Torino, Auditorio del Lingotto, MITO 2023. “Tra Granada, Madrid e Aranjuez”

Torino, Auditorio del Lingotto, MITO 2023
“TRA GRANADA, MADRID E ARANJUEZ”
Orchestra Sinfonica di Milano
Direttore Josep Vicent
Chitarra Pablo Sainz-Villegas
Manuel de Falla: Danza da “La vida breve”; Joaquin Rodrigo: Concerto di Aranjuez; Nikolaj Rimskij-Korsakov: “Capriccio spagnolo”; Manuel de Falla: “El sombrero de tres picos” (selezione di Josep Vicent)
Torino, 17 settembre 2023
A metà di MITO 2023 ci si può concedere una tappa di tutta evasione e compiacersene. Al Lingotto, nella serata del 17 settembre, ci stiamo come quei turisti che hanno scoperto la Spagna in una vacanza estiva degli anni 70, accolti da ritmi e melodie sincopate, arricchite da glissandi, portamenti e tintinnii di castagnette che profumano di gitano e di Albaicin. C’è l’assolato sud della Vida Breve, con la sua brillante musica di danza.  Si passa poi alle molli e fascinose melodie del secondo movimento del Concerto di Aranjuez che succedono a un primo tempo tutto fanfare e tamburi. Il terzo movimento dà uno sguardo, a ritroso, all’introduzione al quart’atto di Carmen. Assai simile la brillante atmosfera che precedono l’accattivante melodia, sostenuta dalla chitarra prestigiosa di Pablo Sainz-Villegas e dal corno inglese, che trasforma il tutto in un’allegra e giocosa ronda. Il concerto di Joaquim Rodrigo, del 1939, suonò troppo distante dalle avanguardie di quegli anni, venne quindi giudicato con eccessiva diffidenza e sospetto dal mondo musicale contemporaneo che lo accusò di sentimentalismo smodato, come fosse un raccoglitore di sprovveduti favori popolari. Non se ne trova quasi traccia nei libri e nei rapporti della critica musicale, gli stessi foglietti di sala lo snobbano dandone scarsissimo rilievo e nessuna analisi approfondita. È stato tenuto in vita e in repertorio dai grandi virtuosi di chitarra classica che ne hanno graziato l’indubbio semplicismo con uno sfavillante gioco dello strumento. Il pezzo è di grande piacevolezza, il pubblico lo ama e, senza pregiudizi e riserve, l’applaude sempre con calore. Così è avvenuto anche al Lingotto. Pablo Sainz-Villegas, di conseguenza, ha concesso uno scatenato bis. Il chitarrista, nativo della Rioja, regione del Nord della Spagna, ha interpretato una sua rielaborazione di una Jota che ha presentato son sue parole di presentazione, per far festa si suona, si canta e si balla. Tutte le magie del tocar di chitarra sono state dispiegate e il successo, con scroscianti applausi. Da questa parentesi festosa si è passati al Capriccio Spagnolo di Rimskij-Korsakov. L’orchestra Sinfonica di Milano è straordinaria sia per l’insieme che per gli interventi solistici delle prime parti, vedi come esempio quelli ammiratissimi del primo corno e del corno inglese. Purtroppo, la Spagna trasportata da Rimskij in Russia si appesantisce e, a tratti, si colora di icone e di cori monacali. L’orchestra fa del suo meglio ma quando il problema sta all’origine non è sempre possibile emendarlo. Il direttore Josep Vincent, dal gesto chiaro e sicuro, ha ben saputo regolare colori e sfumature che riducessero al minimo gli effetti dell’ineludibile russicità di fondo. Falla, andaluso di Cadice, a Parigi negli anni ’20 per assorbirne le forti influenze culturali, venne avvicinato e poi ingaggiato da Diaghilev per comporre le musiche di un balletto per la stagione dei Ballets Russes. Il Sombrero de tres picos tratta del solito ricco vecchietto, da opera buffa, che concupisce una povera ma scaltrissima mugnaia, che alla fine, burlandolo, lo scarica esponendolo al ridicolo generale. La musica è costruita con una serie di danze, prevalentemente andaluse, che anche nella denominazione riportano alla tradizione e al folclore locale. Dal balletto, per esecuzioni concertistiche, furono tratte, da Falla stesso, due suite di danze. Il direttore Josep Vicent ne ha presentato, per questi concerti di MITO, una terza che pesca da ambedue le precedenti; dopo una vivace introduzione, la mugnaia danza un fandango, seguita dalle danze del corregidor e del mugnaio. La suite si chiude poi con una jota, danza diffusa e variamente ornata e ballata in tutta la penisola, quasi un emblema nazionale. Musica intrigante, esecuzione brillantissima per timbri e vivacità di ritmi. L’Orchestra si diverte e il foltissimo pubblico che occupa l’auditorio Giovanni Agnelli del Lingotto si unisce alla festa. È inevitabile sottolineare come a tutte le manifestazioni di MITO 2023, a cui personalmente abbiamo partecipato, in difformità con quel che accade nelle serate dei concerti di stagione, fortunatamente sia intervenuto un foltissimo pubblico, anche di giovani. L’entusiasmo e gli applausi che hanno accolto le suite di Falla, coinvolgendo, con grande opportunità e merito, l’Orchestra sinfonica di Milano col direttore Josep Vincent ci hanno fornito l’occasione di ascoltare, come fuori programma, suonato da par loro, Oblivion: il notissimo melanconico e struggente tango di Astor Piazzolla.