Milano, MTM, Teatro Litta: “Con la guerra nel cuore”

Milano, MTM – Teatro Litta, Stagione 2023/24
CON LA GUERRA NEL CUORE. Il Conte di Carmagnola di Alessandro Manzoni per attrice sola”
Drammaturgia di Bruno Stori
con Rossella Rapisarda
Progetto e regia Alberto Oliva
Scene e costumi Francesca Ghedini
Musiche originali Marco Pagani
Disegno luci Alessandro Tinelli
Produzione ScenAperta Altomilanese Teatri in collaborazione con Educarte/Teatro Sociale Delia Cajelli, Eccentrici Dadarò
Milano, 07 novembre 2023
La coraggiosa scelta di prendere parte all’anno manzoniano con “Il Conte di Carmagnola” fa ottenere alla produzione di “Con la guerra nel cuore” un plauso: la tragedia del 1820 è infatti l’opera meno frequentata tra quelle del poeta milanese, e a torto, se si pensa alla penuria di tragedie nel patrimonio italiano, oltre che alla profonda musicalità del verso e alle tinte particolarmente fosche della vicenda – illuminate principalmente dalle accorate figure di Antonietta e Matilde nell’ultimo atto. La formula, molto – troppo – in voga ultimamente nei teatri milanesi, di riduzione a monologo funziona fino a un certo punto: il testo di Bruno Stori, infatti, avrebbe maggiore presa e autorevolezza se si appoggiasse più spesso e chiaramente all’originale manzoniano, e limitasse le divagazioni a sfondo moralistico – giacché il testo del Manzoni non prevede certo la stessa morale pacifista che muove questo. La guerra in Manzoni è prima di tutto una condizione dell’anima, è il desiderio di prevaricazione dell’uno sull’altro, un sentimento così semplice e radicato in noi, che scomodare James Hillman per condannarlo forse è un filo too much. In ogni caso, è evidente che drammaturgicamente il testo funzioni: la forma breve (sessanta minuti), l’alternarsi di italiano corrente e dizione letteraria, così come di momenti di effettiva recitazione con altri di contestualizzazione storica, garantiscono una bella fruizione da parte dello spettatore, anche il meno avvezzo al Manzoni. Partecipa attivamente di questa riuscita senza dubbio Alberto Oliva, ideatore e regista, che costruisce dinamiche sceniche interessanti tra attrice e oggetti (il cavallo ligneo che domina la scena, ma non solo: le corde, la lancia, i grandi pedoni degli scacchi che incarnano vari personaggi in dialogo ecc.), sempre votate al massimo coinvolgimento del pubblico; ma anche Rossella Rapisarda ha indubbiamente il suo merito: in grado di passare dal teatro di narrazione ai personaggi con grande facilità, senza perdere mai il filo del discorso e la credibilità della caratterizzazione, la Rapisarda non sembra conoscere tregua per un’ora secca continua a mutarsi, anche fisicamente, non tanto nei vari personaggi, ma nelle loro sensazioni, emozioni, nei loro ragionamenti; compensa con questa grande sensibilità anche la rochezza e talvolta scarsa leggibilità vocale – l’evidente punto debole della sua performance. L’apparato scenico, invece, risulta riuscito a metà: le scene e gli oggetti di scena (curati da Francesca Ghedini) sono interessanti, funzionali, di bella fattura (in special modo il bel fondale con la Lombardia medievale percorsa di fiumi rosso sangue), le luci di Alessandro Tinelli pure sono ben organizzate, partecipano dei cambiamenti in scena con puntualità e amplificandone il portato emotivo; sui costumi (sempre della Ghedini), probabilmente, si poteva pensare qualcosa di più: la divisa militare che Rapisarda indossa per quasi tutto il tempo è molto generica, così come gli abiti femminili del finale, mentre in un contesto di grande semplicità, come quello di questo spettacolo, spingere di più sulla fattura dei costumi potrebbe aumentare anche il godimento estetico del pubblico; infine le musiche, curate da Marco Pagani, per quanto ben realizzate, talvolta risultano invasive o eccessivamente didascaliche: una narrazione come questa, probabilmente, si apprezza meglio anche lasciando al silenzio il suo spazio. Repliche fino al 12 novembre