Roma, Teatro Il Parioli: “L’avaro Immaginario” di Enzo Decaro

Roma, Teatro Il Parioli
Stagione 2023 2024
L’AVARO IMMAGINARIO

Tratto da Molière/Luigi De Filippo
Adattamento e regia di Enzo Decaro
Con Enzo Decaro, Nunzia Schiano
E con gli attori della Compagnia Luigi De Filippo: Luigi Bignone, Carlo Di Maio, Massimo Pagano, Giorgio Pinto, Fabiana Russo, Ingrid Sansone
Musiche Nino Rota (da “Le Molière immaginarie”)
Musiche di scena ispirate a villanelle e canzoni popolari del 600’ napoletano
Produzione I due della città del sole
Roma, 15 Novembre 2023
Nel rutilante panorama teatrale di epoca seicentesca, emerge un viaggio epico e affascinante attraverso sette quadri, un prologo e un epilogo. Questa straordinaria odissea non è soltanto un’esplorazione delle opere di Molière, bensì un’immersione totale nel cuore pulsante del Seicento.
Un secolo segnato da guerre, epidemie e drammatiche vicissitudini, ma anche da illuminazioni che vanno oltre i confini del tempo. Il protagonista di questo affascinante percorso è Oreste Bruno, nativo di Nola, e la sua famiglia, uniti nella loro itinerante Compagnia di teatranti, che conduce la vita itinerante a bordo della caratteristica “carretta dei comici,” una reliquia di inestimabile valore tanto per Peppino quanto per Luigi De Filippo. Questa carovana intraprende un’odissea verso Parigi, verso il fulcro del teatro, verso l’essenza stessa di Molière. Ma è anche una fuga, una fuga disperata dalla peste, un’epidemia spaventosa che li spinge a intraprendere un viaggio speranzoso, alla ricerca di un sogno o forse semplicemente di salvezza. Lungo il cammino, quando la “Compagnia” giunge in prossimità di un centro abitato, di un mercato o di una folla di spettatori, la “carretta viaggiante” si tramuta in un palcoscenico, e si alza il sipario sullo spettacolo. È con il teatro che si sazia anche la fame, quasi sempre. Grazie all’ingegno di ogni membro della famiglia teatrale, riescono a procurarsi il pasto quotidiano o qualche magra offerta in monete, e spesso anche qualche boccone di animale già cucinato, offerto come tributo per la loro performance sul palco-carretto. L’incontro con altri viaggiatori è un susseguirsi di sorprese, talvolta piacevoli, talvolta meno. L’approccio fisico a Parigi e al teatro di Molière è un momento di palpabile emozione, così come la “corrispondenza” che il capocomico invia giornalmente al celebre collega. Una connessione intensa unisce il mondo culturale e teatrale della Napoli di quei giorni, dove Pulcinella si trasforma in Scaramouche, a quello francese, dominato non solo da Molière ma forse anche da Corneille, che si sospetta celarsi dietro alcune delle sue opere più celebri. Nel fulcro della scena, troneggia la carretta della compagnia, emblema di quel mondo magico chiamato teatro, intorno al quale si dipana l’azione. Una carovana sbilenca, simbolo di un’umanità alla ricerca del proprio baricentro, in un Seicento tormentato, flagellato da epidemie e dall’Inquisizione, aleggia come metafora dell’esistenza. L’Inquisizione si manifesta come un’ombra persistente nelle parole degli attori e delle attrici. Questa compagnia sgangherata di teatranti, che si arrangia come può per procurarsi qualcosa da mangiare ad ogni esibizione, è legata a Giordano (all’anagrafe Filippo) Bruno, il filosofo domenicano condotto al rogo a Roma, a Campo dei Fiori, per i suoi mondi infiniti e il pensiero libero che si scontrava con un potere arrogante e insensibile. La sua eresia, evocata attraverso la commedia “Il Candelaio”, si riflette nella satira di Molière, il quale, secondo Oreste, denuda senza mezzi termini le debolezze della società dell’epoca. Il capocomico sottolinea che un uomo come Giordano Bruno sarebbe necessario per ridimensionare il potere spagnolo che opprime Napoli con pesanti tasse, una città che ha resistito all’Inquisizione, opponendole una ferma resistenza. Decaro, dal tono malinconico, un sognatore costante nel comporre lettere mai recapitate a Molière, si confronta in scena con una Nunzia Schiano completamente immersa nella figura di sua sorella Filomena. Quest’ultima, attraverso la saggezza dei proverbi, ironicamente richiama Decaro alla realtà, ribadendo spesso che “è fernuto ‘o puorco,” cioè non c’è più nulla da mettere sotto i denti, e gli suggerisce di tornare a casa dopo l’arrivo a Parigi e la rivelazione di un oscuro lato della personalità di Molière. La complicità tra i due attori è palpabile, un vero connubio di sinergie che si esprime con maestria nell’arte di muoversi in scena. Attraverso un testo apparentemente semplice e leggero, essi dimostrano un notevole talento nel rendere ogni passo, ogni gesto, un’esperienza teatrale raffinata e avvincente. Ad arricchire il panorama teatrale, personaggi vibranti di energia come Amadora, interpretata da Ingrid Sansone, una donna con un passato oscuro di maga/strega, scampata alle fiamme del peccato. Non meno significativi sono gli altri interpreti (Carlo Di Maio, Massimo Pagano, Giorgio Pinto, Fabiana Russo, Luigi Bignone) che, nell’epilogo, ricordano musicalmente come il fulcro radiante della vita sia proprio il teatro stesso. Le musiche di Nino Rota, tratte da “Le Molière immaginarie”, unite a villanelle e canzoni popolari, costituiscono un vero balsamo per le orecchie, perfettamente in sintonia con la trama. I costumi di Ilaria Carannante, curati fin nei minimi dettagli, restituiscono visivamente l’atmosfera dell’epoca, immersi nella magnificenza delle luci di Luigi Della Monica. Lo spettacolo è ben strutturato e si sviluppa con una buona fluidità, anche se alcune sezioni potrebbero beneficiare di leggeri tagli per migliorare la velocità dell’azione e la scorrevolezza della lettura. Il pubblico ha manifestato il suo plauso con calorosi applausi, dimostrando apprezzamento per lo spettacolo e accogliendo gli attori con un crescente entusiasmo.