Reggio Emilia, Festa della danza 2023: “Shoot Me”, “Au fil des Torsions”, “Soac”, “Lontano”, “Istante”

Festa della danza 2023, Fonderia CCN Aterballetto, Reggio Emilia
“SHOOT ME”
Coreografia Diego Tortelli
Musica Spiritualized
Costumi Marco De Vincenzo
Luci Roman Fliegel
Danzatori CCN / Aterballetto
“AU FIL DES TORSIONS”
Concept / Performance Lise Pauton
Musica Christian Paboeuf
Luci Jean-luc Maurs
Costumi Emelie Dessieux
“SOAC”
Coreografia Federica Galimberti, Cristiano Buzzi
Musica dal vivo Giuseppe Franchelucci (violoncello)
Danzatori Simone Panzera, Giovanni Leonarduzzi
“LONTANO”
solo di e con Marica Marinoni
Musica Estelle Lembert
Luci Jeremie Cusenier
Costumi Gwladys Duthil
“ISTANTE”
Solo di e con Juan Ignacio Tula
Musica Gildas Celeste
Luci Jeremie Cusenier
Costumi Sigolene Petey
Reggio Emilia, 16 e 17 settembre 2023
Anche quest’anno la Fonderia, sede della Fondazione Nazionale Danza / Aterballetto, si conferma luogo di confluenza-fusione-incontro dell’arte della danza e i suoi fedelissimi amanti. Un posto in cui si manifesta la magia, grazie al crogiolo di emozioni che scaturiscono dagli spettacoli di talentuosi coreografi. Shoot me di Diego Tortelli, sulle musiche degli Spiritualized e la voce narrante di Jim Morrison è un vero e proprio inno al corpo libero, libero di manifestare la propria indipendenza e unicità, pur rimanendo in un gruppo affiatato e ben orchestrato, per questo eterogeneo. Coreografie duetto che si innestano dando luogo a movimenti all’unisono in un pot-pourri di colori pastello e suadenti movenze. Tortelli si conferma essere quell’entità capace di trasmettere emozioni proprio perché le sa gestire. Shoot Me è un divertissement di gesti associati allo sguardo, e viceversa; un offrirsi senza riserve, senza freni inibitori perché esempio di commistioni in bilico tra sentimento e ragione. Dopotutto questo è reso possibile perché il Centro Coreografico Nazionale / Aterballetto offre la possibilità ai coreografi di potere avvalersi di giovani promesse della danza, per sperimentare mettendo in scena nuovi linguaggi tra teatro, musica dal vivo e light design. Ma la cultura dell’arte della danza sa coinvolgere anche interpreti diversamente abili e “over 65”. E questo valore di assoluto pregio, in occasione del Festival Aperto 2023, lo si vedrà il 4 novembre prossimo al Valli di Reggio Emilia, grazie a un duo coreografico (Over Dance) di Ouramdane e Preljocaj, in cui balleranno persone anziane (65-79 anni). E non puoi rimanere indifferente a tanta grazia quando davanti ai tuoi occhi c’è Lise Pauton. In Au fil des torsions, la contorsionista ed equilibrista francese, diplomata in Arte del Circo all’accademia di Chatellerault, dà letteralmente corpo alla poesia, perché se quest’ultima è formata da parole, lei ne rappresenta il senso figurato. Sotto un riflettore verticale a occhio di bue, non ci sono ombre che ne suggeriscano il peso. Lise si contorce in posizioni che potremmo definire composizioni che hanno, ora una parvenza di animale, ora di vegetale. Il pubblico siede per terra alla sua altezza, c’è un silenzio tombale, e sarà la musica così lieve e malinconica insieme alla luce così impietosa e chiara che si sta a bocca aperta per quel controllo così assoluto e allo stesso tempo possente che questa professionista circense ha del suo corpo. Uno spettacolo molto raro a vedersi da così vicino; né una smorfia o un segno di fatica nel suo viso. Nessuna incertezza o tremore. Magnifica. Poi il pubblico si sposta in un’altra sala e scarica la fatica di questa torsione con la danza hip hop di Soac. Accompagnati dal vivo da un violoncello che fa da contraltare ad un substrato sonoro tecno ambient, due danzatori si esibiscono in slanci di assoli in cui il loro corpo volteggia piroettando sottosopra. E la lunga serata si conclude come ipnotizzati dalle luci strobo e dagli infiniti giri su se stessi come dervisci di Juan Ignacio Tula e Marica Marinoni. In Lontano la Marinoni veste i panni di una pugilessa che in tenuta ginnica e guantoni lotta a lungo e vince contro un avversario piuttosto coriaceo, quanto imprevedibile: il suo corpo. La ruota metallica Cyr, dispositivo acrobatico già conosciuto nell’ambiente circense dal XIX secolo, non è che il pretesto, una sineddoche del corpo umano. Bravissima per la resistenza fisica, quanto fortunata nel considerarsi alla fine vincente nell’atavica sfida tra l’uomo e il divino; tra quell’uomo vitruviano iscritto tra cielo e terra, all’alba del mito. Juan Ignacio Tula, già noto agli affezionati della FND, si ripropone in Istante (creato per il Festival UtoPistes di Lyon e qui offerto da Dinamico Festival), uno spettacolo che somiglia ad una pellicola che scorre nell’occhio di un proiettore. I lampi di luce rasente della ruota Cyr, di cui è maestro, impressionano la retina e si è rapiti. Questa gli scorre sul collo, sui fianchi, sulla schiena e poi di nuovo, come la vita che ci gira attorno, ed entro la quale (il cerchio) ha un proprio posto la quotidianità, propriamente detta routine. Di questo giovane artista argentino, stabile a Parigi, non si può non ammirare la bravura e la creatività e, aggiungiamo noi, la generosità. Il suo Solo coreografico è tutto movimento ossessivo e vorticoso ripetuto allo sfinimento, e allo stesso tempo angosciante come un urlo munchiano. Lunghissimi applausi.