in fanfare. C’è sempre il dubbio se si tratti di un antifonario ortodosso o dei corali biascicati da Varlaam e Missail, ebbri monaci dell’osteria del Boris. Stupisce quanto si scopre dal pieghevole di sala: questa meraviglia non si è più data in RAI dal gennaio del 1967. Io c’ero, era uno dei miei primi concerti in presenza e ricordo che l’emozione per il suono dal vivo di ottoni e legni la vinceva sull’attenzione per il contenuto. I 23 fiati dell’OSN RAI si confermano di livello eccezionale, pochi altri se ne possono trovare di pari valore, non solo tra le fila delle orchestre italiane. Il pubblico ne viene folgorato e convintamente applaude.
Per il Concerto per viola di Alfred Schnittke il commento si fa arduo. Schnittke, ebreo tedesco russo, è forse il più geniale dei musicisti della seconda metà del ‘900 e con la Gubaidulina e Pärt forma il trio di punta tra gli allievi seguaci di Šostakovič. Compose moltissimo, 9 sinfonie ed innumerevoli concerti grossi e musica da camera, financo una stupefacente opera: “Vita con un idiota”. Morì a 64 anni, dopo vari ictus, in Germania dove, viste le sue origini e la sua idea di libertà, si era stabilito. Il concerto per viola, una delle sue ultime composizioni fu scritto quasi a 4 mani col grande violista Yuri Bashmet. Il cognome di quest’ultimo translitterato in una sequenza di sei note musicali, prassi già adottata da Bach e da Šostakovič, costituisce la base tematica dell’opera. L’impossibilità di consultare la partitura, ancora coperta da diritto d’autore, unita alla fumosità inconcludente di quanto si può leggere su carta e in rete, costringono ad un ascolto in stato di atarassia. Le sensazioni che si colgono vanno tutte nella direzione di prospettare un consapevole favore progressivo del pubblico. Si passa da aree serene ad aree concitate e conflittuali che sicuramente, all’interno della composizione, avranno le loro ragioni d’essere e di convivere. L’accurata e scrupolosa bacchetta di Trevino, in connubio con la bellezza di suono e l’acribia tecnica di una OSN RAI in pieno spolvero, assicurano all’esecuzione una qualità superiore. In luogo di Bashmet, la viola è imbracciata, in modo spettacolare, dal virtuoso francese Antoine Tamestit. Il braccio e la mano sono formidabili come pure la resistenza fisica, per gli interi 35 minuti di durata la viola canta sia a note singole che a lunghe sequenze accordali. Lo strumento imbracciato è la preziosissima prima viola costruita da Stradivari nel 1672. Gran successo di pubblico e come inevitabile bis Tamestit ci offre i 4 minuti della Sarabanda dalla Partita II° per violino di Bach che, col suono caldo della viola, risultano ancor più timbricamente affascinanti. Trionfo meritato.
Ancora c’è Stravinskij che chiude la serata con il Sacre du printemps. Non si è mai studiato quanto i riti ancestrali della Russia pagana possano essere accostati a quelli voodoo, altrettanto atavici. Trevino, non avendo le remore dei vecchi europei, si fa fortemente tentare da questo accostamento. Suoni puri e “gridati”, la partitura diventa una tavolozza di colori primari applicati e accostati matericamente con la spatola. L’OSN RAI con la concordia e la valentia di tutti i suoi solisti può brillare quanto mai e fornire uno stupefacente caleidoscopio di timbri. La barbarie batte il bon ton, il balletto classico è completamente soffocato dalle forze della natura che estinguono la vergine, vittima designata. Riportata a questo contesto, la violenta lettura di Trevino ci sta tutta. Per molti aspetti è un colpo allo stomaco, ma altrettanto lo fu per il pubblico parigino che il 29 maggio del 1913, al Théâtre des Champs-Élisées, lo sentì per la prima volta. Dopo tale orgia di suoni, il pubblico, annichilito e frastornato, non può che liberarsi dall’ansia con un catartico applauso che sancisce il trionfo degli esecutori.