Roma, Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia: “Spina etrusca a Villa Giulia. Un grande porto nel Mediterraneo”

Roma, ETRU Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia
SPINA ETRUSCA A VILLA GIULIA. UN GRANDE PORTO NEL MEDITERRANEO 

Dopo le due esposizioni dello scorso anno tenutesi rispettivamente presso il Museo del Delta Antico di Comacchio e presso il Museo archeologico nazionale di Ferrara, è stato così l’eccezionale contesto del Museo nazionale etrusco di Villa Giulia a chiudere la serie di eventi in programma con la mostra: “Spina etrusca a Villa Giulia. Un grande porto nel Mediterraneo”. La città di Spina, fondata dagli Etruschi nel VI secolo a.C., fu un importante porto commerciale per il commercio con la Grecia e altri paesi del Mediterraneo, nonché un cruciale nodo di trasporto per la distribuzione delle merci attraverso le rotte fluviali verso l’Europa settentrionale. Situata sulla riva destra del fiume Po, la città aveva un carattere simile a una laguna e attrasse mercanti greci, diventando un insediamento unico. L’importanza del suo porto è evidente dal tempio-tesoro eretto al santuario di Apollo Delfico, probabilmente finanziato da dazi doganali derivanti dal commercio. Secondo Dionigi di Alicarnasso, il declino della città fu causato da un lungo assedio da parte di barbari, probabilmente i Galli, ma nonostante ciò, Spina sopravvisse e continuò a esistere, probabilmente attraverso pratiche di pirateria da parte dei suoi abitanti . Il progressivo mutamento e insabbiamento del Delta portò alla definitiva decadenza di Spina; dopo un rapido declino, in età augustea la città fu ridotta a poco più di un villaggio. L’abitato, parzialmente distrutto da due canali di bonifica, si sviluppò lungo un dosso proteso da nord a sud, con uno schema urbanistico ortogonale e l’impiego di materiali leggeri e fragili nei suoi edifici . La città si estendeva su circa sei ettari e presentava un aspetto simile ad altri centri lagunari affacciati sull’Adriatico, con strade e canali che si estendevano anche sui dossi limitrofi. La zona funeraria era dislocata nelle Valli Trebba e Pega, dove lavori di bonifica idraulica hanno rivelato un’ampia necropoli con oltre 4.000 tombe scavate in varie fasi, contenenti corredi di straordinaria ricchezza e complessità. La necropoli di Valle Trebba, scavata negli anni 1922-1935, e Valle Pega, esplorata tra il 1954 e il 1965, contengono tombe con suppellettili funerarie e manufatti che riflettono la vita quotidiana e le pratiche rituali della civiltà urbana di Spina. I materiali presenti nelle necropoli testimoniano la grande vitalità di Spina e il suo intenso flusso di scambi con Atene e altri partner commerciali, evidenziando il ruolo della città come centro di smistamento e ridistribuzione di merci di lusso. La collezione di vasi figurati della necropoli costituisce una delle più belle e importanti al di fuori di Atene stessa, testimoniando l privilegiato rapporto di Spina con Atene. La mostra ha messo in luce oltre 700 reperti provenienti da significative istituzioni italiane ed internazionali. Tra i prestiti inediti, per la prima volta in Italia il frammento di tripode vulcente proveniente dall’Acropoli di Atene con l’apoteosi di Eracle, esposto accanto alla celeberrima Hydria Ricci. Parimenti straordinario e inedito l’accostamento tra il monumentale cratere della tomba 579 di Valle Trebba e il coevo Altorilievo di Pyrgi con due tra le più significative raffigurazioni del mito dei Sette contro Tebe. Nonostante il museo non disponga di uno spazio unico dedicato alle mostre temporanee, l’esposizione si presenta in modo impeccabilmente leggibile. I vari corridoi che collegano le diverse aree raccontano e approfondiscono alcuni aspetti, aiutando i visitatori a comprendere il contesto archeologico e artistico dell’esposizione. Le eleganti bacheche illuminate e i pannelli multimediali arricchiscono notevolmente la percezione dei reperti esposti, trasportando l’antico oggetto in un contesto di realtà più accessibile. Di notevole impatto concettuale sono due grandi monitor: uno mostra una barca etrusca con il suo carico commerciale, mentre l’altro rappresenta una nave cargo con container che solcano gli stessi mari, seguendo in massima parte le medesime rotte e avendo lo stesso scopo. Nell’essenziale e funzionale allestimento, si nota un chiaro intento di creare un legame significativo tra l’immaginario mitico e la storia condivisa. Questi due elementi sono strettamente intrecciati, offrendo uno spazio in cui l’immaginazione e la storia si fondono per creare un’esperienza coinvolgente e suggestiva per chi si avvicina timidamente al mondo etrusco. Questa bellissima mostra è solo il primo passo di un piano più ampio che mira a trasformare Villa Giulia in un polo culturale contemporaneo. A breve, i visitatori avranno l’opportunità di godere di nuove esperienze gastronomiche e sociali grazie all’introduzione di un raffinato bar e di un ristorante all’interno dei suggestivi spazi del museo. Ma non è tutto: ampie sale espositive e spazi destinati a conferenze consentiranno al museo di ampliare la sua portata, accogliendo eventi di risonanza internazionale e offrendo una piattaforma per il dialogo culturale. Oltre alle innovazioni fisiche, Villa Giulia sta proiettando la sua visione nel futuro digital e social. Nuovi progetti digitali e strategie social mirano a coinvolgere un pubblico sempre più ampio, promuovendo l’accessibilità e l’interazione con il patrimonio artistico custodito all’interno delle sue mura. Un museo che, con occhio rivolto al futuro, non dimentica le radici e la ricca storia che lo ha plasmato. Il direttore Valentino Nizzo e l’intero staff dimostrano non solo notevole competenza, ma anche una passione che non è comune. Ogni membro del team si distingue per la disponibilità e l’attenzione nella cura del museo, mostrando un impegno paragonabile a quello che ognuno di noi dedicherebbe al proprio spazio abitativo. Uno straordinario contributo sul futuro dei musei fu postulato qualche anno fa dallo scrittore turco e premio Nobel Orhan Pamuk: “[…] il futuro dei musei è all’interno della nostra casa. La situazione è assai semplice: siamo stati abituati ad avere l’epica ma quello che ci serve sono i romanzi. Nei musei siamo stati abituati alla rappresentazione, ma quello che ci serve è l’espressione. Siamo stati abituati ad avere i monumenti, ma quello che ci serve sono le case. Nei musei avevamo la Storia, ma quello che ci serve sono le storie. Nei musei avevamo le nazioni, ma quello che ci serve sono le persone. Avevamo gruppi e fazioni nei musei, ma quello che ci serve sono gli individui”. Qui per tutte le informazioni.