Roma, Teatro Il Parioli: “Ferdinando” di Annibale Ruccello

Roma, Teatro Il Parioli Stagione 2023 2024
FERDINANDO
di Annibale Ruccello
Con Arturo CirilloSabrina Scuccimarra, Anna Rita Vitolo, Riccardo Ciccarelli

regia Arturo Cirillo
scene Dario Gessati
costumi Gianluca Falaschi
musiche Francesco De Melis
luci Paolo Manti
regista collaboratore Roberto Capasso
assistente alla regia Luciano Dell’Aglio
produzione Marche Teatro, Teatro Metastasio di Prato, Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini
Roma, 01 Novembre 2023
“Ferdinando”, il capolavoro indiscusso del celebre commediografo e regista napoletano Annibale Ruccello, continua a brillare nel panorama teatrale nonostante la prematura scomparsa dell’autore in un tragico incidente automobilistico nel 1986. Questo straordinario spettacolo, originariamente concepito per la talentuosa Isa Danieli, che ha interpretato il ruolo per molti anni, viene ora riproposto nella sua nuova versione sotto la regia di Arturo Cirillo. Questo allestimento è un vero e proprio grido alla memoria, un’opera in cui si intrecciano gli umori e l’esperienza di un autore straordinario con la sua profonda passione per le tradizioni popolari. Il regista riesce a donare nuova vita a questa affascinante opera, preservandone il fascino e la rilevanza sino ai nostri giorni e lo fa in una forma narrativa dinamica che si sviluppa dal romanzo verista al romanzo d’appendice, parallelamente al degrado della vicenda e dei personaggi . In una villa decadente nella zona vesuviana, due donne si sono rifugiate un anno prima della presa di Roma da parte dell’esercito italiano. Donna Clotilde, una baronessa borbonica, si è chiusa nel suo letto e nel dialetto come segno di disprezzo per la nuova cultura piccolo borghese. La sua compagna di “prigionia” è donna Gesualda, una cugina povera che svolge il ruolo di infermiera/carceriera. Il parroco del paese, Don Catellino, è un prete ambiguo che si barcamena tra servilismo borbonico e traffici politici. Tutto sembra immoto fino all’arrivo di un giovane nipote di Donna Clotilde, Ferdinando, che sconvolgerà la villa. Ferdinando conquista lentamente tutti i protagonisti, intrecciando relazioni promiscue con le due donne e con il prete, facendo emergere le contraddizioni e i veleni sopiti . Il testo riflette una riconsiderazione del processo di unificazione nazionale, riletto da un’angolazione privata e familiare di una vecchia classe in decomposizione. Esplora i rapporti affettivi tra quattro persone in isolamento forzato, esplorando desideri, vendette, tenerezze e abbandoni sessuali. Le bellissime scene di Dario Gessati si concentrano sull’essenzialità e sul profondo senso metaforico che ogni oggetto in scena trasmette. La staticità e la decadenza morale ed economica sono visibili in modo intrinseco in un vecchio letto, in un consunto drappo di broccato rosso e in un lampadario piegato a terra, testimone di giorni più luminosi. Lo scenografo sa catturare magistralmente l’atmosfera di degrado e tristezza che permea l’ambiente, utilizzando queste immagini suggestive per trasmettere il senso di un mondo in rovina. Le musiche di Francesco De Melis sono coinvolgenti e si integrano perfettamente con lo spettacolo, offrendo una lucidità e un’ispirazione straordinarie. L’artista utilizza sia suoni d’organo che strumenti di moderna fattura, creando una fusione evocativa . Le luci di Paolo Manti sono semplicemente stupende, sempre ben calibrate e mai eccessivamente nette. Sono nebulose, radenti, ma sempre in perfetto equilibrio, conferendo agli attori in scena la giusta atmosfera e profondità. In questo quadro raffinato, i magnifici costumi di Gianluca Falaschi non sono da meno. Tra di essi spicca un sontuoso abito dell’arcangelo Michele, ricreato con grande attenzione ai dettagli tradizionali. Sabrina Scuccimarra (Donna Clotilde), Anna Rita Vitolo (Gesualda), Arturo Cirillo (Don Catellino), Riccardo Ciccarelli (Ferdinando), danno vita a una grande prova attoriale, in uno stile di tradizione inconfondibile che si riconosce nelle pause, nelle sfumature vocali, negli accenti, e nelle rapide e vibranti espressioni del volto. La loro bravura interpretativa rende comprensibile senza difficoltà anche la lingua utilizzata per tutta l’opera, un napoletano magmatico, viscerale, molto distante dall’italiano – parlato dal solo Ferdinando –, percepito qui come qualcosa di artificioso, falso, perché proprio dei Savoia, del nemico dei Borboni, adoperato per unire i vari Regni in un’unica nazione e azzerare il potere espressivo dialettale di ciascun popolo. La vicenda assume una chiave metaforica che allude a un mutamento di valori e a un salto generazionale e culturale simile a quello attuale nella società, dove vecchi comportamenti e ideologie vengono sostituiti da nuovi modi d’azione privi di coordinate storiche. La serata al Parioli è stata un trionfo, con il pubblico che ha espresso il suo entusiasmo attraverso applausi, chiamate in scena e un’ovazione senza fine.