Venezia, Palazzetto Bru Zane: “Il tempo delle ambizioni”

Venezia, Palazzetto Bru Zane, Festival “Compositrici!” 1° aprile-11 maggio 2023
Violino Sergej Galaktionov
Violoncello Amedeo Cicchese
Pianoforte Linda Di Carlo
Cécile Chaminade: Trio avec piano no 2 op. 34; Clémence de Grandval:Andante et Intermezzo; Louise Farrenc: Trio avec piano no 2 op. 34
Venezia, 5 maggio 2023
Continua al Palazzetto Bru Zane la riscoperta della musica francese al femminile, nell’ambito del Festival “Compositrici!”. In questo concerto si presentavano, in particolare, lavori prodotti dalla creatività di donne talentuose, in un momento in cui queste musiciste – ora, ahimè, dimenticate – cercavano di ottenere con le loro opere una più adeguata considerazione: tra esse, Louise Farrenc, che in diversi ambiti apre la strada alle compositrici della generazione successiva alla propria. Prima compositrice francese ad accedere, attraverso la sinfonia, alla Société des concerts del Conservatorio, ella si aggiudica per ben due volte il prestigioso Prix Chartier, che l’Istituto assegna agli autori dei migliori brani di musica da camera. Il tempo in cui il repertorio femminile doveva restare confinato nella sfera privata è finito: artiste come Clémence de Grandval e Cécile Chaminade sapranno trarne profitto. Sebbene il ricordo di queste musiciste si sia progressivamente affievolito, i trii con pianoforte, proposti in questo concerto, ci rammentano le tante speranze di riconoscimento, con cui furono concepiti.
Veramente ragguardevole – per comunanza di intenti, finezza interpretativa e padronanza tecnica – è risultata la prestazione offerta dai concertisti, chiamati ad eseguire i pezzi in programma. Essi, tra l’altro, partecipano all’ambizioso progetto della Brilliant Classics, che mira alla pubblicazione dell’opera completa di Louise Farrenc e di cui una tappa fondamentale sarà la prossima uscita di un cd, dedicato ai Trii op. 33 e 34 per violino, violoncello e pianoforte e alla Sonata per violoncello op. 46, i cui esecutori saranno proprio Sergej Galaktionov Amedeo Cicchese e Linda Di Carlo.
La serata si è aperta con il Trio con pianoforte n. 2 op. 34 di Cécile Chaminade. Composto nel 1887 – lo stesso anno in cui Chaminade si separò dal marito, il medico Paul Landowski, per dedicarsi totalmente alla musica – il lavoro appartiene a una straordinaria fase creativa, in cui nascono opere che, sia per dimensioni che per originalità di linguaggio, comportano aspettative ambiziose.
Privo di scherzo, ha una durata equivalente a quella del Trio n. 1 in quattro movimenti, composto nel 1880. Con perfetta intesa i tre esecutori sono riusciti a rendere, con pienezza e rotondità di suono, la scrittura “brahmsiana” su cui si fonda questo brano, che ha colpito per i molti contrasti – creati, ad esempio, dagli inaspettati cambi di colore – e per l’armonia arcaicizzante. Lo si è colto nell’Allegro moderato iniziale con la sua sonorità “orchestrale”, in cui la densità del contrappunto si alterna a passaggi trasparenti; nel Lento, dal tono grave, lirico e intenso, temperato da un episodio più animato, dal ritmo danzante, in cui il pianoforte ha evocato un’arpa ancestrale; nell’Allegro energico finale, che, in modo singolare, coniuga evocazioni popolari e dissonanze armoniche, all’eleganza dei salotti francesi.
Seguiva Andante et Intermezzo di Clémence de Grandval, un dittico pubblicato nel 1889 e proposto al pubblico per la prima volta a Parigi, presso la Salle Pleyel, il 15 febbraio 1890. Giudicato “alquanto debole” dall’unico critico pronunciatosi al riguardo, sul Guide musical, il pezzo – il cui contenuto virtuosismo lo rende accessibile anche ad esecutori amatoriali – conobbe, all’epoca per qualche anno, una certa fortuna nei salotti musicali. Nell’Andante i tre strumenti hanno confermato la loro capacità concertante: dalla sezione iniziale, che reca la notazione espressivo e si basa essenzialmente su contrapposizioni ritmiche tra il pianoforte e gli altri due strumenti, alla successiva sezione plus animée dalla dinamica assai contrastata, nella cui parte conclusiva il pianoforte ha brillato con rapide quintine e sestine. Nell’Intermezzo il dialogo concertante tra i due strumenti ad arco, su un ritmo ostinato al pianoforte, è risultato incantevole per espressività e bellezza di suono, arricchendosi poi, grazie a una più significativa partecipazione da parte della tastiera, in un epilogo di maggiore concitazione.
Il concerto si è concluso con il Trio avec piano n. 2 op. 34 di Louise Farrenc, che in questo lavoro – sulla scia di Reicha e in linea con la propria concezione estetica – guarda al classicismo viennese e a Beethoven, più che al gusto francese per l’espressione drammatica. Composto verosimilmente nel novembre del 1844 – subito dopo la nomina dell’autrice a docente presso il Conservatorio di Parigi –, la prima esecuzione di questo lavoro sarebbe avvenuta privatamente, il 2 febbraio 1845, in casa della stessa Farrenc, insieme al Trio n. 1: “due capolavori di grazia ed eleganza”, secondo l’inviato della Revue et Gazette musicale de Paris. Impeccabili, ancora una volta, sono apparsi i tre concertisti nell’affrontare questa partitura, in tre movimenti – il primo Trio ne conta invece quattro –, in cui la compositrice riesce a instaurare un rapporto equilibrato e complementare fra gli strumenti. I tre solisti hanno, in particolare, brillantemente eseguito il tema con variazioni, che caratterizza l’ultimo movimento, riuscendo a mettere pienamente in valore tutta la maestria compositiva dimostrata dall’autrice. Lunghi applausi e qualche “Bravo!” a fine serata. Un bis: Intermezzo di Clémence de Grandval.