Escher a Roma: Un Viaggio di Cent’anni attraverso Arte e Scienza

Roma, Palazzo Bonaparte
Nuovo Spazio Generali Valore Cultura

dal 31 ottobre al 1° aprile 2024
ESCHER
Roma, 30 Ottobre 2023
“Siete davvero sicuri che un pavimento non possa essere anche un soffitto?” (M.C.Escher)
La mostra dedicata a M.C. Escher (1898-1972) è stata recentemente aperta a Palazzo Bonaparte. L’evento è un’occasione per celebrare la straordinaria vita e l’opera di questo artista, ricordando il suo significativo passaggio a Roma esattamente 100 anni fa, nel 1923. 
L’arte di Escher è universalmente nota per il suo legame con la scienza e la matematica. Le sue opere sono animate da prospettive impossibili, geometrie non euclidee e tassellazioni, creando immagini che evocano un’inaspettata, ma innocua, sorpresa nel pubblico. In questa dimensione, semplici forme geometriche prendono vita, compiono un giro nello spazio familiare e ritornano poi a riposare nel loro luogo originario. Le visioni surreali diventano tangibili e il movimento senza fine ci invita a esplorare questo mondo fantastico, per poi riportarci serenamente al punto di partenza. Un punto che, se lo desideriamo, può diventare nuovamente il nostro punto di partenza, per intraprendere lo stesso viaggio. Le opere di Escher stupiscono, sembrano creare un varco nel regno dell’immaginazione e dell’irreale, ma dopo un viaggio apparentemente avventuroso, ci riportano al punto di partenza, in un ciclo senza fine degno di Wim Wenders. Il suo lavoro incarna l’idea della disorientazione. Questo sentimento è amplificato dalla rigida regolarità e geometricità dello spazio, che non lascia spazio vuoto, escludendo ogni possibile via di fuga. Così, l’infinito, pur essendo strettamente matematico e geometrico, si rivela un’illusione. Il labirinto, apparentemente un gioco divertente, diventa una trappola da cui non si può sfuggire, a meno che non si decida di abbandonare il gioco, magari con un audace salto alla Indiana Jones o alla Kierkegaard, a seconda delle preferenze. Seconda mostra a lui dedicata a Roma ma la più grande mai organizzata con più di 300 opere esposte. Il suo stile distintivo ha attraversato due fasi ben delineate ed è stato profondamente influenzato da movimenti artistici e culturali come l’Art Nouveau, che hanno svolto un ruolo fondamentale nella sua carriera iniziale. Tuttavia, nel corso del tempo, ha sviluppato un orientamento artistico che si è evoluto in modo unico e inconfondibile, trasformandosi in un’icona nel mondo dell’arte e non solo . Questo percorso personale e costante di sviluppo ha permesso al suo lavoro di acquisire una propria identità, distinguendosi in modo deciso nel panorama del mondo dell’arte. L’esposizione è caratterizzata da un’ambientazione curata nei minimi dettagli: una luce soffusa e didascalie scritte su sfondi scuri creano un’atmosfera coinvolgente che avvolge lo spettatore nel mondo di Escher. La partecipazione interattiva è incoraggiata grazie agli elementi posti lungo il percorso espositivo, che permettono ai visitatori di diventare parte integrante della mostra stessa. Pavimenti optical, carta da parati e postazioni per ammiccanti selfie sono solo alcuni esempi di come i curatori abbiano reso l’esposizione attraente anche per un pubblico giovane e appassionato di social network. Purtroppo però ne si può riscontrare, così facendo, anche la debolezza. Questa recente tendenza delle mostre, come avvenuto già diverse volte al Chiostro del Bramante, conduce il visitatore ad un’analisi superficiale dell’opera e ad un’espressione del sé estrinsecata socialmente, piuttosto che a una riflessione interiore sulle opere o sull’artista. Dopo aver intrapreso vari viaggi in Italia a partire dal 1921, visitando la Toscana, l’Umbria e la Liguria, Escher si stabilì a Roma per dodici anni, dal 1923 al 1935, al civico 122 di via Poerio, nel quartiere di Monteverde vecchio. Durante questo periodo, la sua esperienza a Roma ebbe un forte impatto sul suo lavoro successivo, che lo vide diventare prolifico nella produzione di litografie e incisioni, principalmente di paesaggi, scorci, architetture e vedute dell’antica e barocca Roma, un tema che amava indagare nella sua dimensione più intima, quella notturna, alla luce fioca di una lanterna. Escher considerava le notti passate a disegnare, seduto su una sedia pieghevole e con una piccola torcia appesa alla giacca, come alcuni dei ricordi più belli di quel periodo. L’opera di questo artista ha influenzato profondamente il mondo del cinema, della grafica applicata alla pubblicità e alle copertine dei dischi. La sua visione artistica unica ha trovato terreno fertile in questi ambiti, coinvolgendo e affascinando sia giovani hippy che riservati e schivi matematici. Le sue creazioni sono riuscite a toccare le corde più profonde di filosofie riflessive e hanno attirato l’attenzione delle multinazionali. La sua abilità nel coniugare realtà e sogno ha catturato l’immaginazione di un vasto pubblico, rendendolo amato e apprezzato in molteplici campi. L’arte di M.C. Escher ,infatti, risponde a un piacere umano diffuso di esplorazione e scoperta, ma anche di spaesamento. Attraverso le sue opere, Escher crea un universo di falsi infiniti e mutamenti, che affascina e allo stesso tempo disorienta il pubblico . Questo potrebbe essere interpretato come un segno dei tempi, riflettendo forse un desiderio contemporaneo di perdersi in un mondo complesso e interconnesso, ma senza rischi reali. Le opere di Escher non offrono via di fuga; al contrario, conducono il visitatore in un labirinto di percorsi predefiniti, dove ogni mossa è reversibile e il ritorno è sempre garantito . Questo potrebbe spiegare la popolarità di Escher. Le sue opere incarnano una paura comune – la paura dell’ignoto, del cambiamento – ma al tempo stesso hanno un effetto rassicurante. Il mondo di Escher è in costante mutamento, ma i cambiamenti sono sempre controllati e prevedibili, ricordando la prospettiva gattopardesca, in cui tutto cambia affinché nulla cambi. In questo senso, l’arte di Escher potrebbe essere vista come un invito a rinunciare all’incertezza del futuro e alla sofferenza della metamorfosi, offrendo invece un rifugio sicuro nel gioco delle illusioni. La mostra, col patrocinio del Comune di Roma – Assessorato alla Cultura e dell’Ambasciata e Consolato Generale del Regno dei Paesi Bassi, è prodotta e organizzata da Arthemisia in collaborazione con la M. C. Escher Foundation e Maurits ed è curata da Federico Giudiceandrea – uno dei più importanti esperti di Escher al mondo – e Mark Veldhuysen, CEO della M.C. Escher Company. Il bellissimo catalogo è edito da Skira.