Roma, RomaEuropa Festival 2023: “Jungle Book Reimagined” di Akram Khan

Roma, Teatro Argentina, RomaEuropa Festival 2023
“JUNGLE BOOK REIMAGINED”
Regia / Coreografia Akram Khan
Coach / Creativo associato Mavin Khoo
Scrittore Tariq Jordan
Consulente drammaturgico Sharon Clark
Musica Jocelyn Pook
Sound Designer Gareth Fry
Lighting Designer Michael Hulls
Visual Stage Designer Miriam Buether
Art Direction e Direttore dell’animazione Adam Smith (YeastCulture)
Producer/Direttore Video Design Nick Hillel (YeastCulture)
Rotoscope Artists/Animators Naaman Azhari, Natasza Cetner, Edson R Bazzarin
Direttore prove Nicky Henshall, Andrew Pan, Angela Towler
Danzatori Maya Balam Meyong, Tom Davis-Dunn, Harry Theadora Foster, Thomasin Gülgeç, Bianca Mikahil, Max Revell, Matthew Sandiford, Pui Yung Shum, Elpida Skourou, Holly Vallis, Jan Mikaela Villanueva, Luke Watson
Prima nazionale
Roma, 28 settembre 2023
Non è uno spettacolo per bambini il Jungle Book Reimagined di Akram Khan, così come in fondo non lo era neanche il libro da lui usato come riferimento, opera del Premio Nobel Rudyard Kipling. Lo scrittore britannico nato a Bombay – è vero – attraverso la fascinazione della giungla trasmetteva un percorso di formazione ai più autentici valori umani. Il pluripremiato coreografo di origini bengalesi crea uno spettacolo immaginifico che risponde alle più scottanti questioni dell’attualità, quali il cambiamento climatico e l’urgenza impellente di un intervento umano. E per appellarsi meglio allo spettatore, il coreografo – che nel suo percorso ha dimostrato di saper fondere l’eredità del kathak con la danza contemporanea – si dedica ora a un rimodellamento della forma narrativa, che ingloba registrazioni di voci recitanti, proiezioni e una danza che scaturisce da momenti imitativi e rappresentativi del mondo animale e della caccia per poi esprimere una sensazione di mancanza di libertà e di sgomento, sottolineata dall’insinuarsi tra la musica di un Agnus Dei o un Kyrie eleison. Fin da inizio spettacolo, lo spettatore deve districarsi in un clima di incertezza, mentre voci provenienti da trasmissioni radiofoniche o televisive sembrano annunciare una catastrofe non meglio precisata. Le luci in sala si abbassano, il sipario sembra aprirsi per poi richiudersi, e infine si avverte la minaccia principale: “The waters are rising”. Si mostrano ora immobili i corpi statuari dei danzatori, avvolti da una luce verde, e con l’accompagnamento sonoro di un canto indiano si piegano per reggere un peso. Si ode quindi lo scroscio della pioggia, che diventa subito una proiezione. Dai flutti in movimento, emergono in primo piano sagome di torri, grattacieli e monumenti sradicati. Tra le urla, gli uomini trovano rifugio sulle zattere. Compare un nibbio e una donna si inabissa nelle acque, circondata da pesci giganti, per poi saldarsi a una chioma di capelli. Tutto questo in proiezione, naturalmente. In scena vi è solo una figura distesa per terra accarezzata da un’altra donna, mentre con versi da scimmia e movimenti animali un altro interprete fa la sua comparsa reggendo un ombrello. Subito dopo appare l’intero corpo di ballo, volto a incarnare un branco di lupi. Tuttavia, nell’alternarsi di voci registrate in sala prove, scritte proiettate e movimenti che ne donano una caratterizzazione, non è sempre facile distinguere i protagonisti quali Rama e Rashka. Più identificabili Bagheera (una pantera cresciuta in un palazzo) e Baloo (un orso fuggito dal circo). Mowgli qui è una bambina, accolta con una certa diffidenza e destinata ad aiutare gli animali nella ricerca di cibo. Anche lei è titubante, ma è guidata dal ricordo della madre che le spiega il ruolo di passaggio degli uomini su questa terra, la funzione del ciclo della natura, e l’importanza del rispetto per le altre creature. Come nelle migliori tradizioni narrative, agli eroi si oppongono gli antagonisti: i Bandar-log, ovvero delle scimmie che vogliono diventare umane e per questo rapiscono Mowgli, ed in seguito il cacciatore. Ad aiutare i simpatici Baloo e Baghera a salvare Mowgli è il pitone Kaa, intrappolato simbolicamente dentro un vetro da cui lo libera a suon di calci l’orso ballerino. Il cacciatore viene invece sconfitto dal fluttuare di un velo. Molti e forse ingrombanti, dunque, i riferimenti narrativi. Potenti le immagini della madre di Mowgli, degli elefanti, dei nibbi. Coerente il linguaggio coreografico in uno spettacolo che non si affida pienamente alla danza. Evocativo il finale, che vede Mowgli ritornare su una zattera verso gli umani con il compito improrogabile di insegnare loro ad ascoltare la natura. Foto Ambra Vernuccio