Torino, Teatro Regio: “La fille du régiment” – Cast alternativo

Torino, Teatro Regio, Stagione d’Opera 2023.
“LA FILLE DU RÉGIMENT”
Opéra-comique in due atti. Libretto di Jean-François-Alfred Bayard e Jules-Henry Vernoy de Saint-Georges.
Musica di Gaetano Donizetti
Marie, giovane vivandiera CATERINA SALA
Tonio, giovane tirolese PABLO MARTINEZ
Sulpice, sergente SIMONE ALBERGHINI
La Marchesa di Berkenfield MANUELA CUSTER
Hortensius, intendente GUILLAUME ANDRIEUX
Un caporale RICCARDO MATTIOTTO
Un notaio FEDERICO VAZZOLA
Un contadino ANDREA ANTOGNETTI
La Duchessa di Crakentorp ARTURO BRACHETTI
Direttore Evelino Pidò
Maestro del coro Andrea Secchi
Regia, scene e costumi
Barbe & Doucet
Regia ripresa da Florence Bas
Luci Guy Simard
Regia Video Guido Salsilli 
Nuovo allestimento Teatro Regio Torino in coproduzione col Teatro La Fenice Venezia
Torino, 20 maggio 2023
Al Regio le opere “miste”, dialogo-canto, che siano operette, opéra-comique o Singspiel, stentano a far centro. Lo conferma la Fille du Régiment attualmente sul palco, i cui dialoghi, in un francese approssimativo, pretenderebbero, per essere accettabili, un agir di forbici se non di rasoio, come d’altra parte, più scandalosamente, si è fatto con quelli in tedesco del recente Flauto Magico. Barbe & Doucet sono gli artefici canadesi di una messa in scena complessivamente apprezzabile. Sgargiante di colori e favolistica per arredi e costumi. Guy Simard con l’illuminazione e Florence Bas per il riassetto definitivo, l’hanno con efficacia adattata all’immenso palcoscenico del Regio. Inopportuno e disturbante il filmato che, nel corso dell’intensa ouverture, ci scaraventa, con pena e magone, all’interno di una tristissima RSA, dimora ultima di una Marie ormai canuta.
La lunga carriera e i costanti successi che fanno di Evelino Pidò un beniamino del pubblico francese hanno contribuito ad alleggerirne, rendendoli più aerei, bacchetta e braccio. L’orchestra, quella ottima del Teatro Regio di Torino, mantenuta flessibile e leggera dall’accorta direzione, vola sulle note e sugli accordi spianando il percorso di chi sul palcoscenico deve cantare. Il Coro del Teatro, coprotagonista essenziale dell’opera, con la sicura guida di Andrea Secchi fornisce la ormai consueta conosciuta ottima prestazione. Indubbia protagonista della serata è la giovane Caterina Sala, soprano comasco, che dà a Marie vivacità di azione e voce lirica dal caldo timbro omogeneo e dagli ampi e suadenti armonici. La sua è una Marie volitiva, per nulla fragile e che mai si piange addosso. La vena patetica di il faut partir e di par le rang è, con magnifiche inflessioni di calma limpidezza, esorcizzata dal rischioso “groppo in gola”. La cordiale giovinezza del timbro rende poi sopportabili gli ossessivi rataplan e le spacconate militaresche. I duetti e gli insiemi con Sulpice e Tonio la vedono emergere leader vocale indiscussa. Non sfigura peraltro al suo fianco il Tonio del giovane tenore colombiano Pablo Martinez. Aitante, vivacissimo, si muove con destrezza, la voce è piacevole pur con qualche tendenza a scivolar di testa in zona acuta. Non ha manciate di do in gola e quelli che ci sono li accarezza con cautela. Se Ah! Mes amis gli esce benissimo, il Pour mon ame è un po’ impacciato e il Pour me rapprocher de Marie, soave e intenso, richiederebbe forse una maggior padronanza della mezza voce. Bene nei duetti e negli insieme dove la sua voce assicura comunque un buon esito del numero. Manuela Custer fa valere lo spiccato timbro mezzosopranile e la consumata esperienza di palcoscenico, disegnando una sobria, efficace e all’occorrenza dolente Marchesa di Berkenfield. Sulpice, il factotum della divisione francese e padre putativo, in solido con tutta la guarnigione, di Marie, è Simone Alberghini, subentrato momentaneamente all’indisposto Roberto de Candia. Indubbie le doti di baritono buffo che tiene bene il punto coi colleghi e fronteggia con autorità il coro. Come attore è formidabile al punto da saper occultare, con un incomprensibile ma convincente gramelot, un francese forse precario. Guillaume Andrieux è Hortensius maggiordomo e braccio destro della Marchesa, poche note da cantare tutto da recitare, unico di madrelingua in compagnia disbriga inappuntabilmente la sua parte. Riccardo Mattiotto Caporale, Federico Vazzola Notaio e Andrea Antonietti Contadino, con convincente efficienza completano, sia nel canto che nell’azione, la locandina degli interpreti. Arturo Brachetti, noto trasformista torinese, inserisce alcuni divertenti siparietti lungo il percorso. Nei panni femminili di una emblematica Duchessa di Crakentorp, invitata dalla Marchesa al matrimonio della nipote-figlia Marie, durante una forzata pausa per l’attesa del notaio, intrattiene con voce microfonata, nell’occasione molto rauca e agli sgoccioli, gli ospiti con una canzoncina piemontese Ciribiribin, cavallo di battaglia, negli anni 20, del Trio Lescano. Il tutto ricorda la maniera di Paolo Poli che con voce assai meglio messa, non possedeva però ugual destrezza nel mutarsi d’abito. La pausa Brachetti, sicuramente di durata eccessiva, è comunque assai piaciuta al non abbondantissimo pubblico della serata. Per il trasformista ci sono stati applausi scroscianti che si sono reiterati nella ribalta finale. Tutti hanno avuto un’abbondanza di applausi, decuplicati poi per Caterina Sala ed Evelino Pidò .