Torino, Auditorium RAI: la sinfonia “Tragica” di Mahler per Robert Trevino e l’orchestra RAI

Auditorium RAI “Arturo Toscanini” di Torino. Stagione Sinfonica 2022-23.
Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI
Direttore 
Robert Trevino
Gustav Mahler: Sinfonia n.6 in la minore Tragica
Torino 12 maggio 2023
Mahler Sinfonia n.6 “Tragica”, le denominazioni date a composizioni strumentali, quando non si riferiscano a dati oggettivi, quali “corale”, “colpo di timpani”, “la riforma” e così via, sono sempre ambigue e spesso fuorvianti. Questa monumentale 6° di Mahler non riporta, né sulla copertina, né nell’incipit della partitura, la fatale denominazione, ma è consuetudine chiamarla così. Sono una novantina di minuti in cui la musica suscita le più varie e contrastanti sensazioni. Si inizia, Allegro energico, ma non troppo, con uno scandito ritmo di marcia (funebre?) in cui i 33 righi dell’abnorme foglio di musica sono impiegati con raddoppi, 8 sono i corni e 4 le trombe, a tutto volume. Si scivola poi in una pausa appassionata e patetico che Alma Mahler, l’intraprendente moglie del musicista, definisce essere il suo tema. Così, con alternanze di sentimenti e di colori, si compiono i 25 minuti del primo movimento. La tragicità, se si vuole proprio prestar fede alla tradizione, la si può trovare nella vita di Mahler. Ebreo, boemo ed ateo, deve farsi cattolico perché altrimenti gli austriaci non gli concederebbero il podio dei Wiener. I poco amabili, con lui, sudditi di Francesco Giuseppe non gli faranno mai trovare la vita facile, tanto che nel 1908 li lascerà e se ne andrà in America. Per intanto, d’estate, per rilassarsi e, geloso, per allontanare la giovane moglie dalle tentazioni viennesi, va ad isolarsi sulle Dolomiti e nella quiete dei boschi si produce, quasi ogni anno, nella scrittura di immense partiture. Ora le sinfonie di Mahler, unitamente a quelle di Šostakovič, sono diventate dei classici che hanno quasi soppiantato, per frequenza di esecuzioni, quelle dei compositori delle generazioni precedenti. Agli inizi del ‘900, non era assolutamente consueto ascoltarle in sala da concerto e quindi anche i rientri economici di questo immane lavoro, non potevano che essere modesti. Situazione che, in un confidenziale interloquire, tutti avremmo apostrofato con uno sconsolato “tragico!”. La descrizione dei mutevoli casi della vita, noi ascoltatore così li interpretiamo, prosegue con l’articolato e vivace Scherzo e con l’appassionato e molto cantabile Andante Moderato. Si ricade, con più crudezza e apprensione, nello spirito e nelle ansie del movimento d’inizio, con gli interminabili 30 minuti del Finale. Qui fanno anche la loro comparsa alcuni episodi la cui lettura non pare chiarissima. I campanacci degli armenti al pascolo, i fasci di saggina battuti e strofinati sul fasciame esterno del Gran Tamburo e il martellone, due metri di manico, che per tre volte, un po’ ridicolmente sbatte su un trabiccolo di assi saltellanti. Sono così evidenti in orchestra, ma altrettanto poco efficaci nel suono che fan dubitare del loro impiego: suggestioni per riportarci sui luoghi o volontarie spiritosaggini di alleggerimento? I colpi di martello che, con azzardo, alcuni associano a colpi del destino, hanno un effetto acustico così minimo da far pensare ad una parodia della mazza di Donner che nel wagneriano Oro del Reno apre la via al Walhalla. Qui non si apre nessuna via, il gesto viene quindi due volte inutilmente replicato. Come già rilevato in altra occasione, Robert Trevino non ha remore a bloccarlo e neppure a frenarlo. L’enorme partitura è una collezione di ritmi, di armonie e di suoni che la direzione valorizza comunque. l’OSN RAI è il conosciuto portentoso strumento che risponde senza riserve alle sollecitazioni direttoriali. Ne esce un oceano di suono in cui Trevino si muove con molta parsimonia: braccia e torso accompagnano sempre il fraseggio musicale, il rimanente della figura conserva una postura quasi impassibile. Implacabile la mano destra nel tenere il ritmo delle battute, la sinistra raramente modella un suono sempre mantenuto alla massima tensione. Rispetto ad altri approcci all’opera, questo di Trevino si potrebbe ritenere eccessivamente semplicistico e gretto, privo com’è di risvolti psicologici e riflessivi, ma l’effetto è inusitatamente avvincente e fisicamente coinvolgente. I formidabili componenti, prime parti e file, dell’OSN RAI sarebbero tutti degni di citazione vista la prestazione offerta che per precisione e forza non ha uguali.Il pubblico continua ad essere contenuto nel numero ma, in queste occasioni, con questo direttore sul podio, esuberantissimo negli apprezzamenti e negli applausi.